Ci sono le fonti di energia inorganica che formano la base dell’industria. Esse si esauriscono definitivamente con la loro utilizzazione. La loro forma è la forma del contenuto, o della sostanza, e si distrugge con la sostanza.
Vi sono altre fonti naturali: quelle che si rinnovano partecipando a un eterno ritorno. Questo ciclo può essere quello della natura stessa (sole, pioggia, vento, eccetera) e può essere altresì un ritorno del valore del lavoro umano, come nell’agricoltura. Qui la forma sembra precedere la sostanza, e sopravviverle. E solo nell’invenzione di forme che si distinguano da quelle della sostanza, che le si oppongano, che si trova la capacità di usare tali forze. L’industria è lo sfruttamento della materia inorganica, mentre l’agricoltura è lo sfruttamento della natura, o della vita biologica.
Infine esiste una forma che restituisce il suo contenuto senza mai svuotarsi (ricaricandosi da sé), è l’arte, la creazione spirituale, che conserva le proprie qualità nel mentre che diffonde i suoi valori. Il segreto di questa proprietà, che certuni chiamano sovrannaturale o metafisica, mentre certi altri ne negano l'esistenza, è che la forza liberata non va cercata nell’opera d’arte: essa esiste in colui che la percepisce – se è capace di percepirla. Il valore non scaturisce dall’opera, ma viene liberato nel fruitore stesso. Questa è la spiegazione semplice, e materiale, del valore delle opere artistiche; e, del resto di tutti i valori detti spirituali.
Il valore dell’arte, in tal modo, e un controvalore rispetto ai valori pratici, e si misura in senso inverso a questi ultimi. L'arte è l’invito ad un dispendio di energia, senza scopo preciso all'infuori di quello che lo spettatore stesso può apportarvi. È la prodigalità.
Tutti coloro che sono troppo avari, o totalmente incapaci di uno sforzo di questo genere, detestano l’arte. Sicché il valore artistico e contemporaneamente un valore insensato e la manifestazione stessa della libertà di azione dell’individuo. Ciò non vuol dire che ogni spettatore possa fare dell’opera ciò che vuole, ma che dispone sovranamente delle nuove energie liberate in lui. Nessuno puo controllarle. E se non si hanno energie da liberare in questo campo, non si vede nulla. Ecco perché l’arte è socialmente inquietante e politicamente così importante: ha l’oggetto in sé. Eppure l’opera d’arte non e affatto la semplice conferma ma e la sorgente stessa della politica, dell’ispirazione.
- Asger Jorn - (dal "Rapporto sulla Critica della politica economica" - 1960)
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