“Molto tempo dopo esser diventati scrittori” - scrive Susan Sontag – “i libri scritti dagli altri - e mi riferisco ai libri amati, nel passato - costituiscono un'irresistibile distrazione dalla scrittura. Distrazione. Consolazione. Tormento. E, sì, ispirazione”. Non tutti gli scrittori lo ammettono, continua. “Ricordo di aver parlato, una volta, a V.S. Naipaul di un romanzo inglese del XIX secolo che adoravo, un romanzo molto conosciuto, e che supponevo che egli, così come tutti quelli che conoscevo e che apprezzavano la letteratura, lo ammirasse. Ma no, lui non lo aveva letto, rispondeva, e, vedendo un'ombra di stupore sul mio viso, aggiunse con severità: 'Susan, sono uno scrittore, non un lettore'.”
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