Negli anni Sessanta, Kansas City era una piccola città del Kansas, lontana dalla politica e dai grandi spettacoli. Nota per essere stata il luogo dove un tornado si portava via Dorothy, con tutta la casa, ne Il Mago di Oz, aveva recentemente attirato l'attenzione a causa del massacro di un'intera famiglia, che Truman Capote racconta in "A sangue freddo". Basta così, nient'altro. A Kansas City, viveva Charles O. Finley. Era un uomo d'affari americano che aveva fatto fortuna nel settore assicurativo. Nel dicembre del 1960, era diventato il proprietario della squadra di baseball della città, gli Athletics. La squadra giocava le sue partite casalinghe nello Stadio Comunale e , pur essendo l'unica squadra della città, giocava sempre con lo stadio mezzo vuoto. Finley doveva recuperare il suo investimento e per far questo cominciò a testare tutta una serie di strategie di marketing per cercare di promuovere, e rendere popolare, la sua squadra nell'apatica cittadina del Kansas, ma sempre senza risultato. Poi, in un momento di euforia, decise di giocarsi il tutto per tutto:
promette che avrebbe portato i Beatles a Kansas City, nel corso del loro primo tour americano, che stava per partire!
A questo punto, Charles Finley, meglio conosciuto come "Charlie O", aveva un bel problema, considerato quello che si è detto prima, a proposito della scarsa importanza della cittadina del Kansas, cui va aggiunto anche il fatto che la sua squadra di baseball si distingueva più che altro per la sua continua lotta per non essere l'ultima in classifica.
Come ci si aspettava, ed era ovvio, Kansas City non era nel circuito delle città dove i Beatles dovevano suonare. La città era appena considerata solo per quanto riguardava la musica country ed honky-tonk. Ed anche a livello turistico, lo "Stato del Ciclone" non veniva considerato dagli organizzatori del Tour. Forse fu proprio questo a colpire nell'orgoglio, Charlie O! La sua parola di cow-boy, la sua credibilità, il suo futuro imprenditoriale e gli investimenti della squadra, a questo punto, erano a rischio. Già stava considerando la possibilità di un suo linciaggio, anche fisico, oltre che mediatico, e perfino un esilio forzato, lontano dalla bella "città dei girasoli".
Tutta adrenalina, che, il 19 agosto 1964, lo spinse a salire su un aereo per San Francisco. Era a San Francisco che i Beatles avrebbero fatto il loro primo concerto americano. E a San Francisco riuscì a parlare con Brian Epstein, il manager dei Beatles. Insomma, per farla breve, offri ad Epstein 50mila dollari, in cambio di un concerto a Kansas City. Epstein rifiutò, spiegando che per l'unica data libera, il 17 settembre, il gruppo aveva programmato una giornata di riposo a New Orleans. Charlie ci rimase male, ma non mollò. La settimana dopo, a Los Angeles, tornò a fare un'altra offerta ad Epstein. Stavolta 100mila dollari. Al nuovo rifiuto, Charlie decise di alzare l'offerta a 150mila (un milione e mezzo di dollari attuali). Epstein si scusò e andò nei camerini, per parlare col gruppo. "Faremo ciò che tu ritieni più conveniente." - fu la risposta di John Lennon, a nome anche degli altri. Epstein tornò da Charlie, e si strinsero la mano. Niente contratti!
Il prezzo pagato era altissimo, e quando un giornalista chiese a Finley perché avesso voluto portarli a suonare a Kansas City a tutti i costi, quello, per giustificare il prezzo elevato, rispose: "I fans dei Beatles di oggi, sono i tifosi del baseball di domani".
La frase venne stampata sul retro dei biglietti per il concerto.
Lo sforzo di Finley, non sarà del tutto invano, ma quasi. Ad assistere al concerto, ci saranno solo 20.207 persone, poco più della metà della capacità totale dello stadio, che aveva posti a sedere per 35.000 spettatori. Il giorno successivo, Finley, che aveva destinato il ricavato della serata a favore di un ospedale pediatrico, dovette staccare un altro assegno di 25mila dollari, per coprire l'importo della donazione minima che si era impegnato a dare all'ospedale, nel caso il concerto non avesse dato profitti.
fonte: http://www.sentadofrentealmundo.com
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