(...) Presso i Greci - lo si vede ancora in Esiodo - possiamo constare che, ad un determinato momento, la comunità decide che non deve più esistere un potere sovrano, che il potere, kratos, dev'essere deposto in mezzo alla comunità stessa e che ognuno dei suoi membri deve poter decidere a proposito degli affari comuni. Idea totalmente folle! Da dove viene? Nella sfera privata ognuno esercita un potere per così dire regale, il padrone di casa è come un re per i suoi figli, i suoi schiavi e sua moglie; ma affinché quello stesso individuo sia eguale rispetto agli altri nella comunità dei cittadini, è necessario trovare dei modelli di istituzioni che permettano che il potere sia completamente spersonalizzato e che circoli dagli uni agli altri, che si comandi e si obbedisca a turno e che ogni questione sia risolta mediante un pubblico dibattito nel centro della città.
Se prendiamo in considerazione l'Iliade, si vede chiaramente che questo avviene già: l'esercito acheo non ha più un unico re, come nel mondo miceneo. Il termine tecnico per indicare il re è basileus. Ora, questo sostantivo ammette un comparativo - si può essere più basileus di un altro, basileuteros - e un superlativo, basileutatos, ossia il più re di tutti: ciò significa che non c'è un solo re, ma più di uno, e che l'esercito greco è una coalizione di re che si sentono basileis, ciascuno dei quali ha portato con sé i propri uomini. Se uno di loro vuole andarsene, come Achille, può farlo: non dipende da nessuno. E quando si presenta un problema importante, come nella prima assemblea - o in altre, nel corso dell'Iliade -, l'esercito si dispone in cerchio, ossia lascia libero uno spazio al centro che è collettivo e impersonale. In questo spazio centrale tutti i re che lo desiderano, tutti gli aristoi, i migliori - non Tersite, per esempio, che ne viene scacciato - hanno pari diritto a farsi avanti ed a impugnare lo skeptron, che in quel momento non è più il simbolo di un potere regale particolare, ma diventa il simbolo di un eguale diritto di parola. Colui che vuol parlare avanza al centro per dare il suo parere al gruppo. Ciò esprime l'idea di una comunità guerriera di persone che, non volendo essere sottoposte all'autorità incontrollabile di un sovrano, ma volendo essere libere, decidono di costituire una comunità con un spazio libero al centro, in cui ognuno possa dire ciò che ha da dire. Questo rifiuto (dell'autorità incontrollabile) viene dall'idea che un uomo, aner, è tale solo se è libero dalla sottomissione ad un'autorità sovrana. E' questo ciò che sarà democratizzato e riguarderà non solo i signori della guerra, l'aristocrazia guerriera, gli Eupatridi, ma anche tutti gli ateniesi, tutti i cittadini di Atene, contadini o abitanti della città. L'insieme del corpo civico incarnerà questi ideali di non dominazione da parte degli altri, il ché porterà - soprattutto dopo le guerre contro i Medi - al fatto che i Greci avranno tendenza a definirsi greci in contrapposizione a quelli che chiamano i "barbari" - i quali non sono considerati uomini a pieno titolo, per quanto intelligenti possano essere, per quanto sapienti, anche più sapienti, e religiosi, anche più religiosi di loro come gli Egizi - nella misura in cui costoro accettano di essere dominati da un sovrano. I Greci, per parte loro, non lo accettano.
Questo ideale aristocratico, modificato nel corso dei secoli, resta ancora ben vivo.
Jean-Pierre Vernant – da “Senza Frontiere. Memoria, mito e politica” -
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