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martedì 20 ottobre 2009
Un movimento veloce
Jack Kerouac scrive "Big Sur" dopo il successo di "On the Road".
Fama, celebrità e la sua testa che risuona come una campana vuota,
Si prende un passaggio sulla Highway numero uno, fino al Bixby Canyon, dove c'è un ponte che sembra una ragnatela distesa su un burrone. In fondo al canyon gorgoglia un ruscello che scatarra come un vecchio.
E' da quelle parti, in una capanna che apparteneva al suo amico Lawrence Ferlinghetti, che il cosiddetto "re dei beats" se ne va a scrivere, nel 1962, il suo nuovo libro.
Big Sur: una cronaca straziante di alcolismo e di insicurezza che vede Kerouac sostituire il suo alter ego Sal Paradise con Jack Duluoz.
Oggi, per commemorare il quarantesimo anniversario della sua morte, esce un documentatio di 98 minuti su Big Sur. La colonna sonora affidata ad un improbabile collaborazione fra Jay Farrar (Uncle Tupelo, Son Volt) e Ben Gibbard, promana una magia senza pari. Diretto da Curt Worden, il documentario è un collage di brani letti dal "The Sopranos" John Ventimiglia, le immagini raccontano la costa di Big Sur (nebbia che si disperde verso verso il cielo evaporando in nuvole color caffé, onde che creano un anello di schiuma bianca sul litorale) e una parata di teste parlanti: alcune essenziali, altre meno.
Il titolo: One Fast Move or I'm Gone: Kerouac's Big Sur.
In più, il documentario riesce a catturare informazioni rilevanti su Kerouac mettendo in scena amici e colleghi, tra cui il jazzista David Amram, il poeta beat Michael McClure e Carolyn Cassady, la moglie del più caro amico di Kerouac, Neal Cassady.
E mentre alcuni dei collaboratori conferiscono maggiore autorevolezza al progetto, rispetto ad altri, c'è una manciata di scene che riesce veramente ad illuminare il libro di Big Sur e lo stato di Kerouac in quel periodo.
Subito, Tom Waits vomita una gemma, asserendo che "Big Sur mi ha sempre ricordato la cronaca di un uomo che veniva mangiato dalle formiche". Gli fa eco Robert Hunter, ex paroliere dei Grateful Dead, che afferma che il romanzo del 1962 "è un brutto, brutto libro di luoghi brutti della mente, dei luoghi sordidi della psiche."
La colonna sonora è sbocciata dalla registrazione delle prime due canzoni fino ad arrivare a 12 pezzi di musica originale impreziosita dai testi adattati da libro di Kerouac. "California Zephyr" è stata scritta nella capanna dove si era rifugiato Kerouac e canta testi che parlano del viaggio in treno di Kerouac verso la California, suonati su una chitarra acustica aperta come il paesaggio americano che passava davanti al finestrino del vagone dov'era seduto Kerouac. Altre canzoni, come "Low Life Kingdom" sono tipiche composizioni country-rock che Farrar affina ed arricchisce. "All in One"riesce a rinfrescare come un'esplosione di aria costiera, e “Final Horrors” dove il suono blu scuro della musica si sposa perfettamente con il testo che descrive la disperazione dell'alcolismo.
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