martedì 13 ottobre 2009

Specchi



"(...) Al contrario, l'occhio basta a qualificare Atena, quella "dagli occhi glauchi", "dallo sguardo di Gorgone", la Glaukopis, la Gorgopis, epiteto che ella deve allo splendore insostenibile del suo sguardo. Come l'occhio degli uomini, quello della vergine guerriera rifiuta gli specchi e, come gli uomini, gli specchi da lei utilizzati non sono da donna.
L'avventura di Perseo ne è testimonianza: lo specchio di Atena è un'arma; lo scudo bronzeo non riflette la bellezza di un viso divino, ma i tratti mostruosi, insostenibili ad uno sguardo diretto, della Gorgone mortifera.
Un po' più tardi, secondo il mito, Atena inventa il flauto, per riflettere nelle sue strane sonorità, l'orrore della morte di Medusa. Ma mentre suona questo strumento. ella scorge, sulla superficie di un fiume, o in uno specchio teso da un satiro premuroso, i suoi tratti gonfi, orribilmente deformati dal soffiare, una faccia gorgonica insomma.
Gli specchi di Atena non restituiscono nulla dell'incontestabile bellezza del suo viso divino.
I riflessi che vi si disegnano, per quanto effimeri ed accidentali, rivelano un altro aspetto della sua natura di vergine terribile, dal corpo avvolto nel metallo, di guerriera dall'impensabile sessualità, impossibile da prendere in considerazione. Il disdegno dello specchio per Atena, si può considerare come un rifiuto della femminilità e come indice della sua virilità.
Lo scudo, che la dea predilige, si oppone, nella rappresentazione mentale dei Greci, allo specchio delle donne. Di bronzo come lo specchio e spesso anche circolare, fornisce all'uomo uno dei suoi specchi, quello del guerriero. In tempo di pace, ai banchetti, è nella coppa da bere che si specchia il cittadino, il proprio riflesso nel vino e sulle immagini dipinte che decorano i vasi. Su ciascuno dei suoi utensili maschili, equivalenti allo specchio delle donne, appare la figura della Gorgone, orribile femmina barbuta, incisa o dipinta, ostentata nel blasone sul bronzo dello scudo o nascosta sul fondo delle coppe, dove la sua smorfia spia il bevitore. Coppa e scudo, proprio questi due termini, serviranno a Plinio come esempio per far comprendere ai suoi lettori eruditi, senza dubbio maschi, come funzionano, a fianco dello specchio piatto, le altre due categorie: quello concavo e quello convesso."

da "Ulisse e lo specchio. Il femminile e la rappresentazione di sé nella Grecia"
di Françoise Frontisi Ducroux, Jean-Pierre Vernant.

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