mercoledì 9 settembre 2009

di questo ...



«(...) una giovane intellettualità radicale che attacca il capitalismo in riviste e libri, in una maniera piuttosto violenta e uniforme. Ad uno sguardo superficiale essa appare come un serio avversario di tutte le forze che, diversamente da essa, non cercano di ottenere immediatamente un ordinamento razionale della società umana. E tuttavia, anche se la sua protesta può essere autentica e spesso anche feconda, è però troppo facile. Perché di solito si leva contro casi estremi: la guerra, i madornali errori della giustizia, i tumulti di maggio... senza considerare la vita normale nel suo inappariscente errore. Non è spinta al gesto della ribellione dalla stessa struttura di questa esistenza, ma solo ed unicamente da alcune delle sue emanazioni più visibili. E quindi non tocca interamente il nucleo della realtà data, si limita ai simboli; stigmatizza certe degenerazioni vistose e dimentica la serie dei piccoli eventi di cui si compone la nostra vita sociale normale e di cui quelle degenerazioni debbono essere considerate come il risultato. Il radicalismo di questi radicali avrebbe un peso maggiore se penetrasse veramente nella struttura della realtà, invece di prendere le sue disposizioni dal piano nobile. Come può cambiare la vita quotidiana, se non la prendono in considerazione neanche coloro che avrebbero il compito di sommuoverla?»

- Sigfried Kracauer, Gli impiegati, (1930) -

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