giovedì 25 ottobre 2007

in questo mondo libero...



Questo è un mondo libero! E ce lo fa vedere, Ken Loach. Cazzo, se ce lo fa vedere quant'è libero! Fino a fare male. Un film che si svolge con la freddezza di un documentario, quella freddezza che ti permette di non intervenire, per urlare, per metter in guardia, per aiutare. C'è tutto, questo mondo "libero", dentro il film. Ci siamo tutti. C'è quello che si rischia di diventare. C'è quello che, in qualche modo, siamo diventati. Ci sono le facce, le stesse facce che, pur diverse, vediamo intorno a noi tutti i giorni. Le facce delle vittime e le facce dei carnefici. No, non è cinema, l'ultimo film di Ken Loach. Troppo freddo, troppo reale, troppo violento. Troppo vero. Essenziali i dialoghi. Essenziale, nella sua terribile logica, il percorso che viene svolto: da vittima a carnefice, in un gioco di terribile "normalità", in cui le regole spietate che il mondo libero del titolo si è dato finiscono per modellare, attraverso una serie di scelte che riescono ad apparire orribilmente logiche, tutto e tutti. Ci mette in guardia, Ken Loach, da quello che possiamo, che rischiamo ogni giorno, di diventare. E ci avverte anche del limite che si innesca quando, appunto, l'unica scelta è quella fra essere vittime o carnefici. Anche perché le vittime più deboli, venute da lontano per farsi violentare, possono scegliere di diventare carnefici dei carnefici. Perché la forza materiale non può essere abbattuta che dalla forza materiale.

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