martedì 21 aprile 2015

Teoria del problema

said

Penso che sia fondamentale riconoscere il fatto che Said non era in primo luogo un teorico: Si potrebbe dire che era qualcosa di più importante di un teorico. In realtà, aveva finito per diventare abbastanza ostile alla cosiddetta "teoria". La sua traiettoria lo aveva portato da Auerbach a Foucault per poi tornare ad Auerbach. La teoria è in parte - ma soltanto in parte - il problema al quale la teoria stessa offre una soluzione. come osservava Karl Kraus a proposito della psicanalisi. Said era, in termini intellettuali, un umanista vecchio stile che si era trovato costretto, a causa delle esigenze della sua storia personale, a partecipare a delle tipologie di lavoro intellettuale che mettevano in discussione la tradizione nella quale si era formato. Forse avrebbe preferito ascoltare delle opere, invece di scrivere sulla Palestina. Il suo obiettivo - come quello di qualsiasi radicale - era di arrivare ad una situazione politica nella quale non sarebbe più stato necessario scrivere sull'oppressione, perché l'oppressione era stata superata. Così, poi, tutti potremo godere di Schumann e scrivere a proposito delle immagini dei colori nelle prime opere di D.H. Lawrence. Quando arriveremo a poter fare questo in buona coscienza, vorrà dire che abbiamo avuto successo. Quanto prima potremo prescindere dalla politica radicale, tanto meglio sarà. Bisogna fare attenzione ai politici radicali che non hanno compreso questo semplice fatto. Ma la politica radicale è come le classi sociali o come lo Stato nazionale: per liberarcene, bisogna prima averla. Non possiamo rinunciarvi prematuramente.
La cautela nei confronti della teoria, rende l'opera di Said molto più interessante dell'opera di un teorico che invece è, per così dire, nato e cresciuto nel mestiere - i "nuovi storicisti", per esempio. Questo significa che ha attaccato la cultura occidentale a partire da un punto di vista che era immerso in quella cultura, che aveva un profondo affetto per quella cultura, e questo genere di critica è sempre più difficile da respingere, per i poteri vigenti, rispetto ad una critica meramente esterna.
Non sopportava quello che potremmo chiamare teoricismo. Data la sua urgente situazione politica, questo semplicemente non sarebbe stato possibile per lui. Perciò, in un certo senso, mettere insieme Said a, per esempio, Roland Barthes o Harold Bloom, o perfino a Fredric Jameson, significherebbe commettere un errore di categoria. Se egli, all'inizio, era interessato a Foucault, ciò è avvenuto in parte perché Foucault era un attivista politico come lui, che viveva le idee in forma pragmatica, anziché astratta.

da: "Il compito de critico: Dialoghi con Terry Eagleton - London: Verso, 2010.

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