Arrivano gli "psicopatici". Addio a "l'era del narcisismo
di Götz Eisenberg
Quello che segue è un testo di Götz Eisenberg - psicologo, vicino alla rivista tedesca "Krisis" - circa l'influenza che, dal suo punto di vista, il neoliberismo esercita sulla struttura psichica e sulle malattie psichiche, ed affronta il problema relativo alla imminente pubblicazione, nel 2013, a cura dell'Associazione americana di psichiatria, della quinta edizione del proprio manuale di diagnostica; manuale che esiste fin dal 1952 e che intende definire i criteri universali per decidere a partire da quale momento un essere umano dev'essere dichiarato malato, a livello psichiatrico.
Questo manuale tenta di fornire un approccio oggettivo ai problemi psichici, basandosi unicamente sui sintomi, e di imporli in maniera universale. L'obiettivo è quello di assicurare che, per esempio quando si parla di diagnosticare la "depressione" o la "schizofrenia", si stia parlando ovunque della stessa cosa. La nuova edizione intende fare pulizia nella rubrica dei disturbi della personalità. Delle undici malattie attualmente riconosciute, due solamente vengono regolarmente diagnosticate: il "disturbo della personalità borderline" ed il "disturbo della personalità antisociale". Che umiliazione per i narcisisti. Ben presto non esisteranno più, quanto meno nella loro forma pura!
Il fatto che il "disturbo della personalità narcisista" venga tolto dalla circolazione può essere interpretato come il fatto che i sintomi attribuiti a questa malattia sono diventati parte integrante della normalità. Questo disturbo di base non ha più valore di malattia nella nostra società, ma riflette piuttosto il suo carattere sociale. A ciascun grado di sviluppo sociale corrisponde un carattere sociale dominante. La struttura identitaria dell'uomo è sincrona con quella della società che lo circonda. Il personaggio principale del romanzo di Heinrich Mann, "Il suddito", con la sua sottomissione incondizionata, con la sua propensione compulsiva a risparmiare denaro e a conservare tutto, riflette pienamente la fase storica durante cui il capitalismo in Germania dava inizio alla sua ascesa sotto forma di uno Stato autoritario e semi-feudale. Parallelamente, si vedeva già, in certe subculture marginali, culturali ed artistiche, emergere la prossima tappa dello sviluppo. All'inizio, i suoi attributi venivano stigmatizzati ed analizzati come segnali di degenerazione e di malattia. E' così che sono stati trattati gli ambienti dadaisti e surrealisti, così come i dandy e i bohémien, che coltivavano determinati tratti narcisistici, e che anticipavano, in molti settori, l'edonismo consumista. Per i borghesi, i bohémien e gli artisti erano dei "dandy vanitosi", della feccia, di cui bisognava sbarazzarsi, cosa che finirono per fare. Nei famosi anni venti, si vedeva già spuntare all'orizzonte il cambiamento psico-storico che ci avrebbe portato nell'era del narcisismo. In seguito, il fascismo ha portato ad una regressione collettiva verso il carattere sociale tradizionale, con i suoi ideali di ordine e di purezza, e ha cos' sepolto provvisoriamente ogni altro sviluppo. Ci sono voluti alcuni decenni perché le tendenze degli anni venti, importate dagli Stati Uniti, si manifestassero di nuovo.
La rivolta del 68
Nel corso della transizione verso l'era consumista, i componenti bohémien escono dal loro ghetto subculturale e si massificano. Una buona parte della dinamica della rivolta del 1968 proviene dalla frizione fra due diverse forme di carattere sociale, o di "classi psichiche" (1). Successivamente, la rivolta appare come se fosse anche una nuova tappa nell'attuazione dello sviluppo capitalista. Si potrebbe dire, per parafrasare Hegel, che lo spirito del capitalismo si è servito dei suoi opponenti per far tornare a sé e per riunire i suoi concetti. Persone come Rainer Langhans (2) hanno reso dei grandi servizi alla modernità, ed è perciò logico ritrovarli oggi in un reality show in tv, il fatto di "divertirsi e curare il proprio look hippie rappresentava una ribellione solo nell'epoca in cui la Germania Federale era fondamentalmente post-fascista, coercitiva e "piccolo-borghese". L'epoca in cui portare i capelli lunghi suscitava nei borghesi e nei bifolchi una pulsione di annientamento è ormai passata. Lo sviluppo psichico e culturale possiede una sua propria struttura temporale e c'è sempre un periodo di ritardo in rapporto ai cambiamenti economici e tecnici. Di tanto in tanto, occorre una rivolta militante per poter riformare dei sottosistemi anacronistici, e renderli contemporanei.
Attualmente, possiamo assistere alla decomposizione del soggetto introverso tradizionale ed alla transizione verso "l'uomo flessibile", il quale corrisponde agli imperativi modificati di una nuova fase di sviluppo capitalista. I suoi attributi sono identici al catalogo dei sintomi del vecchio disturbo narcisistico della personalità, che non viene perciò più considerato come una malattia. Una parte dei sintomi di tale disturbo, che non sono compatibili con la nuova normalità, vengono trasferiti verso altri disturbi: il narcisismo ha ormai diritto di cittadinanza, tranne che nella sua forma patologica o "borderline".
Si cominciano già a vedere i primi frutti dei nuovi cambiamenti psico-storici. Gli anni che abbiamo appena finito di attraversare, segnati dal neoliberismo, hanno reso indifferenti le persone, la loro vita interiore si è trasformata in un grande frigorifero di sentimenti congelati. Le persone non possono più fare altro che trasmettere questa freddezza all'ambiente che li circonda. Ci sono delle differenze significative fra vivere in una società che valorizza la solidarietà nei confronti dei deboli e di quelli che sono meno competitivi, e vivere in una società in cui le persone vengono abbandonate nella miseria e vengono stigmatizzati in quanto perdenti. Il fatto che l'espressione "specie di vittima" sia diventato il peggior insulto che i giovani si rivolgono, la dice lunga sull'immagine pervertita che si sono fatti dell'umanità, un'immagine segnata negli ultimi anni dal culto del vincitore. Lo si vede per esempio fra gli sportivi che cantano a gola spiegata davanti alle telecamere, dopo aver vinto una partita: "Guardate come sono fatti i vincitori - hohéhohéhohé" (...) Indubbiamente, anche perché ha tutta l'aria di uscire dall'ultima soap opera, la portiera della squadra di calcio americana, Hope Solo, incarna questo culto del vincitore. In un'intervista rilasciata prima della finale dell'ultimo campionato del mondo, ha dichiarato: "Sappiamo che vinceremo. E' la nostra mentalità." Il fatto che si sia sbagliata è soltanto una magra consolazione.
Il mercato come vita interiore
Gli atteggiamenti ed i comportamenti, che sono dettati dal mercato e che sono indispensabili per riuscire a livello economico, oggi hanno penetrato la vita quotidiana fin nei suoi più reconditi angoli. La mancanza di rispetto generalizzata, l'individualismo spinto fino alla mania egocentrica, il cinismo e l'indifferenza ogi caratterizzano le relazioni fra gli esseri umani. E' così che "l'era del narcisismo" porta già nel suo seno il prossimo livello di sviluppo psico-storico. Il mercato, l'economia e la pedagogia dettano un'idea della vita interiore umana che dev'essere flessibile e intercambiabile, analogamente a quanto ancora oggi viene stigmatizzato come "psicopatico", e che si può trovare fra i detenuti, nelle prigioni o nelle istituzioni medico-legali. Il termine di psicopatico non viene qui utilizzato nella sua accezione popolare, che definisce una personalità perturbata, imprevedibile e violenta, ma secondo la definizione dei psichatri americani canadesi Cleckley et Hare, per i quali le caratteristiche di una personalità "psicopatica" sono l'incapacità di provare empatia, il fatto di essere un buon parlatore, affascinante, sicuro di sé, all'altezza delle situazioni sociali, freddo quando si trova sotto pressione. Cioè a dire proprio gli attributi che caratterizzano i pezzi grossi ed i guru della nuova economia e del mondo della finanza che continuano a spingerci verso il precipizio.
Nel 2007, Paul Babiak et Robert Hare hanno pubblicato un libro, "Schiavisti o manager", in cui mettono in guardia i manager ed il mondo della finanza. Se degli "psicopatici" andranno ad occupare delle posizioni di comando, il loro gusto del rischio e la loro totale mancanza di scrupoli potrebbe rivelarsi disastrosa, nel lungo periodo. Ai nostri giorni, la psicologia che vende la sua conoscenza al miglior offerente cerca di spiegare il malfunzionamento del sistema a causa degli individui, piuttosto che per mezzo della struttura dell'economia capitalista. La psicologia ufficiale è cieca per quel che concerne la società, e tenta, come ha detto Peter Brückner, "di descrivere gli astri per mezzo di un cielo parzialmente nuvoloso". Non riconosce che i fenomeni da essa criticati sono soltanto un effetto secondario di una nuova era del capitalismo iniziata negli anni 1990, e che non ha più alcun altro criterio che non sia la quotazione in borsa. Il mondo del denaro, sfrenato e senza scrupoli, è diventato un generatore di "psicopatici", li attrae come una calamita, e li moltiplica.
Una carriera da psicopatico, da un lato nasce dalla famiglia, in quanto associazione utilitarista di soggetti-merce, e dall'altro dal mondo virtuale dei videogiochi. Giocare eccessivamente ai videogiochi, fondamentalmente antisociali, partecipa alla produzione di "psicopatici funzionali", e forma le generazioni a venire alla vita in un mondo capitalista. Attualmente, si assiste alla formazione di una nuova struttura infantile che si potrebbe denominare come oggetto-socializzazione (3). In una forma di abbandono del bambino postmoderno, lo si lascia fin dalla sua più giovane età davanti a degli apparecchi elettronici e tecnici caricati di una loro socializzazione. Anche se i genitori moderni sostengono che i loro bambini sono tranquilli, non sono tuttavia disposti a sostenere uno sforzo personale e a spendere il tempo necessario. Il lavoro educativo impegnativo viene lasciato agli insegnanti ed al "Ritalin", questa medicina miracolosa in grado di "sistemare" i bambini. Essa appartiene alla famiglia delle anfetamine e viene sempre più prescritta ai bambini come se si trattasse di un semplice integratore nutrizionale. E' con il Ritalin e con altri psicotropi che servono a voler rendere adatti i bambini a sopportare le relazioni di concorrenza con cui devono confrontarsi fin dalla più giovane età. Il mercato, onnipresente e divinizzato in tutto il mondo, penetra fin dentro la scuola, caratterizzata dalla concorrenza, dalla solitudine, dall'ostilità fra bambini e dalla prepotenza morale. La conseguenza rischia di essere che la concorrenza del darwinismo sociale, la mancanza di educazione, la freddezza e l'indifferenza costruiscano nei bambini un'insensibilità psichica, un'assenza d'empatia ed una mancanza di scrupoli. Anche se oggi è ancora il narcisismo a dominare, l'avvenire appartiene agli psicopatici.
L'uomo flessibile
L'unica cosa di cui oggi possiamo essere sicuri, sono le catastrofi verso cui ci precipitiamo. Qualsiasi alternativa dipenderà dall'azione umana. L'attuale società reca ancora in sé le possibilità di qualcosa di meglio, ma per realizzare tali possibilità non ci si può affidare né ad una tendenza che sarebbe propria della storia, né ad un qualche soggetto collettivo. Sta a noi, agli esseri umani odierni, arrestare la follia dell'economia sfrenata e riprenderne il controllo. Una delle priorità di una società che si è sbarazzata della tirannia dell'economia, sarebbe quella di inventare e creare dei nuovi spazi, stabiliti nei tempi e nella durata, e con una presenza educativa umana, che permetta ai bambini di portare a termine con successo la loro nascita psichica e svilupparsi in quanto umani in una società umana. Una società nella quale l'integrazione sociale e le relazioni fra le persone siano basate su delle forme di cooperazione solidale - e non su una socializzazione asociale fatta attraverso il denaro ed il mercato - produrrà altre strutture psichiche ed altre forme di mediazione della questione psichica e sociale che attualmente non possiamo formulare attraverso dei concetti. Si piò solamente avanzare l'idea che l'esistenza individuale dovrà avere una relazione pronunciata con la comunità nella quale l'individuo deve ritrovare una vera solidarietà. Per dirla con le parole del manifesto del partito comunista, una società nella quale "il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti".
La produzione dell'umano sarà al centro di una "economia della felicità" (Bourdieau) che permetterebbe alle persone di svilupparsi, di scoprire e di far nascere quelle possibilità che la società di classe ha finora ostacolato. Ma ricordiamoci dell'avvertimento formulato dalla teoria critica che mette in guardia contro la volontà di definire con troppa esattezza l'emancipazione, e finiamo quindi con una definizione negativa: l'uomo moderno non è limitato da niente, non è legato a niente, è senza tradizioni, senza scrupoli, retto dall'opportunismo, alla ricerca permanente dei frutti dei suoi vantaggi personali e della crescita delle quotazioni in borsa del suo proprio ego. Questo "uomo flessibile" non rappresenta certamente l'ideale di un'umanità liberata.
- Götz Eisenberg * - Apparso sulla rivista tedesca "Freitag" - Settembre 2011 -
Note:
(1) - Concetto forgiato da Lloyd deMause, nato a Detroit nel 1931, e che è un pensatore sociale americano noto per i suoi lavori sulla psico-storia.
(2) - Autore e cineasta tedesco, nato nel 1940, noto soprattutto come uno dei principali protagonisti del movimento comunitario politico a Berlino, nel 1967/68.
(3) - Concetto sviluppato da Günther Anders, secondo il quale l'uomo non è più il soggetto della Storia, ed è stato rimpiazzato dagli oggetti.
(*) - Götz Eisenberg è uno psicologo in ambito carcerario nella prigione tedesca di Butzbach. Ha pubblicato diversi libri, in tedesco, sulla questione della crescita del numero di accessi di follia mortifera (amok) e del loro legame con l'evoluzione della società moderna.
fonte: Critique de la dissociation-valeur. Repenser une théorie critique du capitalisme
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