domenica 20 ottobre 2013

perso nella traduzione

LOST brigadistas-int

Guardando indietro, si tende a semplificare e a ridurre a semplici etichette le motivazioni sottese ad avvenimenti storici come la partecipazione alle Brigate Internazionali nel corso della Guerra civile spagnola. "Erano militanti sindacali, comunisti", evita così di rivolgersi a guardare il contesto sociale di mutamenti in cui maturò e si consolidò una scelta simile. L'Europa degli venti e trenta, è assai più lontana di quanto possa suggerire il trascorrere del tempo. Il presente ha dissolto quell'Europa, impedendo alla comprensione attuale la "traduzione" di termini come "attivista" o "comunista", e stravolgendone il significato di altri. Il loro passato - che non è il nostro - parla della guerra del 1914-18, della Grande Guerra; un movimento sismico che interessò tutto il continente europeo, e che andò a sommarsi al vertiginoso processo di urbanizzazione ed industrializzazione, dando così luogo ad un panorama sociale del tutto nuovo per quell'epoca. I cambiamenti in atto, avevano già mobilitato milioni di uomini e donne, ed avevano trasformato la loro vita quotidiana, i loro luoghi ed i loro strumenti di lavoro, già dapprima che il conflitto li mobilitasse verso il fronte e verso le fabbriche. Poi, la consapevolezza dell'ondata di morte che si era abbattuta, senza precedenti, su di loro, ebbe l'effetto di rafforzare e diffondere, in una maniera mai vista prima, quelle idee che chiedevano voce per tutti i membri della società. Certo, erano finiti i grandi imperi europei, ma non era stato distrutto il vecchio ordine, né, tantomeno, le rigide gerarchie sociali. Nel 1918 finì la guerra, ma cominciarono intensi conflitti sociali. Dappertutto si combatteva per vedere chi avrebbe avuto "voce politica", e anche per vedere chi sarebbe stato autorizzato ad appartenere a queste "nuove nazioni" emerse dalla guerra. Anche la Spagna, che non aveva partecipato militarmente al conflitto, era coinvolta. In Europa centrale venne messo in campo il nazionalismo etnico, insieme al suo compagno inseparabile, l'antisemitismo, con l'intento di ricostruire i precedenti sistemi anti-democratici, che facessero da base alle nuove nazioni. Non fu solo l'etnia, il criterio di inclusione od esclusione. Ci furono molti, soprattutto giovani, che provenivano dalle aree di nuova urbanizzazione - e che dopo l'esperienza bellica non erano più disposti a chinare il capo - che si sentirono traditi nelle loro speranze di cambiamento. Il risultato fu un'ondata migratoria che spargerà per l'Europa decine di migliaia di migranti.
LOST vernetG

Le loro traiettorie, le loro storie, come quella di Mario, operaio e storico antifascista italiano, o come quella di Yankel, un ragazzo giudeo di diciannove anni che, partendo da Cracovia, attraverserà sette paesi, fino in Francia, in cerca di lavoro. E sempre in Francia, in un campo di concentramento, nell'ottobre del 1939, insieme a Mario, stringerà amicizia con Arthur Koestler. Yankel non sopravvivrà alla sua ulteriore deportazione in un campo nazista.
Come Manès Sperber, scrittore e psicologo, nato nel 1905 in una famiglia chassidica di Zablotów (allora parte della Galizia austriaca , oggi Ucraina), che scappò con la sua famiglia a Vienna, con l'avanzare della guerra. L'esilio nella capitale austriaca, influirà decisamente sulla sua successiva adesione, a Berlino, nel 1927, al partito comunista. Arrestato dai nazisti, poi rilasciato grazie al suo passaporto polacco, andrà in Yugoslavia e, di lì, a Parigi, prima di approdare alla Spagna in guerra. Una storia simile, la sua, a quella di un adolescente ribelle di Budapest, il quale, nelle prigioni del paese che Horthy governava con mano di ferro, realizzò che non aveva altra scelta che quella di cercare di farsi una vita migliore a Parigi, e che poi finì per diventare, in Spagna, il famoso fotografo conosciuto col nome di Robert Capa.
Era stata la conseguenza di un mondo che stava cambiando, la marea migratoria. E finì per accelerare ancora di più quel processo storico che metteva in discussione e mutava tutte le norme sociali precedentemente stabilite.
Nella Londra del dopoguerra, anche se il voto era stato esteso a tutti, uomini e donne, nel 1928, la politica e la vita pubblica rimanevano privilegio di un élite sociale molto ristretta. Ma Patience Darton, che esercitava il mestiere di levatrice nei sobborghi e che litigava tutti i giorni per proteggere i poveri dalle autorità intransigenti del suo ospedale, la pensava diversamente. Con il bagaglio di queste esperienze, unite al suo credo religioso, partì come infermiera per il fronte spagnolo con la convinzione che bisognava lottare per ridurre le differenze sociali.
Questa lotta per il cambiamento sociale si estese anche fuori dall'Europa, fra gli immigranti di prima e seconda generazione in Nord America. Istintivamente, sapevano che la difesa della Repubblica spagnola era una lotta per una maggior eguaglianza sociale, e sebbene non conoscessero i dettagli di quel genere di dispotismo, molti lo identificarono nel suo equivalente: il "poormaster", il funzionario municipale che aveva il potere di concedere sussidi ai più poveri. Qualcuno era già stato in Spagna, come l'avvocato Channa Tanz de Hoboken, del New Jersey, che era stata inviata nella Spagna repubblicana dal Comitato per la Protezione dei Nati all'Estero, per investigare sulla riforma penitenziaria e sui progressi nella politica sociale; o altri, come Sam Levinger, il figlio di un rabbino dell'Ohio che per porre fine alle atrocità e alle ingiustizie che avvenivano in Europa, finì per andare a combattere e a morire per la Repubblica, a soli vent'anni.
E le centinaia di afro-americani che si arruolarono nel Battaglione Lincoln, la prima unità militare statunitense non segregata, considerato che l'esercito americano avrebbe continuato a praticare la segregazione razziale anche nel corso della seconda guerra mondiale; oppure anche Evelyn Hutchins, esperta guidatrice che non venne autorizzata a guidare l'ambulanza durante la guerra in Spagna perché era una donna. Tutti loro, erano "esiliati di un tempo futuro", come scrisse il poeta Sol Funaroff, Nato a Beirut nel 1911, da un'umile famiglia di esiliati ebrei russi, la cui odissea sarebbe terminata a New York. Anche Funaroff prese parte ad azioni di solidarietà con la Repubblica spagnola, nonostante fosse infermo dalla nascita.

LOST SPAGNA

Ciascuna di queste persone, vide la lotta per l'uguaglianza sociale della Repubblica spagnola come se fosse la propria, però sempre in un modo molto più complesso e variegato di quanto le etichette politiche riescano a suggerire. Furono militanti, perché vissero un'epoca in cui l'attivismo politico dava ai più deboli la possibilità di agire, offrendo loro anche uno scudo al clima ostile che spesso dovevano affrontare. Tutte queste guerre sociali europee continuarono durante la guerra totale del 1939-45. Gli eserciti alleati ed i movimenti di resistenza era o in gran parte entità multiculturali e multinazionali, così come lo erano state le Brigate Internazionali nella guerra di Spagna. Questi fatti vennero messi in ombra, dopo il 1945, dalla logica della Guerra fredda, che intendeva ristabilire, tanto ad ovest quanto ad est, nazioni omogenee etnicamente, culturalmente e socialmente. In tal modo, la complessa storia sociale delle Brigate Internazionali si è come ... "persa nella traduzione". Così come si è persa la memoria che la realtà europea del XX secolo è stata plasmata dalla migrazione interna ed esterna. Una memoria che, curiosamente, è molto più attinente al presente ed al futuro, che al passato.

LOST LIBRO

fonte: - Helen Graham - La guerra y su sombra: Una visión de la tragedia española en el largo siglo XX europeo -

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