venerdì 17 ottobre 2025

Provocazioni?: Zizek gioca alla guerra con Jameson !!

Per una militarizzazione contro Trump
- di Slavoj Žižek - Pubblicato il 16/10/2025 -

  Martedì 30 settembre 2025, a Quantico, il Segretario alla Difesa Pete Hegseth ha pronunciato un lungo e strano discorso, rivolto a tutti i vertici dell'esercito americano arrivati da tutti gli angoli del mondo. Ha presentato la sua visione di come dovrebbero essere i militari, e di come essi dovrebbero agire, offrendo poi una conclusione  piuttosto drastica: chi non è d'accordo, si dimetta! 
«Le giuste politiche, secondo Hegseth, che fanno parte di quella che deve essere una più ampia campagna contro tutti i precedenti sforzi volti a promuovere quella diversità, o flessibilità, nelle truppe, che lui considerava "woke", sono state ufficialmente specificate nelle dieci direttive che sono state inviate al comando militare mentre egli parlava: nelle sale del Pentagono non ci dovrebbero stare né "truppe grasse" né "generali e ammiragli grassi", ha specificato Hegseth. Le truppe devono essere adeguatamente rasate, e le Forze Armate faranno assai poche - preferibilmente nessuna - eccezioni dovute a motivi religiosi o medici.  Per le posizioni di combattimento, verranno stabiliti soltanto degli standard fisici maschili, e se questo implicherà l'assenza di donne in queste funzioni, "sarà così"!» [*1]
Come molti ufficiali presenti hanno in segreto notato, una tale immagine del soldato è molto più teatrale di quanto lo sia invece una fedele rappresentazione della vita militare "così com'è". Il desiderio di Hegseth di avere dei "veri soldati", fa risorgere quella che era una vecchia immagine di soldato la quale però non ha più alcun posto nella guerra odierna, condotta da droni e missili, e per lo più controllata da dei nerd che stanno dietro uno schermo; né tantomeno, nel mondo di oggi, dove abbiamo appena sentito parlare della prima star che è stata generata dall'intelligenza artificiale, "Tilly Norwood", e che è già la protagonista di una serie di sketch creati dall'intelligenza artificiale di "AI Commissioner", oltre che di vari contenuti pubblicitari e relativi ai social media. Paradossalmente, l'immagine del soldato di Hegseth, costituisce una versione maschile di Tilly Norwood, una sorta di farsa immaginaria che potremmo chiamare  col nome di "Till Norwood". Ma in questa fantasia, a ancora  più importante è la descrizione che Hegseth fa delle azioni che questi nuovi soldati dovrebbero compiere:
«Abbiamo scatenato una schiacciante violenza punitiva contro il nemico. Né, tantomeno, combattiamo seguendo delle stupide regole di ingaggio. Le mani dei nostri combattenti sono libere di intimidire, demoralizzare, dare la caccia e uccidere i nemici del nostro paese. Basta, con queste regole di ingaggio politicamente corrette e autoritarie! Questa amministrazione ha lavorato duramente, sin dal primo giorno, per potersi sbarazzare della giustizia sociale, della correttezza politica e dei rifiuti tossici ideologici che hanno infettato il nostro dipartimento, in modo così da poter eliminare la politica, senza più avere alcun calendario identitario, o gli uffici per la diversità, per l'equità e per l'inclusione, con gli alti papaveri in costume. Niente più adorazione del cambiamento climatico, niente più divisioni, distrazioni o deliri di genere. Niente più macerie». [*1]  Potrebbe anche essere solo una coincidenza, ma è comunque importante notare come questo evento sia avvenuto solo pochi giorni dopo che Vladimir Putin ha firmato la legge che ritira la Russia dalla Convenzione Europea per la Prevenzione dalla Tortura e dalle Pene, o dai trattamenti inumani e degradanti. La decisione così formalizzata, costituisce un altro passo verso il completo disimpegno della Russia da quelli che erano i suoi impegni internazionali, e dimostra chiaramente il disprezzo che la Russia ha per la protezione dei diritti umani: ha vietato persino le visite ispettive nei centri di detenzione. Le principali vittime della decisione sono già, e lo saranno sempre di più, i cittadini russi. Secondo il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Federazione Russa, «la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti vengono usati con l'approvazione dello Stato, e vengono visti come strumenti per l'oppressione sistemica in tutta la Federazione Russa» e, naturalmente, anche in Ucraina. Legittimazione della tortura : è questa la versione russa di ciò che accade quando «i nostri combattenti vengono lasciati con le mani libere di intimidire, demoralizzare, dare la caccia e uccidere i nemici del nostro paese»...
   E chi sono questi nemici? Dopo Hegseth, è stato lo stesso Trump a salire sul palco e, chiacchierando ancora più a lungo, ha proposto di utilizzare le città americane come se fossero dei campi di addestramento per le Forze Armate. La sua affermazione centrale riguardava la necessità, per gli Stati Uniti, di usare la propria potenza militare al fine di contrastare quella che lui chiama "invasione interna", proprio come aveva fatto Steve Bannon per giustificare l'uso dei marines statunitensi contro i manifestanti a Los Angeles: «Dovremmo usare alcune di queste città pericolose come dei campi di addestramento per le nostre forze armate. Siamo sotto un'invasione interna. Non è diverso dal [combattere] un nemico straniero, ma per molti versi è anche più difficile, perché essi non sono in uniforme». Lo sappiamo da mesi: Trump prevede di usare l'esercito per "disciplinare" le grandi città controllate dal Partito Democratico (non solo Los Angeles, ma anche Chicago, New York, New Orleans...). Di questo piano, fa anche parte il processare e imprigionare dei nomi importanti del Partito Democratico, come Barack Obama e Gavin Newson; in breve, il piano è quello di criminalizzare gli oppositori politici, trasformare la lotta politica in diretta oppressione legale e militare. Nella sfera legale, Trump effettua delle vere e proprie purghe che farebbero sorridere Stalin: facendo emergere dei problemi nelle forze armate. Mentre la solita vecchia strategia del populismo di destra è quella di rischiare una guerra esterna in modo da poter imporre così l'unità patriottica in patria; quello che Trump invece sta facendo è quasi l'esatto opposto. Per quanto riguarda la politica globale, egli si presenta come se fosse un grande pacificatore (si vanta di aver fermato addirittura sette guerre, cercando di imporre la pace in Ucraina e in Medio Oriente), anche se la sua pacificazione solitamente viene sostenuta da dei brutali interventi militari locali o, quanto meno, da minacce militari (promette di rendere Gaza "un inferno" se il suo piano di pace non verrà accettato), oltre agli atti militari (Iran, minacce contro Gaza). Però, all'interno degli Stati Uniti, tuttavia, la percezione della situazione è quella di una guerra mortale, che richiede l'uso dell'esercito americano. Il paradosso non è necessariamente catastrofico: nella follia del mondo di oggi, potrebbe anche funzionare, almeno per un po'. È altrove che risiede il problema. Finora, sembrava che le unità speciali della Guardia Nazionale, sotto il controllo diretto di Trump, avrebbero portato a termine il lavoro, funzionando come un esercito privato che il presidente poteva usare quando e dove voleva, libero da qualsiasi controllo politico. Ora, Trump ha fatto un passo avanti cruciale: la Guardia Nazionale non è più sufficiente per affrontare il nemico interno, quindi è necessario politicizzare anche lo stesso esercito regolare. Se ascoltiamo i discorsi di Hegseth e di Trump, la prima cosa che salta all'occhio (o meglio, alle nostre orecchie) è il silenzio dei generali e degli ammiragli riuniti: nessun applauso che interrompa gli oratori, nessuna evidente reazione...

   E' facile capire questo silenzio: sebbene sia chiaramente uno strumento della sua politica globale, l'esercito americano - in particolare i suoi generali più importanti - desidera ardentemente salvaguardare un'immagine di neutralità politica, evitando perciò di immischiarsi in delle controversie politiche, rispettando la costituzione e obbedendo solo agli ordini legali. Ecco perché, nel 2019, quando Trump perse la rielezione, e affermò più volte che Biden non era un presidente legittimo, lanciando (non sempre) velati appelli ai suoi sostenitori a ribellarsi apertamente al potere statale, la leadership militare dichiarò invece pubblicamente di essere pronta a intervenire al fine di prevenire il disordine pubblico, vale a dire, in caso ci fosse qualsiasi tentativo di riportare Trump al potere con mezzi incostituzionali. Se seguiamo questa linea di ragionamento fino in fondo, bisogna considerare anche la possibilità che se Trump realizza il piano di usare l'esercito per combattere il nemico interno, l'esercito americano potrebbe sentirsi obbligato a intervenire direttamente e abbatterlo. È una prospettiva mozzafiato: un colpo di stato militare ci salverà dalla dittatura di Trump? Ma c'è molto di più da dire sul ruolo dell'esercito nella vita pubblica. Si sente spesso dire che la sinistra manca di una visione positiva per quella che dovrebbe essere una valida alternativa al populismo trumpista: bloccata nella ripetizione di vecchi modelli, in particolare quello dello Stato sociale socialdemocratico, la sinistra ha più volte fallito in tal senso. Che ne dite, allora, di fare un passo indietro rispetto alla paura della militarizzazione; la quale paura è una caratteristica costante di tutte le utopie di sinistra? E immaginassimo l'utopia della completa militarizzazione della società, vedendola come l'unica visione realistica di emancipazione? Prima di liquidare questa idea come se fosse un paradosso postmoderno della "quinta internazionale", ricordate che è esattamente questo ciò che ha fatto Fredric Jameson nella sua "Utopia americana". L'idea gli venne quando pensò alle elezioni presidenziali americane del 1952, quando il democratico Adlai Stevenson sostenne l'assistenza sanitaria gratuita e universale, e Dwight Eisenhower rispose: «Se qualcuno vuole l'assistenza sanitaria gratuita, che si arruoli nell'esercito!» La reazione di Jameson fu allora: «beh, perché non proporre allora l'esercito, come modello di società universale?» Jameson, non solo respinge le due principali forme di socialismo di Stato del XX secolo (lo Stato sociale socialdemocratico e la dittatura del partito stalinista), ma, per misurarne il suo fallimento,respinge anche il parametro utilizzato dalla sinistra radicale: la visione libertaria del comunismo come libera associazione di moltitudini sociali organizzate in consigli, vale a dire, come democrazia diretta non rappresentativa e sulla base dell'impegno permanente dei cittadini. Secondo questa regola, la militarizzazione globale sarebbe ovviamente inaccettabile per il nostro comune senso democratico; non sorprende che - nel dibattito su Jameson alla City University di New York - Stanley Aronowitz abbia cercato disperatamente di ridurre l'idea utopica di Jameson, riguardo la coscrizione universale, a una democrazia diretta non rappresentativa, nella quale le persone (i soldati) si organizzano in consigli, così come avviene negli eserciti popolari ribelli. Questa democrazia diretta rappresenta l'apice della politicizzazione dell'intera società, e questo nel mentre che Jameson sottolinea ripetutamente come la sua idea di coscrizione universale miri proprio alla scomparsa della dimensione politica in quanto tale: tutto ciò che rimane, nella società utopica di Jameson, è un'economia organizzata militarmente (vale a dire, non politicamente), senza che ci sia la necessità di un impegno permanente della popolazione, insieme all'immenso dominio dei piaceri culturali, altrettanto non politici, dal sesso all'arte.
    Come sottolinea Jameson, ciò che rende attraente questo modello è proprio l'impenetrabile aspetto passivo-burocratico della vita militare: in essa non ci sono elezioni pubbliche democratiche; non è mai molto chiaro il modo in cui qualcuno, e non chiunque altro, diventi un generale di alto rango... All'utopia di Jameson è stata spesso opposta una contro-argomentazione piuttosto stupida: ma l'esercito non presuppone che quantomeno ci sia la minaccia della guerra? La risposta è chiara: ma non è forse la nostra stessa sopravvivenza a essere minacciata dalla crisi ecologica e dall'espansione del dominio dell'Intelligenza Artificiale, per non parlare dello scoppio effettivo di una guerra globale? Per ognuna di queste situazioni (e soprattutto contro una combinazione di tutte esse), sarà necessario un forte potere centralizzato, un potere pronto ad agire, libero da lunghe e complesse procedure democratiche. In una situazione del genere, non solo ci sarà bisogno di una struttura simile a quella di un esercito, ma anche di un forte capo al comando: perché?  Ciò che caratterizza un vero leader è - tra le altre cose - la capacità di prendere decisioni difficili, nelò momento in cui non è possibile evitarle: quale gruppo di soldati sacrificare sul campo di battaglia, quale paziente salvare quando non ci sono abbastanza risorse, ecc.; o, come dice il vecchio dottore nella serie TV "New Amsterdam": «I leader prendono decisioni che impediscono loro di dormire la notte. Se dormi tranquillamente, non sei uno di loro». Paradossalmente, quegli eccessi che i meccanismi della rappresentanza politica elettorale non sono in grado di catturare, non possono che trovare la loro adeguata espressione in un leader, o in un organo di governo che sia in grado di imporre un progetto sociale ed economico a lungo termine, e che non sia limitato dal breve periodo tra due elezioni... Suona come una militarizzazione universale? Sì, il comunismo del futuro sarà un comunismo di guerra, o non sarà!

- Slavoj Žižek - Pubblicato il 16/10/2025 - fonte: https://blogdaboitempo.com.br/

Note:

1 - Gli estratti citati provengono dall'articolo della CNN "Hegseth spinge per rifare l'esercito a sua immagine preferita".
2 - Si veda Fredric Jameson, "American Utopia", Londra: Verso Books 2016.

 

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