lunedì 20 ottobre 2025

Il Futuro della Fine…

Consumare il Futuro
- di Robert Kurz -

La crisi - che sia ancora contenuta o che si trovi già in un ulteriore aggravamento -  è essenzialmente una crisi del debito. Ma che cosa significa questo?
In tal modo, il capitale produttivo viene ottenuto grazie al denaro del sistema bancario. Pertanto, di conseguenza, occorre che esso condivida i propri profitti con quel Capitale che gli addebita gli interessi, pagando così il prezzo di quel denaro che ha preso in prestito. Però, se il il capitale produttivo non ottiene i profitti sufficienti, ecco che si verifica una crisi, sia per il debitore che per il creditore. Il «pregiudizio popolare» (Marx), ama incolpare di tutto questo, proprio quel Capitale finanziario, ritenuto "avido" a causa del fatto che vuole arricchirsi in maniera improduttiva. Ma a questo punto la domanda diventa perché il capitale produttivo ha bisogno di prendere in prestito quel denaro che gli viene prestato in modo da poter così pagare i mezzi di produzione?!?? Ed è qui che risiede il problema, e non certo nel  presunto "male" del capitale finanziario.
La concorrenza, in quanto tale obbliga a che ci sia un aumento incessante della produttività, e questo avviene a partire dal fatto che ciò viene reso possibile solo grazie all'utilizzo di un aggregato scientifico e tecnico, il quale, a sua volta, è dev'essere anch'esso in continua crescita. Marx ha dimostrato il fatto che in questo modo aumenta sempre più quella parte di capitale reale morto, il quale non crea alcun nuovo valore relativamente a quella parte di forza lavoro che continua a essere l'unica in grado di poter produrre valore aggiunto. Anche le statistiche borghesi ci dicono la stessa cosa, nel momento in cui si rendono conto che, con l'aumentare dell'intensità del Capitale, anche il costo di ogni posto di lavoro aumenta incessantemente. In altre parole, quelli che sono i "pre-costi" morti, necessari alla produzione di capitale, non possono più essere finanziati a partire dagli attuali profitti. Da qui, il ricorso al credito, in modo da poter così pagare il capitale reale, sempre più crescente. Nel XX° secolo, il problema del debito si è esteso, partendo dal capitale produttivo fino ad arrivare a investire i bilanci dello Stato, e alla fine anche quelli dei privati. Perfino la spesa pubblica per le infrastrutture e per i consumi privati, ha cessato di essere finanziabile solo per mezzo delle entrate correnti effettive, e ora può essere finanziata soltanto a credito.
Comunque sia, il mega-indebitamento a tutti i livelli non rappresenta altro che l'anticipazione di quelli che saranno i profitti a venire, in modo da poter così pagare salari e tasse sugli effettivi processi produttivi. Questo «consumo di futuro» arriva a diventare una crisi generale allorché essa viene a essere spinta troppo in là, arrivando così a rompere le catene del credito. E la cosa, riguarda e investe tutti gli Attori, ivi compreso lo Stato, che ora fa il pianto greco sui «peccatori del deficit» e su quelli che sarebbero dei «discutibili comportamenti finanziari». Ci vengono a dire che non si dovrebbe vivere a spese delle future generazioni, che ci sarebbe bisogno di una nuova «morale del padre di famiglia», il quale dovrebbe avere la ferrea volontà di risparmiare. Ma in realtà non vengono consumati beni alimentari, vestiti, alloggi e attrezzature per il futuro, quanto piuttosto crescenti e sempre più illusori redditi futuri, allo scopo di poter continuare a utilizzare oggi le risorse materiali disponibili in abbondanza. Questa assurdità mette in evidenza il fatto che il capitalismo è un fine in sé, volto solo ad aumentare astrattamente il denaro, e che non ha nulla a che vedere con un efficiente soddisfacimento dei bisogni, come i suoi apologeti pretendono che sarebbe. Il denaro non è una vera e propria risorsa, bensì la forma feticista di quelle che sono le risorse reali. E la crisi globale del debito non è altro che il risultato di un disperato tentativo che - attraverso un «consumo di futuro», gonfiato per mezzo di guadagni in denaro che non ci saranno mai - si riesca così a mantenere quelle che sono le forze produttive entro i limiti del fine in sé capitalistico, sebbene queste siano già cresciute, arrivando ormai fino a raggiungere e superare, da molto tempo, tali limiti. Si pretende che ora si debba vivere peggio, e che si debbano disattivare delle risorse intatte, tra cui l'assistenza sanitaria, proprio perché il capitalismo ha già consumato il suo futuro. La soglia del dolore è già stata raggiunta, e non solo in Grecia. Ma la coscienza sociale non ha ancora imparato a usare le risorse "inutilizzate" a partire da una logica diversa.

- Robert Kurz -  Pubblicato su Neues Deutschland il10 gennaio 2011 -

fonte: http://www.exit-online.org/

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