martedì 28 ottobre 2025

La Propaganda attraverso i Fatti ?!!???

L'Epica delle Piccole Moltitudini
- di Primo Jonas -

Che cosa hanno in comune la flottiglia "Global Sumud", che di recente ha navigato verso Gaza bloccata dalle forze israeliane, e l'invasione degli edifici governativi a Brasilia e a Washington da parte di manifestanti di estrema destra? Nei tempi di Internet, una simile provocazione ha un enorme potenziale nel riuscire a generare indignazione da parte di entrambi i lati dello spettro politico e, pertanto, a trarre un enorme profitto da degli impegni, malgrado la loro scarsissima profondità. Ciò che conta, è l'impatto dell'indignazione, che, prendendo posizione, ridicolizzando gli avversari, dando la sensazione di avere l'ultima parola; per poi, ignorare completamente qualsiasi altro sviluppo del tema. La truffa deve perciò essere veloce, come in uno schema "rug pull" di crypto-asset, è necessario generare un brusco interesse per l'argomento, per poi sparire insieme agli allori raccolti. Il dibattito serio e sostenuto, invece, non genera coinvolgimento e non mobilizza. È solo una perdita di tempo.
Torniamo quindi al parallelo che abbiamo fatto tra i due eventi all'inizio del testo. In ciascuno, possiamo identificare dei grandi gruppi di persone, in gran parte sconosciute tra loro ma unite da uno scopo comune, una sorta di piccola folla mobilitata da un obiettivo politico. Quali somiglianze possiamo vedere nella struttura di ciascuno di questi scopi politici? Sono lotte che riproducono il passo biblico che vede Davide contro Golia, in cui l'ostinazione e la nobiltà dell'atto ispirano simpatia per coloro che sembrano avere meno possibilità di vincere. Aggiornato ai giorni nostri, si tratta di un piccolo gruppo umano che lotta contro le potenti istituzioni dello status quo. Però, di solito, la cosa più importante si nasconde dietro ciò che appare come più evidente. La forza di questi eventi risiede nella loro trasmissione. Dopotutto, cosa avrebbero ottenuto simili eventi se fossero stati comunicati al mondo solo poche settimane dopo che si fossero verificati? Possiamo dire che si tratta di atti performativi di giustizia, proprio perché sono solo atti, capaci di imporre al mondo concreto dei precetti etici e morali agli occhi tanto di chi li compie quanto di chi li sostiene a distanza. Si tratta di ottimi esempi di ciò che chiamiamo "azione diretta". Nella tradizione della lotta politica radicale, possiamo riferirci - a titolo di paragone -  alla proposta della cosiddetta "propaganda attraverso l'azione". Essa ha cercato, nella Storia, di promuovere ideali e pratiche politiche, facendolo attraverso l'esempio di azioni di individui, o di piccoli gruppi, azioni che contengono in sé come una sorta di radicalismo di rottura. Azioni inaudite senza alcuna possibilità di tornare indietro, atti di impegno e di piena dedizione da parte dei singoli individui ai propri ideali. Ma c'è qualcosa, che separa gli anarchici di fine Ottocento, o gli islamisti di qualche decennio fa e, ancora oggi, da queste piccole folle che stiamo cercando di capire. Il forte appello ideologico che induce all'impegno e alla dedizione totale, prescinde dal bisogno che ci siano degli spettatori.; la giustizia, per l'individuo che la realizza, è qui e ora. Così, nel caso delle nostre piccole folle, vediamo come le azioni siano state riprodotte in tempo reale, per il mondo intero, e non solo al fine di testimoniarle, ma piuttosto proprio per trasmettere a quel mondo intero il significato, le intenzioni e i dettagli di tutto ciò che veniva fatto.
Nostalgia di un tempo più autentico? Di una politica senza spettacolo?
Ma no, per questo non è necessario scrivere testi. Questo è proprio il mondo in cui viviamo, noi che siamo vivi qui e adesso. L'autogestione, che nella storia del Novecento è stata forse l'atto principale della giustizia performativa - l'azione diretta che trasforma e crea un mondo nuovo -  ora vediamo che essa è stata invece circoscritta entro i limiti umani di questo qui e ora. Entro i limiti di una piccola folla, isolabile dal resto dell'umanità. Le assemblee di fabbrica, e i consigli operai, non esprimono più l'avanguardia dell'intelligenza collettiva umana, vale a dire, il potenziale creativo e trasformativo di una nuova società. Oggi, il qui e ora sono ben diversi! I social network stanno forgiando una logica nella quale il significato e la direzione delle azioni politiche vengono incessantemente messi in discussione. Ogni piccola folla costituisce una creazione di contenuti, e questo indipendentemente da tutto ciò che altro essa sia, vale a dire che rappresenta una creazione di contenuti che "sembra" proporre ai propri spettatori di partecipare a un qualcosa di più grande. Ma cosa propongono? Riprodurre in modo "molecolare" quelle stesse azioni che nel corso di quei contenuti si svolgono? Incoraggiare l'impegno individuale di azioni più piccole che vengano adattate a ciascuna realtà? Entrambe le cose possono essere vere, così come anche tante altre. Con tutte queste rivolte e insurrezioni, che continuano a spuntare in tutto il mondo, nelle quali si alternano gli stessi titoli ("Generazione Z"), gli stessi personaggi (Guy Fawkes, Joker) e le stesse...bandiere (la più recente è la bandiera dei pirati del cartone animato "One Piece"), finisce per essere assai difficile rappresentare un risultato chiaro di quella che è la violenza di massa nelle strade. Ora sembrano essere una componente comune delle dinamiche di potere dei più diversi paesi, piuttosto che un presagio di profonde trasformazioni sociali, come invece pensava la sinistra nel XX secolo. È riprovevole l'invito all'azione di queste "piccole moltitudini"? Certo che no. Ma ciò che risalta è il modo in cui questa dinamica delle reti sociali abbia finito per sostituire le istanze di dibattito e la deliberazione collettiva, sovrapponendo a esse un'eterna urgenza (catastrofica, umanitaria, militante, moralistica) di azione e, pertanto, trascinando così da una parte all'altra tante piccole folle.
Perché essere testardi e rifiutare completamente questo stato di cose? Ci sono sempre stati, e sempre ci saranno, dei  leader, degli esseri umani le cui caratteristiche individuali e le circostanze storiche finiscono per forgiarli come catalizzatori di processi collettivi. Ma da dove vengono? Con quale meccanismo essi sono controllati da altri? Sotto questo aspetto, le reti sociali sono assai meno trasparenti, e molto più manipolabili, di un sindacato, di una direzione comunitaria, viste come figure di precedenti cicli di lotta. Oggi vediamo molti settori dell'estrema sinistra che si rivolgono a una politica sui social media, cercando di creare i propri influencer. E il processo è così vertiginoso che ci sono persino dei casi in cui gli influencer dimostrano di essere più potenti della parte di cui affermano essere parte, invertendo così l'equazione. Per l'estrema sinistra, la disgiunzione che si trova ancora sul tavolo  è quella tra il contestare le reti, o il continuare ad abitare l'irrilevanza, come se le metriche dei social network esprimessero il potere di un'agenda. Il problema di fondo è però di natura morale, perché abitare l'irrilevanza politica è un compito arduo e inglorioso, di cui è difficile essere entusiasti, e per il quale è difficile convocare persone nuove. Tutto ciò spiega anche la seduzione - in mezzo a noi - esercitata dai discorsi militaristi e, in ultima analisi, nazionalisti, visti quale grido di disperazione contro l'irrilevanza sul piano delle idee. L'alternativa più moderata è quella di consumare contenuti di individui eroici che possono, loro sì, compiere atti epici che redimono il resto di noi, nella nostra impotenza quotidiana. Nella strategia di queste azioni eroico-spettacolari, appare centrale la risposta che viene data dalle potenti istituzioni dello status quo: un passo falso, un errore di calcolo può causare l'entrata in gioco di nuove piccole folle, e la loro trasformazione in folle incontrollabili. Ipotizzo pertanto che stiamo assistendo solo a quelle che sono le prime prove di questo tipo di strategia, e i suoi effetti, a destra e a sinistra, sono assai difficili da prevedere.

- Primo Jonas - Pubblicato il 28/10/2025 su Passa Palavra

 

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