I marxisti hanno disperatamente bisogno di una nuova visione del futuro
- di Jehu -
Considerato quel che è stato il suo risultato finale, potrebbe apparire bizzarro, ma penso che i marxisti abbiano bisogno del loro "Progetto Manhattan" per il 21° secolo. Un tale progetto non dovrebbe porsi l'obiettivo di radere al suolo le città, bensì quello di mirare apertamente alla completa automazione della produzione e all'eliminazione totale del lavoro salariato.
Un movimento globale che si ponesse quest'obiettivo quasi inconcepibile avrebbe senz'altro il risultato di catturare l'immaginazione dell'umanità, e probabilmente potrebbe essere l'unica cosa in grado di rimettere il comunismo all'ordine del giorno nei paesi avanzati.
Il problema consiste nel fatto che il capitalismo riduce naturalmente la necessità di lavoro, ma lo fa nel peggiore dei modi. Per i lavoratori, il tempo libero, sotto il capitalismo, assume la forma di disoccupazione e povertà. In altre parole, il capitalismo crea le condizioni materiali per il comunismo, ma lo fa in un modo che avvantaggia i membri più ricchi della società. Il comunismo non è nient'altro che tempo libero, ma sotto il capitalismo i lavoratori esperiscono tale tempo libero nella forma della disoccupazione - e il tempo libero nella forma della disoccupazione significa che la classe operaia viene tagliata fuori dai mezzi di sussistenza.
In un modo o nell'altro, oggi tutti cercano di capire come fare a fermare tutto questo attraverso proposte politiche che vanno dagli "investimenti verdi" ai lavori garanti e fino al reddito minimo e all'opposizione al TPP [Trans-Pacific Partnership]. Sono concentrati sui sintomi del lavoro salariato, della disoccupazione e della povertà, ed ignorano ciò che oggi essenzialmente crea disoccupazione e povertà, il lavoro salariato.
I lavoratori vivono il tempo libero come povertà e disoccupazione solo in quanto devono vendere il loro lavoro per poter accedere ai mezzi di sussistenza. Fino a quando esisterà il lavoro, esisteranno disoccupazione e povertà. Il lavoro salariato fa diventare un incubo distopico quello che dovrebbe essere un futuro eccitante. L'impulso naturale del capitalismo - abolire il bisogno di lavorare e rendere possibili le condizioni per una società di individui liberamente associati - viene trasformato nell'orribile scenario che vede miliardi di individui tagliati fuori dai mezzi di sussistenza.
Invece di sbarazzarsi del lavoro salariato, la gente perde tempo a cercare di immaginare come fare a riformarlo in modo da eliminare povertà e disoccupazione. Pensano di poter risolvere il problema distribuendo soldi oppure facendo in modo che lo Stato dia un lavoro a ciascuno, investendo in infrastrutture, ecc..
Eppure fatto sta che per millenni i membri più ricchi della società hanno vissuto senza lavorare, e mai una volta che si siano lamentati di non avere un posto di lavoro.
Per vivere non c'è bisogno di un posto di lavoro, si tratta di una deliberata imposizione sulla maggioranza della società al fine di estrarre ricchezza. Oggi, viviamo in un tempo un cui è realmente del tutto possibile avere una società dove, per la prima volta nella storia umana, nessuno deve lavorare; dove ognuno può godere di ciò di cui per millenni solo i ricchi hanno potuto godere.
L'idea di una società in cui nessuno deve lavorare alla maggior parte delle persone appare delirante, ma appariva tale anche quella secondo cui le persone avrebbero passeggiato sulla luna, o l'idea che si potesse radere al suolo un'intera città semplicemente dividendo una particella talmente piccola che non poteva nemmeno essere vista.
Per creare una società senza lavoro, dobbiamo comprendere ciò che Marx chiamava la tendenza del capitalismo «ad uno sviluppo assoluto delle forze produttive, che entra continuamente in conflitto con le condizioni specifiche di produzione in cui si muove, e in cui solo può muoversi, il capitale».
Qui l'argomento di Marx, per quanto strano possa sembrare, è che tutto ciò che dobbiamo fare per creare una società senza lavoro è rimuovere tutti gli ostacoli che si oppongono alla tendenza del capitalismo verso quella direzione.
Lo so, suona follemente inquietante. I comunisti che chiedono di rimuovere tutti gli ostacoli allo sviluppo del capitalismo? Davvero? Volete più capitalismo? Come fate a definirvi comunisti?
Ad ogni modo, gli ostacoli allo sviluppo del capitalismo non sono altro che le sue relazioni di produzione che diventano sempre più obsolete. La barriera, per il capitale - dice Marx - è il capitale stesso. In termini pratici, gli argomenti di Marx suggeriscono che quanto più si riduce il lavoro salariato, tanto più assoluta diventa la tendenza del capitale a sviluppare le forze produttive.
La cosa interessante è che non ho mai letto un singolo marxista che suggerisca che la tendenza capitalista allo sviluppo assoluto delle forze produttive può essere sfruttata per abolire il capitalismo. Oggi, il dibattito fra i comunisti è interamente focalizzato su concetti quali "resistenza al capitalismo" o l'orribile termine "anti-capitalismo".
Tuttavia, nella teoria di Marx, il capitalismo è già il suo anticapitalismo.
È questo ciò che intende Marx quando afferma che il capitale si muove nelle proprie specifiche condizioni di produzione. Se si rimuovono le condizioni specifiche della produzione capitalista, la tendenza allo sviluppo assoluto delle forze produttive diviene una legge, e non solo una mera tendenza.
L'ho già detto altre volte, ma lasciatemelo ripetere: fra i comunisti, solo Nick Land lo ha capito. Per uccidere il capitalismo, basta solo rimuovere gli ostacoli allo sviluppo delle forze produttive che il capitalismo incontra sulla sua strada. I resti del comunismo post-bellico reagiscono inorridendo all'idea di fare questo, come se Land stesse dicendo qualcosa di terribile. L'orrore dei marxisti rispetto a Nick Land si estende anche alla sua idea secondo la quale tutta l'umanità verrà rimossa dalle forze produttive.
Come se il nostro obiettivo di emancipazione sociale fosse quello di essere meri strumenti (un "substrato", come lo chiama Ray Brassier) per la produzione di valori d'uso.
La condizione storica specifica del capitale è il lavoro salariato. La contraddizione che si trova al cuore del capitalismo è quella per cui esso cerca di abolire il lavoro salariato, nel mentre che mantiene il valore come misura della ricchezza sociale. In questo modo, il capitale tenta di abolire il lavoro salariato, ma, allo stesso tempo, è costretto ad espandere il lavoro salariato in quanto esso è l'unica fonte di ricchezza sociale capitalista.
Per interrompere questo processo di produzione di ricchezza sociale capitalista, basta soltanto impedire l'ulteriore espansione della durata assoluta del lavoro salariato. Il capitale risponde in maniera intrinseca ad un limite progressivo nel tempo di lavoro, cercando di accelerare lo sviluppo delle forze produttive, così come avviene ad ogni crisi. Lo scopo di questo sviluppo accelerato è quello di incrementare quella porzione relativa di lavoro giornaliero in cui viene creato il plusvalore.
Se il tempo assoluto di lavoro della società non può essere aumentato, il capitale deve tentare di incrementare la parte relativa alla giornata lavorativa dedicata al lavoro non pagato. Nel lungo periodo, il capitale può fare questo solo sviluppando le forze produttive e riducendo ancora ulteriormente l'ammontare di lavoro vivo utilizzato per la produzione di merci.
In questo modo, è possibile forzare il capitale nella direzione dello sviluppo assoluto delle forze produttive semplicemente riducendo il tempo assoluto di lavoro disponibile per la produzione di ricchezza sociale capitalista.
Questo, si badi bene, non è scienza missilistica; la parte attinente alla scienza missilistica è già stata svolta da Marx. Tutto quello che noi dobbiamo fare riguarda la parte che attiene a capire che cosa Marx abbia scritto.
Quindi, un progetto Manhattan della completa automazione della produzione consiste semplicemente nel ridurre progressivamente la lunghezza assoluta del tempo lavorativo della società; il capitale fa il resto, mettendoci il carico pesante dello sviluppo delle forze produttive.
Marx ha lasciato ai comunisti una chiara road map per la completa abolizione del lavoro nella nostra società che è facilmente comprensibile. Invece noi abbiamo usato quest'eredità per il suo esatto contrario, usando lo Stato per impedire che il lavoro potesse scomparire. Milioni di parola e centinaia di libri scritti dai marxisti sono dedicati a salvare il lavoro salariato, ma non c'è niente dedicato alla sua abolizione.
Si potrebbe pensare che era impossibile abolire il lavoro, e in effetti la maggior parte dei marxisti se fossero stati interrogati in proposito, lo avrebbero ammesso; eppure, hanno impegnato una quantità impressionante di energie per cercare di impedire che il lavoro sparisse.
Perché?
Se il lavoro non sparisce a causa dell'automazione, perché i marxisti spendono così tanto tempo pensando al modo per impedire che sparisca? Perché passano così tanto tempo a parlare di come lo Stato può creare nuovi investimenti nei "posti di lavoro verdi" e simili? Perché sprecano così tanto tempo in programmi per il lavoro garantito ed il salario minimo se il lavoro non sta sparendo?
Passano una quantità spropositata di tempo intorno a delle idee che dovrebbero servire ad impedire o a contenere la sparizione del lavoro e poi giurano e spergiurano che il lavoro non sta affatto sparendo.
Si può fare di meglio!
- Jehu - Pubblicato su The Real Movement il 5 agosto 2016 -
fonte: The real movement
Nessun commento:
Posta un commento