Il fallimento dello Stato e l'assalto alle banche
- di Robert Kurz -
Il peggio è passato, così recita la formula ufficiale dell'esorcismo. In realtà, si è solo ristretto l'orizzonte della percezione. Ormani non si vuole più pensare per periodi ciclici (ancor meno storici), ma soltanto per cifre mensili. Anche il tema delle relazioni strutturali sul mercato globale è tabù, così come i rapporti fra Stato ed economia. Devono avere visibilità solamente le pretese storie di successo di imprese e settori economici. Ma non si può continuare a nascondere la testa nella sabbia. Il "caso Grecia" ha portato alla luce del giorno, senza grande sorpresa, il fatto che ora il verme della crisi sta rodendo le finanze pubbliche. La prima insolvenza di fatto di un importante Stato membro dell'Unione Europea è un segnale inquietante di un'evoluzione futura. Spagna, Portogallo, Irlanda, Italia, e naturalmente l'Europa dell'est, sono i prossimi candidati, e non solo. Già si possono sentire le voci per cui anche la condizione finanziaria dei centri capitalistici, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania, potrebbe aggravarsi drammaticamente. Le conseguenze prodotte dai patti di salvataggio e dai programmi di sostegno economico, che dovrebbero stimolare e simulare il ritorno della crescita, minacciano di ripercuotersi, nel breve e nel medio termine, sul sistema finanziario e sulla situazione economica.
L'Unione Europea vuole chiudere le crepe della struttura, mettendo sotto curatela il bilancio statale della Grecia. A scadenza trimestrale dovranno essere rese obbligatorie drastiche misure di contenimento. In un paese già perturbato, questo porterà al collasso del sistema sociale e dell'economia locale. Se si considera che questo caso viene portato come esempio, si può prevedere quello che finirà per accadere, prima o poi, a tutti i paesi centrali, dentro e fuori dall'Unione Europea (incluso il miracolo economico cinese). In Germania, il giro di vite rispetto ai contributi per la Sanità è solo una piccola prova in anticipo. Una nuova ondata di smantellamento dei sistemi di previdenza statali e delle infrastrutture pubbliche si unisce all'ondata imminente di fallimenti di imprese e di licenziamenti. Anche sotto questo punto di vista la Grecia può essere considerata un pioniere.
Nel frattempo, la zona euro si trova ad essere soggetta ad un vero e proprio test di resistenza. L'idea che la costruzione artificiale dell'euro, impiantata nel contesto della concorrenza della globalizzazione, a partire da livelli nazionali di accumulazione e di produttività del tutto differenti fra loro, potesse ascendere a nuova moneta mondiale si è rivelata un'illusione. La frenata di emergenza sulle finanze greche mostra tutta la fragilità del sistema monetario europeo. Nella difficile situazione in cui si trovano, i paesi dell'Unione Europea hanno messo sotto controllo i paradisi fiscali, da tempo tollerati all'interno dei propri ranghi. Un animato dibattito, avvenuto sul primo canale della televisione tedesca, a proposito del nuovo "assalto alle banche in Svizzera", è stato assai eloquente. Dopo Steinbrück, anche Schäuble, a maggior ragione, vorrebbe ripulire le casseforti svizzere. A fronte della montagna di debito, dell'ordine di grandezza di miliardi di euro, "l'assalto alle banche" da parte dello Stato che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe rastrellare 200 milioni, può essere definito solo col termine di disperazione. In tal modo, diventano evidenti anche le contraddizioni fra il sistema giuridico nazionale e quello internazionale. A questo punto, i problemi vengono risolti, per così dire, a cazzotti. La crisi economica mondiale è assai lontana dall'essere finita. Dopo i mercati finanziari, tocca alle finanze pubbliche costituire il prossimo catalizzatore di una destabilizzazione economica, in cui la svalorizzazione generale del capitale procede a scatti.
- Robert Kurz - Pubblicato il 5 febbraio 2010 su Neues Deutschland -
fonte EXIT!
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