giovedì 23 giugno 2016

Comunità sessuali

Homo-03

Homo 03. La nascita di una "questione sessuale"
- di G.D. -

Perché l'omosessualità, teorizzata per la prima volta dai suoi difensori, è stata poi rapidamente assunta da dei censori desiderosi di reprimerla o di "guarirla". Perché la modernità capitalista ha separato "la sessualità", e l'ha creata come categoria a parte. Prima si è censurato l'oltraggio alle autorità, alla religione, così come si è fatto con la morale sessuale. Il 19° secolo laicizza i costumi. Ma, facendo del sesso un tabù, la società capitalista in ascesa lo tematizza nella politica pubblica e nel discorso, e promuove "la sessualità" a fenomeno da comprendere e da inquadrare. L'arrivo sulla scena pubblica della "omosessualità" è inseparabile dall'arrivo di una "questione sessuale".

La nascita di una specializzazione
È nel 19° secolo e all'inizio del 20° secolo che appare il termine ed il concetto di sessualità, e che viene consacrato da Freud nel 1905 nei suoi "Tre saggi sulla sessualità". Le realtà cui si riferisce questo termine (ed altre come il sadismo ed il masochismo) esistevano da molto tempo, ma è solo allora che entrano, in quanto oggetto specifico, nella gestione politica e nel discorso pubblico, poiché c'è bisogno di delimitare per mezzo di questo vocabolario una settore delle attività umane che "pone un problema".

Già l'Enciclopedia di Diderot, inventariando e classificando le arti, le scienze ed i mestieri, invitava l'individuo a fare il giro della proprietà, la passeggiata, come diceva Goethe, in "una grande fabbrica". Più di un secolo dopo, il capitalismo ha bisogno di denominare, di specificare tutto per un fine produttivo. È la prima società in cui ciascuno si trova ad essere definito innanzi tutto a partire dal suo posto nel sistema di produzione. Il capitalismo sistematizza delle conoscenze e delle tecniche - alcune di esse millenarie - al servizio della produttività delle imprese e non più semplicemente della ricchezza di un sovrano o di un paese. Parallelamente alla scienza economica, nasce un'economia politica della popolazione, in cui la demografia gioca il ruolo di conoscenza particolare, assistita dalla sociologia e dalla psicologia. Un modo di produzione caratterizzato dalla produttività e dalla normalizzazione, deve definire "il normale". In particolare, con l'assegnare alla donna un ruolo produttivo, nella casa così come nella fabbrica.

È cosa ben nota che i borghesi del 19° secolo hanno messo l'ordine morale, il rispetto della famiglia e le tradizioni di obbedienza, al servizio della disciplina che facevano regnare nelle loro fabbriche. Ma, allo stesso tempo, il lavoro salariato portava al declino della famiglia in quanto cellula economica di base e mandava a lavorare fuori casa il marito, la moglie e i bambini. Con un duplice effetto: nell'artigianato e nel commercio, la famiglia cominciava a non essere più l'unità economica di base, e nella borghesia la proprietà familiare cedeva terreno alla Società per Azioni.

«Il legame interno della famiglia, i diversi elementi relativi all'idea di famiglia, per esempio l'obbedienza, la pietà, la fedeltà coniugale, ecc., tutto questo è stato dissolto; ma il corpo reale della famiglia, le condizioni finanziarie, l'atteggiamento esclusivo riguardo le altre famiglie, la coabitazione forzata, le condizioni dovute al fatto stesso dell'esistenza di bambini, all'architettura delle città moderne, alla formazione del capitale, ecc., continueranno a sussistere, benché alterate sotto molti aspetti; gli è che l'esistenza della famiglia è resa necessaria dai suoi legami con il modo di produzione, che sfugge alla volontà della società borghese. (...) La famiglia continua ad esistere, anche nel 19° secolo, solo che questo processo di decomposizione è diventato più generale (...)» (Marx, L'deologia tedesca, 1846).

Anche prima del 1846, i contemporanei avevano constatato questa dissoluzione dei legami tradizionali, per deplorarla, o per rallegrarsene, considerando l'avvento di un "universalismo" celebrato da Hegel: parafrasando Saint Paul, annuncia una società in cui l'uomo "non vale in quanto è greco, romano, indiano, ebreo, in quanto nato buono o cattivo; ma egli ha al contrario un valore infinito in sé, in quanto uomo". Potenzialmente, la società salariale libera l'individuo dai legami di sangue, di origine, di natura, di suolo... e del sesso.

Il modo di produzione capitalista si dimostra in effetti come il solo sistema che ha dei problemi con gli "uomini" in quanto sesso dominante; trattando gli esseri umani prinicpalmente in quanto fattori di produzione, approfitta dell'ineguaglianza dei sessi ma promuove anche la fluidità degli individui - donna o uomo, cattolico o protestante, credente o ateo, etero o omo - sul mercato del lavoro. Una contraddizione alla quale si adegua, ma cui deve adattarsi, cosa che fa in modi diversi secondo il luogo ed il momento.

Perché i sessuologhi?
K.-H. Ulrichs faceva notare che la maggior parte di coloro che si opponevano alle sue teorie erano dei psichiatri, medici della follia, che avevano avuto a che fare con gli Uranidi solo nei manicomi, quindi avevano incontrato necessariamente soltanto dei "malati" [*1].

La parola sessualità fa data dal 19° secolo. Gli etimologisti discutono per decidere se la lontana origine del termine sesso si riferisce a ciò che separa o a ciò che accompagna. Non decideremo al loro posto. Constatiamo soltanto l'ambiguità prevalente, come se il linguaggio si fosse rassegnato ad opporre due facce della stessa realtà. Ogni definizione deve separare un significato dal significato simile, l'arte di classificare consiste quindi nel collegare ciò che è disunito, compito ancora più arduo quando si tratta del sesso. La medicina si impegna quindi a collegare azioni, comportamenti e dati biologici in cento modi differenti secondo il criterio scelto, moltiplicando in tal modo tipologie e neologismi. Il ritaglio esige un re-incollaggio. Richard von Krafft-Ebing, un best-seller, ha reso popolari una serie di parole, tra cui "pedofilia". Le autorità riconosciute saranno quelle i cui neologismi verranno trasmessi dall'ambito accademico al pubblico istruito, prima di essere adottato dal linguaggio corrente per passare ai posteri.

La sfida epocale, è quella di separare ciò che è innato da quello che viene acquisito: gli amori mascolini si spiegherebbero a partire da una degenerazione congenita, o per una mancanza morale, un difetto psicolgico, o per una causa sociologica? Qualunque sia l'opzione scelta, la scienza dell'epoca è quasi unanime nel vederla come una deviazione rispetto all'attrazione "naturale" fra i due sessi, un'inversione, da cui la longevità del termine 'invertito'. La patologia dell'omosessuale sarebbe quella di soffrire di una contraddizione fra la sua autonomia ed il suo desiderio.
Nel dibattito hanno corso giochi di potere. A seconda che si insista (come fa Zola nei suoi romanzi) sull'ereditarietà, o al contrario sull'educazione (e la rieducazione), si conferisce priorità all'azione del medico o a quella del poliziotto. Infatti, psichiatria e giustizia collaborano, il medico opera in qualità di esperto presso il tribunale.
In questo dispositivo, nel suo voler rendere conto solo a sé stessa, la psicoanalisi ha un ruolo eminente.

Se da più di un secolo Freud occupa così tanto posto nelle menti, ciò è dovuto non tanto a dei meriti intrinsechi ai suoi concetti (il complesso d'Edipo, in particolare), quanto alla sua capacità di sistematizzare uno stato di crisi, riassunto in un testo del 1908 dal titolo eloquente: La morale sessuale "civile" e la malattia nervosa dei tempi moderni. Fino ad allora i moralisti invocavano dei principi supposti come indiscutibili. La novità freudiana, è quella di fare come se l'individuo, anziché obbedire ad una morale che si pretende eterna, sia in grado (aiutato dalla psichiatria, ovviamente) di cercare la propria strada. Da modello, la famiglia passa ad essere ormai il nodo di contraddizioni da sciogliere. Da momento idealizzato di apprendimento, l'infanzia diviene patogena. Prima, dovevo rispettare la tradizione. Ora, devo fare ciò che mi consenta di inserirmi meglio che posso nella società. La morale sessuale si secolarizza: di passa dalla Legge alla legge.

È il momento in cui il regno del padre ha cominciato ad essere messo in discussione ed è diventato oggetto della teoria. La figura paterna centrale non va più da sé, ed il modello familiare "borghese" è arrivato ad essere percepito più come problema che come soluzione. L'edificio freudiano, appreso e volgarizzato, ha offerto allo "Occidente" un modo di pensare la sua crisi familiare ed la trasformazione del rapporto fra i sessi. Come diceva Karl Kraus, la psicoanalisi è la malattia mentale di cui crede di essere la terapia.

Freud vede nell'omosessualità l'effetto di uno sviluppo interrotto: ciascuno si costruisce per tappe, purtroppo l'omosessuale si è fermato per strada. Se Freud ritiene impossibile poter "guarire" un omosessuale, è perché lui (assai più della maggior parte dei suoi colleghi, dei suoi allievi e dei suoi successori) prende sul serio la fondamentale bisessualità dell'essere umano. In fondo, per Freud, l'omosessualità non è né più né meno ambigua dell'eterosessualità, dal momento che secondo lui tutt'al più la medicina addolcisce una vita affettiva e sessuale che è inevitabilmente fonte di problemi e di sofferenze.

Questo implica che vengano catalogati i disturbi. "Per cortesia, un po' d'ordine in queste orge; ne occorre anche nel delirio e nell'infamia.", scriveva Sade. Col medesimo sistematismo e con molto meno immaginazione, gli psichiatri non vogliono smettere di ordinare il disordine, classificando le perversioni come se fossero varietà di specie biologiche. Qualche volta con comprensione e tolleranza: Krafft-Ebing e Freud non sono gli unici medici contrari alla criminalizzazione dell'omosessualità. Ma dal momento che il loro obiettivo rimane quello di gestire ciò che supera il limite, psicologi e medici divengono degli specialisti della pacificazione della morale. Basandosi la società capitalista più sulla norma che sul divieto, bisogna riconoscere i problemi per governarli. In seguito, verso la fine del 20° secolo, il capitalismo approfondirà il suo dominio, la normalizzazione della morale non richiederà più una norma unica.

Discorso e rapporti di classe
Prima di gerarchizzare la morale, e per poterla gerarchizzare, si è dovuto sottomettere il lavoro, insegnando al proletario la disciplina di fabbrica e gli obblighi temporali. Si supponeva così di organizzare la popolazione lavoratrice, facendosi carico dell'ambiente, dell'urbanistica, della salute, della maternità e dell'istruzione. Le misure di salute pubblica vanno di pari passo con il collocamento e con l'inquadramento dell'immigrazione. Misurare e quantificare per controllare tutto. Fino all'assurdo, come l'ossessione del 19° secolo per la masturbazione, che veniva equiparata ad uno spreco dell'energia che bisognava riservare alla riproduzione della specie.

Ad esempio, mentre la prostituzione aveva potuto essere un commercio da organizzare (bordelli municipali nel Medioevo) oppure una professione da reprimere (reclusione e deportazione nel 17° secolo),è ora il soggetto di una politica sanitaria, con una regolamentazione, un controllo medico, e la trasformazione dei bordelli in case chiuse o di tolleranza.
Tuttavia, nel 19° secolo la parte di spesa sociale nel bilancio dello Stato è minimo, e tale rimane fino al 1914. L'evoluzione, assai lenta, avviene sotto la pressione delle lotte dei proletari, del movimento operaio e di imperativi economici, politici e militari. L'amministrazione della popolazione è determinata da relazioni sociali che sono in primo luogo rapporti di classe.

È precisamente questo ciò che Foucault non può comprendere, in quanto definisce il capitalismo come l'istituzione di tecniche di potere "disciplinare" e "bio-politica", di cui il rapporto capitale-lavoro sarebbe solo un effetto. Dall'abbondanza di testi destinati alle donne degli strati superiori, egli conclude che regolare la sessualità dei borghesi fosse prioritario rispetto all'organizzazione della riproduzione dei proletari. Come se la società borghese avesse come fondamento i suoi discorsi su sé stessa. Foucault rovescia la causalità. Il fatto determinante, è la sottomissione dei proletari - donne ed uomini - al loro ruolo di proletari, e ne deriva l'assegnazione dei borghesia del loro ruolo di borghesi.

In sostanza, per Foucault, la società capitalista non produce innanzi tutto del valore accumulato per mezzo del lavoro, ma del controllo e dell'assoggettamento. Ciò che lui privilegia, sono le istituzioni che codificano e riproducano le forme di potere, e spiega la storia a partire dal passaggio da un tipo di potere ad un altro. Ben lungi da venire approfondita ed arricchita, la critica dell'economia politica si vede qui rimpiazzata da una tecnologia del dominio, da una tecnologia allo stesso tempo politica, sociale, ideologica ed affettiva, in cui il rapporto lavoro salariato/capitale non è altro che una forma di potere fra le altre.

Produzione di un'identità
La storia e l'etnologia ci insegnano la ricchezza e la varietà dei rapporti sessuali fra gli uomini: che si tratti di pederastia (nel senso esatto del termine) nell'antichità, dalla fellatio iniziatrice fra adulti ed adolescenti maschi nella Nuova Guinea, o dalle abitudini di vita comune fra giovani uomini ed uomini adulti, abitudini che il nostro 21° secolo sarebbe tentato di definire omoerotiche. In queste diverse manifestazioni, non si tratta affatto di "pratica sessuale": ma solamente di riti di iniziazione necessari a raggiungere lo stadio di una mascolinità "eterosessuale", cioè a dire un un ruolo pienamente maschile: formare dei guerrieri e dei padri. Laddove noi vediamo della bisessualità (e/o della pedofilia) nei rapporti sessuali fra un "Erastès" adulto ed il giovane "Eromenos", l'antica Grecia vedeva un ingresso nella "vera" o completa mascolinità adulta. Dopo questa fase, una simile attività sessuale era proibita o condannata, e la "passività" sessuale in un adulto era malvista. Non era affatto questione di scelta, dell'incontro di due desideri che potevano avere la particolarità per cui l'uomo preferiva un altro uomo ad una donna.

Perché ci fosse omosessualità, si è reso necessario che la sessualità fosse trattata e pensata come una pratica, come un oggetto sociale specifico, distinto dalla vita della famiglia. Naturalmente, è in seno alla famiglia che hanno luogo un gran numero di pratiche sessuali, ma la sessualità non coincide con la vita della famiglia e con quello che ivi avviene (patriarcato, procreazione, cura dei bambini, educazione, trasmissione del patrimonio...). La novità è apparsa nel 19° secolo, è un processo sociale (accompagnato da opinioni e teorie diverse) dell'atto sessuale visto come specifico. Un secolo dopo, con la pillola, la separazione della sessualità dalla riproduzione (quindi dalla famiglia) è andato ancora più lontano, ma il processo era cominciato cento o centocinquant'anni prima.

Facendo della sessualità un'area specifica, la società capitalista stabiliva un parallelo: omosessualità ed eterosessualità venivano inventate l'un l'altra in una polarizzazione reciproca. Fra le due, non c'è parità, è evidente: la normatività sta dalla parte dell'eterosessualità, in quanto essa sola garantisce l'ordine sessuale necessario alla riproduzione sociale, ed il diritto così come la morale condannano l'omosessualità. Bisognerà attendere la fine del 20° secolo, ed un modo di produzione che domini tutto l'insieme dei rapporti sociali, perché la società si adegui a forme familiari flessibili e all'omosessualità.

Nel frattempo, quest'identità repressa ha spesso dato origine ad una sorta di "comunità" particolare, con una cultura marginale, generalmente sotterranea, frequentemente repressa, ma talvolta anche capace di affiorare alla superficie o ai margini della "buona" società.
Alla fine del 19° secolo, è diventato possibile arrivare a "concepirsi come definito dall'attrazione verso le persone dello stesso sesso (...) e più tardi a costruire una comunità su tale base" (Neil Miller)

(questo sarà il soggetto del capitolo seguente - continua...)

- G.D. -  pubblicato su DDT21 Douter de tout…


NOTE:

[*1] - Su Ulrich, difensore dell'omosessualità ed uno dei suoi primi teorici, vedi     http://francosenia.blogspot.it/2016/04/le-cose-e-le-parole.html

fonte:  DDT21 Douter de tout…

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