Il delirio di presunzione dell'Unione Europea
- di Gianfranco Sanguinetti –
Il delirio di presunzione demente dell'Unione Europea è stato sanzionato l’altro ieri dal referendum in Gran Bretagna. I piccoli despoti corrotti di Bruxelles, che hanno dichiarato guerra ai diversi popoli sottomessi dall'Unione Europea, non se l'aspettavano affatto: abituati a decidere tutto senza mai tenere conto dei popoli, avvezzi all'impunità garantita loro dalla loro stessa irresponsabilità, abituati ad obbedire soltanto alle lobby internazionali, delle quali sono i mercenari armati, hanno continuato a provocare senza posa tutti i popoli, non immaginando neppure mai che questi potessero reagire. Dopo aver distrutto la Grecia e Cipro, dopo aver portato a termine un colpo di Stato nazista in Ucraina, scatenando una sanguinosa guerra civile nel cuore dell'Europa, dopo aver ridotto i popoli alla miseria ed alla disoccupazione, imponendo delle leggi sul lavoro che cancellano in un sol colpo due secoli di lotte per i diritti dei lavoratori, riducendo la Francia ed il Belgio ad un perpetuo stato di emergenza, e l'Italia, il Portogallo e la Spagna alla miseria, questi arroganti burocrati non eletti pretendono ancora di essere accettati ed obbediti dalle nazioni che umiliano ed opprimono. Si concedono addirittura il lusso di meravigliarsi se i britannici li rifiutano. Un vero e proprio delirio di presunzione.
L'Unione Europea, con le sue guerre in Africa ed in Medio Oriente, ha causato le migrazioni che vengono imposte agli Stati membri, ha trasformato il Mediterraneo in un cimitero, ed i paesi europei in campi di concentramento per i rifugiati, servendosi del terrorismo per imporre dappertutto le sue leggi dittatoriali, governa per mezzo del terrore economico, della coercizione, attraverso l'austerità e l'espropriazione di ogni sovranità delle nazioni, con le sue leggi ottuse, con il cretinismo spietato delle sue regole, con il dispotismo della sua moneta, imponendo trattati segreti che vanno contro gli interessi dei popoli e che nessuno ha mai visto né discusso (TTIP). L'Unione Europea governa all'interno con la forza e la violenza, la menzogna e le minacce, i ricatti ed il terrore; all'esterno con la guerra, i colpi di Stato, le ripetute provocazioni nei confronti della Russia.
L'Unione Europea, così come è stato per l'Unione Sovietica, non è riformabile dal suo interno, al contrario di quel che le anime belle si compiacciono di ripetere, cantando il vecchio ritornello di ogni potere arbitrario ed abusivo. Non è riformabile, perché l'Unione Europea non è stata concepita per funzionare con le regole della democrazia, tali regole non fanno parte né della sua architettura né dei suoi meccanismi, tanto meno, soprattutto, del suo programma e dei suoi intenti.
Fin dal suo inizio è stata animata da un intento perverso, quello di distruggere l'autonomia di ogni nazione, di distruggere quello che il filosofo Hegel sosteneva "essere la prima libertà e la suprema dignità di un popolo" [*1].
A questo proposito, esiste un documento profetico: nel 1957, nel corso del dibattito sul Trattato di Roma, Pierre Mendès France aveva messo in guardia contro un progetto ispirato ad "un liberalismo ottocentesco". Quest'avvertimento dimenticato oggi risuona potente nel nostro presente dove è esplosa la crisi di un'Europa che ha perso la fiducia dei popoli. Vale la pena leggerlo.
«L'armonizzazione deve avvenire nel senso del progresso sociale, afferma il deputato Mendès France, nel senso di un innalzamento parallelo dei vantaggi sociali e non (...) a profitto dei paesi più conservatori e a detrimento dei paesi socialmente più avanzati.»
«Miei cari colleghi, continua Mendès France, mi è capitato spesso di raccomandare maggior rigore nella nostra gestione economica. Ma non mi rassegno, lo confesso, a farne giudice un Aeropago europeo in cui regna uno spirito che è ben lontano dall'essere il nostro. Su questo punto, metto in guardia il governo: non possiamo lasciarci spogliare della nostra libertà di decisione riguardo le materie che interessano così da vicino la nostra concezione stessa di progresso e di giustizia sociale; le conseguenze potrebbero essere troppo gravi, sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista politico.»
«Stiamo attenti: il meccanismo una volta messo in moto, non potrà più essere fermato. (...) Non potremo più liberarcene. Saremo del tutto assoggettati alle decisioni dell'autorità sovranazionale davanti alla quale, se le cose vanno troppo male, saremo costretti a mendicare deroghe ed esenzioni, che non ci verranno concesse, siatene certi, senza contropartite e senza condizioni.»
Alla fine del suo discorso, Mendès France sottolinea il nocciolo del dissenso: questo progetto di mercato comune, riassume, «è basato sul liberalismo ottocentesco classico, secondo cui la pura e semplice concorrenza risolve tutti i problemi».
In altre parole, un liberalismo economico che manda in rovina ogni liberalismo politico, imponendo alla vita sociale la legge ferrea della concorrenza, a scapito della solidarietà collettiva e delle libertà individuali.
« L'abdicazione da parte di una democrazia può assumere due forme, conclude Mendès France, o il ricorso ad una dittatura interna, con la consegna di tutti i poteri ad un uomo della provvidenza, o con la delega di questi poteri ad un'autorità esterna, la quale, in nome della tecnica, eserciterà in realtà il potere politico, dal momento che è facile si arrivi, in nome di un'economia sana, a dettare una politica monetaria, di bilancio, sociale, insomma "una politica", nel senso più ampio del termine, nazionale ed internazionale.»
«Dire questo, aggiungeva Pierre Mendès France, non significa essere ostile all'edificazione dell'Europa, ma non volere che l'impresa si traduca, un domani, in una terribile delusione per il nostro paese, dopo una grande e luminosa speranza, dovuta alla sensazione che innanzitutto ad esserne le vittime sarebbero i suoi elementi già più svantaggiati.»
Per non averlo ascoltato, oggi viviamo in quei tempi di "terribile delusione" predetti da Mendès France. [*2]
Resta da notare anche che l'Unione Europea ha perso tutti i referendum popolari che si sono svolti fino ad oggi. Tuttavia continua, come se niente fosse, ad ignorare i risultati del voto democratico dei popoli, cosa che la dice lunga sulla guerra che conduce contro ogni espressione democratica. L'Unione Europea ignorerà anche il referendum britannico? Già si parla di annullarlo e di farne un altro.
Qualunque cosa accada, i popoli europei saranno costretti dall'arroganza dell'Unione Europea, uno dopo l'altro, a prendere congedo da questo mostro, come hanno fatto i britannici, senza alcun rimorso o scrupolo, senza nessuna nostalgia, e senza pietà, visto che, fin dalla sua nascita, questo mostro ha svolto il ruolo di abusare di loro. Ed è questo ciò che dovranno fare prima che sia troppo tardi.
- Gianfranco Sanguinetti - 25 giugno 2016 -
NOTE:
[*1] - G.F.W. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto.
(traduzione dal francese di Franco Senia. Revisione di Gianfranco Sanguinetti)
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