« Abbiamo stabilito, come obiettivo, di voler contrastare la negazione e l'oblio. » - precisa Hazem el Moukaddem che, nel suo libro "Panorama des groupes révolutionnaires armés français, de 1968 à 2000", insegue il percorso misconosciuto dei gruppi armati in Francia dopo il '68, le loro esperienze radicali, cercando di fornire spunti di riflessione sulla realtà attuale. Una storia, questa, assai sovente ignorata; la storia della lotta armata francese si svolge nel contesto di una classe operaia che comprende molti immigrati e, quindi, si sviluppa privilegiando i problemi internazionali e la lotta contro l'imperialismo, in una situazione in cui l'estrema sinistra tradizionale rifiuta la violenza rivoluzionaria, e dove tutti i partiti sono d'accordo ad esprimere il loro consenso nei confronti della criminalizzazione e della depoliticizzazione della lotta armata.
Hazem el Moukaddem rifiuta la teoria per cui la lotta armata si iscriverebbe all'interno di un approccio minoritario al problema della costruzione di un movimento insurrezionale più ampio e preferisce leggere direttamente i giornali e gli opuscoli dei gruppi rivoluzionari, per studiarne il contenuto politico. La lotta armata in Francia, come in tutto il mondo, si sviluppa a partire dal contesto sopravvenuto al maggio del 1968. Lo stato francese, con i suoi tratti ereditati dal colonialismo e dal gollismo, adotta da subito dei metodi di repressione altamente efficaci; l'anti-terrorismo, in Francia, si basa sulla contro-informazione e sulla negazione del conflitto. Ripercorrere la storia dei gruppi rivoluzionari armati in Francia, permette di riportare alla luce una memoria deliberatamente seppellita.
La Gauche prolétarienne (GP) e la Nouvelle résistance populaire (NRP) promuovono lo sviluppo della lotta armata negli anni che vanno dal 1969 al 1973. La Gauche prolétarienne, gruppuscolo maoista, moltiplica, in quel periodo, le sue azioni violente volte a colpire l'estrema destra ed il padronato. « Ovunque, le azioni dei partigiani si moltiplicano: pestaggi dei capetti, sabotaggi, incendi ... », la Gauche prolétarienne sottolinea sempre più la necessità di un'autodifesa popolare in gradi contrastare la repressione dello stato. A conti fatti, il maoismo della GP, come quella del gruppo Vive la révolution (VLR), sembra assai più spontaneista che marxista-leninista ortodosso. In un testo della GP del 1970, la lotta dei partigiani attraverso l'azione violenta viene associata al sostegno popolare. « La nostra presenza presso le masse si rafforza, il sostegno popolare cresce ed in alcune grandi fabbriche il suolo comincia a tremare sotto i piedi dei padroni e della polizia sindacale. » Intanto lo stato cerca di dipingere la GP come un gruppuscolo marginale. Ed ecco perché la lotta armata deve accompagnarsi ad una intensa propaganda politica, in grado di mantenere una connessione con la popolazione. Così, la GP denuncia « i poliziotti in borghese del PCF e deli sindacati » che si oppongono al vero potere popolare. La lotta armata, in questo quadro, deve « spezzare l'ideologia pacifista legalitaria, ideologia di sottomissione mantenuta dai sindacati ». Il quadro legale e sindacale impedisce che si attacchi l'ordine capitalista, per questo motivo la GP propone una strategia rivoluzionaria in grado di impiantarsi nelle fabbriche e nei luoghi di concentrazione del proletariato, laddove le azioni devono permettere, soprattutto, di « sviluppare l'iniziativa delle masse » ed intensificare la spontaneità della rivolta.
In questo contesto, la Nouvelle résistance populaire decide di togliere di mezzo Nogrette, responsabile delle Risorse Umane alla Renault. Alla Renault, una guardia ha ucciso un militante che distribuiva dei volantini. Ma la NPR non intende affatto l'esecuzione di Nogrette come un atto di vendetta; si tratta soprattutto di denunciare la politica della Renault che licenzia gli operai e che ha stabilito un regno di terrore, puntando il dito, allo stesso tempo, contro i dirigenti aziendali che impongono disciplina e gerarchia. La NRP cerca il sostegno popolare, ma non il sostegno delle organizzazioni politiche e sindacali che rifiutano di uscire dai confini della legalità. « Le pratiche illegalitarie, dirette, cioè a dire quelle pratiche che sconvolgono la vita politica tradizionale, sono necessariamente sgradite a quelle organizzazioni le quali, tutte, partecipano a questa politica tradizionale, basata su un sistema di elezioni, di "rappresentanza", cioè di accantonamento della volontà popolare. » Ma la NPR sottolinea che « E' evidente che la rivoluzione è il movimento delle grandi masse, e le azioni di piccoli gruppi possono solo aiutare la rivoluzione; mai farla. » Però delle azioni minoritarie possono permettere ad un movimento di massa di svilupparsi. Soprattutto, pratiche di lotta come il sabotaggio ed il sequestro possono diffondersi. Contro l'ideologia della Resistenza e dell'Unità nazionale, la NRP insiste sulla guerra di classe. Tuttavia, questo gruppo armato si limita a delle azioni simboliche. Le azioni della NRP non s'iscrivono affatto nella costruzione di un rapporto di forza, sebbene i maoisti cerchino di creare delle milizie popolari e dei gruppi di autodifesa operaia per combattere i padroni. Essenzialmente, la NPR mira a diffondere la violenza rivoluzionaria e a metterla all'ordine del giorno nell'insieme della popolazione.
E' il 1973, quando Puig Antich del Movimiento iberico de libéracion (MIL) viene arrestato dallo stato spagnolo, prima di essere torturato ed ucciso. I Groupes d’action révolutionnaire internationaliste (GARI) si formano allora, in sostegno del giovane anarchico, e raggruppano vecchi attivisti del MIL e dei gruppi autonomi di Toulose e della Spagna; organizzano attentati ad infrastrutture come ferrovie, porti, tutte le vie di comunicazione, per bloccare il flusso commerciale fra la Spagna e la Francia. Allo stesso tempo, puntano il dito contro quegli ambienti rivoluzionari che denunciano le loro azioni come terroriste o minoritarie, rimanendosene nella loro routine del tutto inoffensiva. Nel 1974, si formano le Brigades internationales (BI) che raggruppano vecchi maoisti della GP e giovani autonomi. Vengono attaccate varie ambasciate. Le BI denunciano la dittatura in Iran, sostenuta dallo stato francese. « Le azioni armate sono simboliche ed efficaci nella misura in cui l'efficacia è simbolica: essa dimostra che è possibile rompere con le pratiche pacifiste e masochiste della sinistra francese. » - scrivono le BI, questo gruppo che rifiuta la clandestinità, la specializzazione e la militarizzazione.
Altri vecchi attivisti della GP, insieme a giovani autonomi, creano, a loro volta, la Noyaux armés pour l’autonomie populaire (NAPAP), nel 1977, riferendosi all'Autonomia italiana. «Quello che ci colpisce e ci interessa, nell'esempio italiano, sono le vittorie reali delle forze popolari rivoluzionarie nel loro modo di pensare, d'agire, ma soprattutto di vivere nel 1977 ». Questo gruppo incoraggia i movimenti che si sviluppano fuori dai partiti e dai sindacati, sostiene i comitati autonomi nelle fabbriche, così come le occupazioni e le auto-riduzioni. La disobbedienza civile diviene una pratica da diffondere contro il capitalismo in tutti i suoi aspetti nella vita quotidiana. Tramoni, il vigilante che ha ucciso Pierre Overney alla Renault, incarna il terrore padronale nella fabbrica: il NAPAP decide di ucciderlo. « L'esecuzione del poliziotto Tramoni si iscrive nella lotta attuale dei lavoratori per prendere in mano il proprio destino. Cominciando così da subito a prendere il potere nella loro vita quotidiana ».
Action directe (AD) si costituisce nel 1979, un gruppo ristretto che entra in clandestinità, stringendo legami con altri gruppi armati d'Europa, tra cui la Rote Armee Fraktion tedesca (RAF). AD elimina il generale Audran, alto funzionario del Ministero della Difesa francese, e Georges Besse, padrone tirannico della Renault. Poi, insieme alla RAF, passano a compiere azioni contro la NATO e contro l'Europa dell'ovest in quanto centro dell'imperialismo. AD, nel suo comunicato di rivendicazione della morte di Besse, indica la Renault come un laboratorio nel quale lo stato cerca di imporre condizioni di lavoro sempre più dure, per mezzo della flessibilità e del controllo dei salari. Il gruppo proseguirà la sua riflessione dalla prigione, su un movimento sociale che oramai riposa su « la trilogia della "socialdemocrazia" del simulacro oppositivo: lo statismo, il produttivismo e il moralismo ».
Jean-Marc Rouillan, membro di AD, considererà il suo percorso in un'intervista, nel 2007. Il movimento contro la globalizzazione gli appare come una nuova impostura militante. La sinistra della sinistra e i no-global non vogliono affatto un altro mondo ma, piuttosto, un altro capitalismo. Le lotte sociali attuali non si iscrivono più in una prospettiva di rottura con l'ordine esistente. Il proletariato ora deve costruire e riappropriarsi delle proprie lotte.
Ma anche senza essere dei gruppi armati, i movimenti hanno praticato l'azione diretta violenta, nelle lotte contro la prigione, contro il nucleare, o per la solidarietà internazionale, la violenza sembra diffondersi. A partire dal 1975-76, l'autonomia politica valorizza l'illegalismo. Questi movimenti raggruppano le nuove figure proletarie, come i disoccupati, i precari. Il saccheggio ed il sabotaggio diventano pratiche di lotta. « Cortina di ferro ad est, cortina di fumo ad ovest: l'uniformizzazione del modo di pensare (quello dell'uomobiancoincravattato) non può avvenire che attraverso il genocidio fisico e culturale di tutti quelli che non vogliono sottomettersi », osservano gli Hooligans internationalistes. Durante gli anni '80, l'antifascismo radicale rompe la monotonia dele regime socialista. Nella regione di Toulouse si sviluppano gli "Scalp" (Section carrément anti Le Pen), ma anche i "Black War", che praticano la lotta armata. Negli anni '90, i Franc tireurs et partisans (FTP) lottano contro il Front National nella regione di Marsiglia. Alcuni locali del Fronte di Le Pen vengono attaccati con esplosivi.
Queste esperienze storiche possono ispirare nuove pratiche di lotta. I gruppi armati tentano di costruire uno spazio al di fuori della camicia di forza di partiti e sindacati, legati al rispetto della legalità. Pur rifiutando la violenza e le armi, sembra oramai indispensabile uscire dalla routine militante con le sue manifestazioni-passeggiate, i suoi scioperi corporativi e i suoi movimenti controllati dai burocrati. Soprattutto, questi gruppi rivoluzionari hanno insistito sull'importanza della conflittualità. Oggi, l'interiorizzazione delle norme statali e di mercato si è tradotta nel trionfo del conformismo, dell'obbedienza e del cittadinismo.
2 commenti:
In quegli anni, qualsiasi aderente al PCI andasse in Francia si legava alla gauche, perché il PCF era più conservatore del PCI. Chissà oggi, che tante cose sono cambiate...
Laila, ti rispondo subito perchè negli anni '60 ero un militante troskista e praticavo "l'entrismo" nel PCI e lo lasciai per entrare nel Potere Operaio Pisano ma non nell'allora Psiup; oggi non entrerei in SEL o Cinque Stelle ma in alcuni Centri sociali, Comitati o Collettivi di intervento nel sociale e, diciamocelo francamente, non adererirei a Gruppi armati di nessun tipo, ma non disdegnerei la pratica della violenza rivoluzionaria, come strumento di difesa e di offesa. Gianni Landi
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