A novant'anni, gli piace pranzare nel quartiere est di Manhattan, in un locale che era di proprietà di Frank Sinatra, il "PJ Clark", il posto dove incontrò Denise Baker, madre divorziata con due figli: l'ultima conquista di un uomo, la cui reputazione con le donne gli ha lasciato sei cicatrici sotto forma di sei diversi matrimoni. LaMotta, ferito dalla vita, ha sempre avuto la forza di rialzarsi. Ha perso due figli, uno a causa di un tumore, l'altro in un incidente aereo, ma ha saputo andare avanti, anche mentre riceveva punizioni così dure. Altre volte, mangia in un piccolo ristorante, sempre nella zona est, da Raffaele, dove può gustare una cassata siciliana mentre si vanta di fare ancora più di 20 flessioni al giorno e non smette di guardarsi le mani, pensando ad alta voce.
"Mi sono rotto queste mani sei volte durante i combattimenti, ma le ossa guariscono. Le mie mani erano sempre troppo piccole per un campione dei pesi massimi. Erano armi corte, ma erano pura dinamite". Testimonial di diverse associazioni caritatevoli, e macchina per fare soldi, grazie al suo sito web (dove i fan possono acquistare la sua vestaglia leopardata per 350 dollari, oppure un paio dei guanti usati per combattere contro Ray 'Sugar' Robinson, per 200), il newyorkese più duro del Lower East Side non ha perso la capacità di raccontare barzellette cattive e di ricordare, in sequenza, i passaggi della sua vita movimentata. Aggredì la vita a cazzotti, e imparò subito a incassarli. Pugile leggendario, uomo impossibile, marito censurabile, padre incompetente. Ora, la leggenda del Bronx percorre l'ultimo tratto della sua vita. "Mai indietreggiare, mai arrendersi, mai". Ha seppellito il suo cuore sul ring, ma non ne vuol sapere di ammettere di aver passato da un pezzo gli ottant'anni. Passa il tempo in un bar, il Fifeto Squeri's, nella cinquantesima, si fuma un paio di sigarini al giorno e delizia il personale, raccontando i suoi incontri con dovizia di particolari. I suoi occhi brillano quando rammenta gli omerici scontri con Sugar Ray Robinson - "la cosa più coraggiosa che ho fatto su un ring" - e si svuotano di brillantezza quando parla della sua vita privata - "richiedeva molto più coraggio che salire sul ring, per questo sono sposato sei volte". No, non si pente di niente. E' orgoglioso di essere quello che è. "A volte, piango senza alcun motivo, solo ricordando ciò che è stata la mia vita. Molte persone non lo capiranno, e altri se ne rallegreranno. A tutti loto dico: chi può ridere e piangere come Jake LaMotta?".
Solo un blog (qualunque cosa esso possa voler dire). Niente di più, niente di meno!
martedì 6 marzo 2012
ultimo round?
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