mercoledì 31 marzo 2010

Quale dei due

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In questa foto - scattata per le strade della Barcellona del 20 luglio 1936 - Francisco e Domingo Ascaso conversano amabilmente, sorridono. Sembra (e lo è!) un giorno di festa, il fucile sulla spalla potrebbe voler preludere ad una battuta di caccia (e, in un certo senso, è così!). Si assomigliano molto, i due fratelli ritratti in piedi accanto ad un obice appena catturato ai militari franchisti. Per cui sembra non esserci una risposta definitiva su chi, dei due, sia Francisco e chi sia Domingo. Del resto, c'è molta confusione sull'intera famiglia Ascaso, che poi faceva di cognome "Ascaso Abadia". C'era anche Joaquin Ascaso Budria, forse loro zio. Ma la cosa non è sicura. Poche ore dopo lo scatto di questa fotografia, Francisco morirà durante l'assalto alla caserma Atarazanas, colpito da un cecchino. In questa foto, si dice che Francisco - detto Paco - sia quello a sinistra, io invece sono più che convinto sia quello a destra.

martedì 30 marzo 2010

rabbia

viadelcorno

"E tu, che acidi hai usato per dissolvere i veleni e scomporli,precipitarli, renderli comunque attivi? Hai lavorato, e poi? Hai detto sì, e poi? Hai girato il mondo dall'Azerbaijan alla Terra del
Fuoco, e poi? Se per la sesta, decima volta apri un diario, significa che sai ancora ascoltarti. E a te stesso che devi, se c'è, una spiegazione. L'importante è che tu sia oculatamente sincero. Quando hai supposto di dire la verità, quasi sempre, è madornale, pochi ne hanno avuto il sospetto. Non un problema di misura, ma di lacrime che stillano invece di colare. Reticenza, non grido. Ora il sangue delle cose s'è aggrumato. Chissà tu non riesca a liquefarlo a furia di gelo, e che a contatto con la morte non si animi la vita."

Vasco Pratolini

lunedì 29 marzo 2010

Americhe

TrudellI

Questa canzone parla della vita di John Trudell, ex presidente dell'American Indian Movement e cantautore. Il 12 febbraio del 1979, la moglie Tina Manning (che era incinta) e i suoi tre bambini, insieme alla suocera, furono assassinati quando la loro casa nella Riserva della Duck Valley, nel Nord del Nevada, venne incendiata,. L'attacco avvenne meno di 12 ore dopo che Trudell aveva pronunciato un discorso, di fronte al quartier generale dell'FBI, durante il quale ha bruciato una bandiera degli Stati Uniti.

Johnny Lobo
di Kris Kristofferson

In una riserva polverosa
Da qualche parte nella terra di Toro Seduto
Johnny Lobo giocava con il fuoco e sognava di spazi aperti
Chiuso a chiave dentro un paradiso trasformato in un inferno
Tutti i sogni andati, ma non dimenticati
Sterminati come il sacro bisonte
Ma Johnny Lobo conosceva le regole e crebbe e diventò un guerriero
Che lottava per il suo popolo e la sua anima

Coro:
Oh ... ... Johnny Lobo
Oh ... ... Johnny Lobo

Si fece carico delle lezioni che aveva imparato
A casa, dal Vietnam passando per Wounded Knee
Johnny Lobo bruciò una bandiera quando seppe del suo disonore
Pagò il prezzo per aver pensato di essere libero
Qualcuno appiccò il fuoco alla sua casa, la bruciò fino alle fondamenta
Con sua moglie e i suoi bambini chiusi dentro
Più tardi, quando le lacrime cadevano amare sopra la cenere
Qualcosa di buono morì dentro Johnny Lobo.

Coro:
Oh ... ... Johnny Lobo
Oh ... ... Johnny Lobo

Nell' angolo buio di una taverna
Mentre i vecchi ricordi continuavano a bruciare
Johnny Lobo guardò dentro il fumo e sognò le nuvole
Correre come cavalli selvaggi insieme al vento
La sacra fenice risorge dalle ceneri
Nel cerchio del sole
Il cuore guerriero di Johnny Lobo brunito dalla brace
E la battaglia è appena iniziata

Coro:
Oh ... ... Johnny Lobo
Oh ... ... Johnny Lobo

venerdì 26 marzo 2010

La pienezza del vuoto

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Trenta raggi s'incontrano nel mozzo della ruota e in quel che è il suo vuoto sta l'uso del carro.    Si tratta l'argilla e se ne foggia un vaso e in quel che è il suo vuoto sta l'uso del vaso.                Si forano porte e finestre per fare una casa e in quel che è il suo vuoto sta l'uso della casa. Perciò dal pieno viene il possesso, dal vuoto viene l'utilità.

Lao Tse – Tao Te Ching -

giovedì 25 marzo 2010

Società Guerriere

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Nel 1990, la "Mohawk Warrior Society" si scontra Polizia Provinciale del Quebec e con l'esercito canadese per impedire l'espansione di un campo da golf nel Kanesatake, nel territorio Kanien'kehaka. Immagini di uomini mascherati, armati e vestiti in tuta militare, che difendono la loro terra contro  le forze dello Stato canadese, scuotono l'opinione pubblica e galvanizzato le popolazioni indigene da costa a costa. Dalla metà degli anni '90, "società guerriere" si costituiranno in tutta la Nova Scotia, il New Brunswick, Quebec e Manitoba.
Molte delle persone che sono state coinvolte nel movimento delle "società guerriere", sia sulla costa est che su quella ovest, hanno citato la crisi del 1990 come un punto di svolta nella loro vita, e come l'evento spartiacque della vita politica di questa generazione.

mercoledì 24 marzo 2010

O Caritas

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Sarà il gesuita José A. Perez del Pulsar a scrivere, di suo pugno, il ‘Decreto Redenciòn de Penas por El Trabajo’! in pratica, la benedizione del lavoro forzato che toccherà a centinaia di migliaia di ‘rossi’, e dal quale la chiesa spagnola trarrà enormi vantaggi. I prigionieri del carcere di Alcalà de Henares costruiscono, nella falegnameria della prigione dove sono rinchiusi, quindicimila grandi crocifissi di legno che andranno poi nelle chiese e nei seminari di tutta la Spagna. In migliaia vengono mandati a ristrutturare il Collegio degli Scolopi di San Antonio di Madrid, la chiesa di Cartagena e decine di altri conventi e luoghi di culto, cattedrali
comprese, che erano stati distrutti durante i combattimenti, o incendiati dagli operai e dai contadini insorti. Si calcola che la chiesa spagnola, dal lavoro forzato, abbia avuto settecento ottanta milioni di euro di benefici. Ma non si ferma a questo, la chiesa. Si pone anche il problema della ‘riconquista spirituale’ delle anime dei tanti che ancora languono nei campi di concentramento. Ed è a tal fine che crea la patrona dei detenuti: ‘Nostra Senora de la Merced’, una delle tante madonne che campeggiano nelle chiese di tutta la Spagna.
E a chi della chiesa rifiuta i conforti spirituali, spetta una punizione esemplare. Come succede a Manuel Recaseus che si rifiuta di partecipare alla messa che ogni domenica viene celebrata nella
prigione dove è rinchiuso. Manuel, e i suoi compagni che hanno appoggiato la protesta, non vuole ‘salvar sul alma extraviada’.
Verrà fucilato assieme ad altri ventotto compagni di prigionia, uno per ogni padiglione dove sono tenuti prigionieri. Sull’atto di accusa si legge che la pena di morte è stata inflitta per ‘Insolenza alla chiesa e all’autorità’.

martedì 23 marzo 2010

altrove

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La bionda, dall’aria anglosassone, sembra quasi essersi trasferita per caso nella Barcellona del luglio 1936; come se provenisse da una qualche altra parte del mondo, un altro ambito, afferrata e portata di peso dentro questa scena. Lo sguardo assente, indefinito, persa a pensare un qualcosa che molto poco deve avere a che fare con la situazione fermata dalla fotografia. Il corpo sottile, l'abito che lo fascia, il mauser appoggiato sulla spalla e la mano
sinistra a brandire la baionetta regolamentare, quasi fosse un crocifisso. Lei sembra assai lontana da quelle facce preoccupate e coinvolte. Nemmeno gioisce, sta altrove, incurante persino da quella rivoltella che sembrerebbe volerle indicare un qualche cammino da seguire ...

lunedì 22 marzo 2010

Che succede???

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E' il 4 luglio del 1937. quando a Valencia, non lontano dal fronte di Guadalajara, si apre il Congresso degli Scrittori Antifascisti. Partecipanti, oltre 200, accorrono da tutte le parti del mondo. Nomi come Thomas Mann, Andre' Malraux, Jacques Prevert, Ernest Hemingway,
William Faulkner, Pablo Neruda, Octavio Paz, Stephen Spender, George Bernard Shaw, Aldous Huxley, W. H. Auden, Sinclair Lewis, Ford Madox Ford. Solo per farne alcuni.
La foto qui sopra, scattata durante quest'occorrenza, ci mostra chiaramente ... un giapponese. Un giapponese, con un grosso revolver in mano, il cane del revolver armato!!!

domenica 21 marzo 2010

Le patate del Capitale

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[...] In generale, l'integrazione della riproduzione di forza lavoro dentro il ciclo di valorizzazione del capitale, coincide con l'abbassamento del valore della forza-lavoro attraverso il costo minimo delle merci che entrano nel consumo operaio. Questo comporta l'estensione del modo di produzione capitalistico a tutti i settori produttivi della società e l'aumento della loro produttività, in particolare in quei settori che lavorano direttamente per il consumo operaio. Storicamente, il movimento comincia naturalmente attraverso l'agricoltura (quello che fa dire a Bordiga che il capitalismo è innanzitutto sinonimo di "rivoluzione agraria") prima di estendersi agli altri beni di consumo.
Un altro modo di abbassare il valore della forza-lavoro, consiste nel cambiare qualitativamente il paniere dei beni, sostituendo alcuni prodotti con altri meno cari, senza incidere direttamente sul livello di vita, vale a dire sulla qualità della forza lavoro: così, per esempio,
quando si sostituì il grano con le patate, meno nutrienti ma che davano un miglior rendimento - ragion per cui, il proletariato di Parigi non si ingannava, distruggendo i primi campi di patate.
La combinazione fra valorizzazione del capitale e riproduzione della forza lavoro realizza pertanto l'abbassamento del costo della stessa e, contemporaneamente, l'integrazione dei beni di consumo del proletariato nel processo di trasformazione del plusvalore in capitale addizionale.
La classe capitalista vince su entrambi i tavoli.


Christian Charrier

venerdì 19 marzo 2010

Lampioni

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Il rivoluzionario

C'era una volta un rivoluzionario
Per mestiere puliva i lampioni
E marciava a passo rivoluzionario
Insieme ai rivoluzionari


E gridava: sono un rivoluzionario
E il berretto da rivoluzionario
Di traverso sull'orecchio sinistro
Dimostrava quanto fosse pericoloso


E i rivoluzionari hanno marciato
Attraverso le strade
Dove lui era solito
Pulire i beccucci del gas


E per potersi difendere
Hanno strappato i tubi del gas
E per fare delle barricate
Con la pavimentazione della strada


Ma il nostro rivoluzionario
Ha detto: sono il lampionaio
Vi prego non danneggiate
Queste belle luci brillanti


Se distruggiamo le luci
Nessun borghese potrà vedere con chiarezza
Lasciate i lampioni, vi prego
Altrimenti non sarò più della partita


I rivoluzionari scoppiarono a ridere
E ruppero i beccucci del gas
Allora il lampionaio si allontanò fuggendo
E piangendo lacrime amare


E si rinchiuse in casa
E là si mise a scrivere un libro
"Come fare la rivoluzione
Senza rompere i lampioni".


Erich Mühsam (1907)

giovedì 18 marzo 2010

Linea de Fuego

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Le facce sono quelle degli appartenenti ad un'unità motorizzata di collegamento della      Columna de Hierro. Posano per il fotografo. Le motociclette appaiono in otime condizioni e,  con ogni probabilità sono state requisite a qualche appassionato dell'epoca. L'ultimo a sinistra
somiglia in qualche modo, visto da lontano, all'attore David Carradine - la cui faccia certamente non avrebbe sfigurato in un impossibile film su queste storie mai del tutto raccontate.          Già, le facce. Sono facce, queste che si vedono nella foto. Quelle che guardano l'obiettivo,        e quelle che hanno lo sguardo fisso altrove. COme l'ultimo a destra. E chissà cos'è mai quel cilindro di metallo, in primo piano, sul manubrio della moto!?

mercoledì 17 marzo 2010

ridere si può, si deve …

Miliciana

Barcellona, 1936.

La guardia d'assalto scrive sul foglio il nome della volontaria; è serio, quasi compunto nello  svolgimento del suo compito amministrativo. Il suo compagno, subito alla sua sinistra, intanto
osserva la  scena, un'ombra di scetticismo nello sguardo sul punto di trasformarsi in ironia. La "soddisfazione rivoluzionaria" della protagonista è solenne, quasi ridicola, mentre  regge in mano una rivoltella su cui sta promettendo, il pugno sinistro alzato. A peggiorar le cose, la guardia a sinistra, alle sue spalle, regge il fucile ad arco sulla di lei testa.                                 E la vecchia, un mezzo sorriso sardonico, in mezzo. La vecchia.                                          Cosa sta pensando, la vecchia?

martedì 16 marzo 2010

isolamento

marxengels

 

“… mi piace molto il pubblico autentico isolamento in cui ci troviamo ora noi due, tu ed io. Corrisponde del tutto alla nostra posizione e ai nostri principi. Il sistema delle reciproche concessioni, dei mezzi termini tollerati per correttezza, e il dovere di assumersi davanti al pubblico la propria parte di ridicolaggine insieme con tutti questi somari del partito, sono cose finite”

- da una lettera di Marx ad Engels – 11 Febbraio 1852 -

 

lunedì 15 marzo 2010

Otto uomini

anarquistes---barna

(Grazie ad Acracia)

Una vecchia foto, otto uomini in cammino per le strade di Barcellona. In cammino, e non già in marcia, ché non c'è niente di marziale nell'atteggiamento di questi otto uomini che hanno appena fatto a pezzi un intero esercito. C'è aria nuova per le strade di Barcellona, il venti luglio del 1936.
Il primo, da sinistra, si chiama José Perez Ibanez, ma tutti quelli che lo conoscono lo chiamano "El Valencia". Veste la tuta blu degli operai e sulla spalla una mitragliatrice Hotchins.
Quello piccolo, alla sua sinistra, è Severino Campos. E' disarmato, l'unico ad esserlo. E' quasi schiacciato fra "El Valencia" e Ricardo Sanz che appare quasi grasso, con lo straccale che gli sega il torace. Garcia Oliver, mezzo passo indietro, fuma e sembra guardarlo preoccupato. Aurelio Fernandez sembra passeggiare distrattamente. Accanto a lui, Jover, detto "il cinese", l'unico ad aver passato i quarant'anni. Guarda da un'altra parte. In abito da pescatore, Miguel Garcia Vivancos. Chiude il gruppo, a destra, Augustin Souchy. Una borsa, forse di cuoio, nella mano destra.
Di questi uomini, tutti, si può dire che hanno abitudine alla violenza. Hanno già ucciso, prima di questi tre giorni. Hanno ucciso "pistoleros", uomini della Falange, industriali e anche religiosi. Hanno ucciso, ma non sono violenti. Hanno ucciso e hanno rapinato banche per pagare gli avvocati dei tanti finiti in galera, e per sé non hanno mai tenuto neanche un centesimo.
Tutti e otto questi uomini, nei mesi a venire, comanderanno divisioni o brigate, senza mai diventare soldati di mestiere.
Del resto il loro lavoro è sempre stato quello di meccanico, ebanista, manovale, operaio tessile, panettiere. Quasi tutti moriranno vecchi e dopo aver lavorato tutta una vita.
In queste poche ore, di cui la foto testimonia il culmine, sono diventati gli uomini più potenti di tutta la Catalogna. Senza rendersene conto. Di lì a pochi mesi, faranno degli errori terribili, e quella ultima rivoluzione del movimento operaio affogherà nel sangue anche per colpa dei loro errori.
E nei decenni che verranno, da quel giorno, anche fra di loro ci sarà inimicizia e rancori che dureranno per tutta la vita.
Ma questo momento, nella foto, è il loro trionfo. E' il loro giorno. Perché hanno vinto, o forse solo perché sono ancora vivi!
Uno di loro, Garcia Oliver, tre giorni prima, poco prima di scendere in strada, era stato chiamato dal padrone del "Ritz" che gli aveva comunicato di averlo scelto, fra i tanti dipendenti, per diventare maitre di quell'albergo. Lui aveva accettato, fingendo riconoscenza, aveva salutato ed era uscito. Fuori, per strada, lo aspettavano tre compagni. Uno gli porge un'Astra, 9 mm.. Lui controlla che non abbia il colpo in canna, poi tutti e quattro si avviano.
Quattro giorni dopo, il Ritza sarà una mensa popolare per gli operai, i mendicanti, le puttane.

domenica 14 marzo 2010

La promessa di Tarzan

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"Potrei parlare all'infinito". A dirlo è John Gribaudsun. Certo il nome dice ben poco, salvo per il fatto che - a ben leggere "L'ultimo dono del tempo" di Philip J. Farmer - si scopre che Gribaudsun non è altri che Tarzan. Un Tarzan divenuto immortale, grazie ad un elisir donatogli da uno stregone africano. Un Tarzan che - ricchissimo dei tesori di Opar - finanzia la bislacca ricerca di uno scienziato che pretende di realizzare una macchina del tempo. Un Tarzan che, a bordo della H.G.Wells I, lascia il 2077  diretto verso il 14.000 a.c., e lì si ferma. "Rimango qui. Preferisco questo mondo a quello che abbiamo lasciato- E' tutto." - sono le parole con cui si congeda dal resto dell'equipaggio della prima spedizione temporale. Immortale com'è, parteciperà a tutto il decorso della storia umana. Una grotta ricolma di manufatti, film e registrazioni sarà dono e testamento, come una sorta di romanzo segreto.
"Così, nel corso dei millenni, ho raccolto manufatti ed esemplari, e ho preso appunti. Qui ci sono almeno centomila fotografie, poiché a quello scopo avevo conservato alcune delle sfere. (...) Mi dispiace dire che non sono mai esistiti, in realtà, i leggendari Romolo e Remo."
Storia e memoria, a diventare una cosa sola. A dirci che le storie non finiscono mai, a dire che la storia - per finire - deve sempre ricominciare daccapo, in qualche modo, da qualche parte. Di modo che, se tutto è già stato visto e sentito, il meglio rimanga sempre lì, in attesa che qualcuno possa riconoscerlo.
"Potrei parlare all'infinito", l'ultimo nastro registrato si sofferma sulle occasioni in cui l'incanto è stato quasi afferrato.
E' una promessa, promettente.

venerdì 12 marzo 2010

Donne ed ulivi

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Era più o meno il tempo in cui Mosè decise che era giunto il momento di lasciare l'Egitto, quando in una città greca, ancora senza nome, scaturirono all'improvviso un ulivo e una fonte. L'oracolo delfico, interrogato come al solito, informò gli abitanti della giovane cittadina che si stava giocando una partita, mortalmente seria, fra la temibile dea Atena (l'ulivo) e l'incazzoso Poseidone (l'acqua). Decidessero, quindi, i cittadini, da chi prendere nome! Così, il re radunò il popolo e lo fece votare (magari nacque proprio lì, il voto!). In mancanza di altre divisioni, avvenne che gli uomini votassero per il dio del mare (che avrà maggior fama col nome di Nettuno), ed invece le donne, che si trovavano in maggioranza per quel famoso cinquanta per cento più uno, votassero per Atena (poi conosciuta come Minerva). Il fratello di Zeus non la prese propriamente bene e, come prima misura, inondò la città. Nel gioco della par condicio (che ancora non si chiamava così, visto che Roma non era stata neppure fondata), gli ateniesi (ora si chiamavano così) stabilirono tre punizioni da infliggere alle donne:
a) Tolsero loro il diritto di voto.
b) Impedirono che i figli prendessero il nome della madre.
c) Imposero che non venissero mai chiamate "le Ateniesi"!
Pazienza per le donne (anche se Bachofen riuscì a leggere, in questo avvenimento, addirittura la fine del matriarcato), oramai era fatta.

giovedì 11 marzo 2010

Una proposta interessante

Proletari

Al Sesto Comitato Esecutivo Allargato del Komintern, tenutosi a Mosca, nel 1926, ci fu il confontro finale con Stalin. Amadeo Bordiga - l'ultimo rivoluzionario occidentale che definì Stalin "becchino della rivoluzione", riuscendo anche a continuare a vivere e a sostenere tale tesi - propose che tutti i partiti comunisti del mondo assumessero collettivamente la direzione dell'Unione Sovietica, come dimostrazione del carattere sovra-nazionale del movimento operaio. Inutile aggiungere che la proposta - per usare un eufemismo - venne accolta assai freddamente da Stalin e dai suoi amici.

mercoledì 10 marzo 2010

Tragiche Vittorie

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Il 9 marzo 1939, a Madrid, l'anarchico Cipriano Mera, tenente colonnello del Quarto Corpo d'Armata del Centro, sbaraglia le truppe comuniste golpiste che assediano il Consiglio di Difesa Nazionale. Tale consiglio di amministrazione era stato creato su iniziativa dei partiti politici e dei sindacati - in risposta al decreto del 3 marzo 1939 che consegnava tutti i posti di comando all'egemonia militare dei comunisti - nel vano e disperato tentativo di negoziare con Francisco Franco la fine della guerra e garantire gli antifascisti da rappresaglie.

martedì 9 marzo 2010

altri 8 marzo

cotxedato

L'8 marzo del 1921 viene assassinato a Madrid il presidente del Consiglio dei Ministri spagnolo Eduardo Dato Iradier, per mano di Lluís Nicolau Fort, Pere Mateu Cusidó i Ramon Casanelles Lluch, operai metalmeccanici della CNT.
Lo stato si era reso responsabile della repressione antisindacale, diretta dal governatore civile di Barcellona, Severiano Martínez Anido, che aveva causato numerosi morti nella capitale catalana. Dal gennaio 1921 si comincia ad applicare la cosiddetta "legge di fuga", la quale consisteva nel liberare un detenuto per abbatterlo subito dopo con la scusa che stesse fuggendo: tre anarcosindacalisti ne sono vittime il 20 gennaio.
Il Comitato Regionale della Catalogna della CNT, costituito da Ramon Archs Serra (segretario), Joan Pey, Andreu Nin Pérez, Gener Minguet Alberti, aveva deciso di uccidere Dato come risposta alla dura repressione di Martinez Anido.
L'azione venne finanziata da Evarist Fàbregues Pàmies, imprenditore simpatizzante del movimento anarchico, che fornì 5.000 pesetas per le spese.
Joan Pey, Medí Martí Augé, Jaume el Pelao, Espinal e Joan García Oliver erano i membri della commissione che si recò a Madrid al fine di creare un Comitato Cotonieri che, unitamente al governo di Dato, doveva investigare sul problema del deficit delle fabbriche tessili, a causa dei prezzi elevati del cotone d'importazione. La commissione era solo un pretesto al fine di studiare sul terreno le possibilità di condurre a termine l'azione e ottenere informazioni sulle abitudine del capo del governo, così come sugli edifici, le vie di fuga e la topografia di quello che sarebbe stato lo scenario dell'attentato che andavano a pianificare. Garcia Oliver delineò il disegno.
Il 20 febbraio del 1921, il nucleo anarchico che doveva eseguire l'azione acquista, per 5.100 pesetas, una motocicletta Indian con sidecar grigio, dotata di un motore di 7 cv, targata 84-M-846 - che venne cambiata in M-410, per poter realizzare l'attentato - in un negozio di Calle Trafalgar, a Barcellona, e va a mettersi in contatto con altri anarchici a Madrid, dove va ad installarsi per eseguire l'azione, città che non conoscono.
Sulla strada per Madrid, gli attivisti hanno un incidente a La Muela (Saragozza), dal quale ne escono incolumi, però la moto subisce un danno per cui dev'essere riparata da Pere Mateu, meccanico di professione.
Si richiede il supporto di Veremundo Luis Díez (Luis Bataille Díaz), Ignacio Delgado Oroz e Mauro Bajatierra Morán - che era già stato implicato in due attentati contro il re Alfonso XII - per comprare le armi ad Eibar e portarle a Madrid; di José Miranda Lorenzo che va a prendere un appartamento nella capitale; di Tomás de la Llave López Laguna, per occuparsi della motociletta; e di d'Adolfo Díaz Herráez e di Mauro Bajatierra per preparare la fuga.
Il 3 di marzo vengono fatte le prove, si studia, si corregge e ci si assicura che non ci sia una scorta. Alle 20 e 15 dell'8 marzo, sulla moto guidata da Ramón Casanellas - Nicolau seduto sul sellino posteriore e Mateu nel sidecar - i tre anarchici aprono il fuoco, al grido di "Viva l'anarchia", sparano più di venti, trenta colpi - tre pistole differenti: una Mauser, una Bergman e una Star, tutt'e tre calibro 7,65 - contro Dato, nel momento in cui, sulla sua automobile, un veicolo militare Hudson targato ARM-121, arriva in piazza dell'Indipendenza, dopo esser passato per il Calle d'Alcalà, nel centro di Madrid, proveniente dal Congresso dei Deputati.
Risultano, morto il politico conservatore e feriti l'autista Manuel Ros, sergente del Genio, e l'aiutante Juan José Fernández Pascual.
Pere Mateu che stava a Madrid viene arrestato dalla polizia il 14 marzo. Con l'aiuto dei compagni madrileni, Lluís Nicolau Fort riesce a fuggire in Germania, insieme alla sua compagna, ma la polizia tedesca lo cattura a Berlino e lo estrada a condizione che non venga giustiziato - lo stato tedesco riceve 850.000 marchi di ricompensa, offerti dal senato spagnolo. Ramon Casanellas riesce a fuggire a Mosca, da dove scrive una confessione in cui discolpa i suoi compagni che stanno per essere processati. Tra il 2 e il 9 ottobre del 1923 Pere Mateu e Lluís Nicolau vengono processati e condannati a morte, tuttavia viene chiesta la grazia a Primo de Rivera e le pene vengono commutate nell'ergastolo.
Entrambi verranno amnistiati nel 1931, durante la II Repubblica spagnola.

lunedì 8 marzo 2010

disinteressato ambasciatore del saccheggio




A. v. H. (1769 - 1859)

Fuori, olografiche e cerulee, le remote vette, le palme,
gli ignudi selvaggi; dentro, nell'ombra della frondosa capanna,
pareti addobbate di pelli e felci giganti, un ara dalle piume variopinte
seduto sul basto, sullo sfondo il compagno con in mano un bocciuolo e
una lente d'ingrnadimento, sulle casse di libri profuse orchidee,
sul tavolo affastellati, diospiri, carte geografiche, strumenti:
l'orizzonte artificiale, la bussola, il microscopio, il teodolite,
e in tutto il suo splendore d'ottone, il sestante dalla scala d'argento;
al centro, radioso, sulla sua sedia pieghevole, il festeggiato geognosta
seduto nel suo laboratorio, nella giungla, oleografica, sulle sponde dell'Orinoco.

Come neve fonde la terra incognita sotto al suo sguardo.
Sugli ultimi ghiacciai, sugli ermi crinali, lancia la sua rete
di curve e coordinate. Misura la declinazione magnetica,
l'azimut solare, la salinità e l'azzurrità del cielo. Increduli
gli indigeni stanno a guardare. Che gente straordinaria è questa,
che percorre il mondo alla ricerca di piante e del Fieno altrui,
da confrontare con il proprio fieno! Perché Vi lasciate divorare
dai flebotomi, allo scopo di misurare una terra, che a Voi non appartiene?
Stranieri sono, eretici e matti. Imperturbabile comunque, come il chierico
l'incensiere, dondola l'esploratore la sua bottiglia di Leida.

Nato al lume della cometa di Messier, egli galvanizza le rane,
appone a se stesso gli elettrodi e espone le sue Supposizioni
circa l'eccitazione delle fibre nervose e muscolari. Poi va a caccia
di tempeste magnetiche in Amazzonia e di aurore boreali in Siberia:
cavalca piroghe, slitte e vaporiere, amache e diligenze.
Diagramma interi paesi come fossero miniere. Per i crateri ardenti,
che appassionatamente scala, misura e palpeggia, egli nutre,
vulcanista e vulcanologo, un'autentica mania. Isolato e impaurito
rimembra i fanciulli che gli piacquero. Per lo più erano miti
e miseri. Ma lui li incoraggiava e taceva. Le tormentose notti

le trascorreva scrivendo. Svariate osservazioni sul basalto.
Sulle foreste di cincona. Memoria sulle correnti marittime. Sugli
aborigeni d'America e i loro monumenti tuttora superstiti.
Conferenze su ... Contributi a ... Aforismi da ... e Vedute di ...
Annuncio provvisorio di una capsula di salvataggio. Sui limiti meridionali
delle nevi eterne. Delle temperature reperite in diverse regioni
della zona torrida a livello del mare. A proposito di pesci elettrici.
Quest'uomo è una completa, semovente accademia. Sale fino ai più alti
strati dell'aria, e poi si inabissa, in una campana di ferro, con un folle
britannico di nome Brunel, fino a toccare il fondo del Tamigi.

L'ho sempre ammirato; oggi lo idolatro. Perché nessuno come lui
sa esprimere le sensazioni che i primi passi sulla terra
dei tropici suscitano nell'anima. Più tardi tuttavia, dopo colazione,
Darwin si disse alquanto deluso: l'ho trovato assai allegro,
ma troppo ciarliero. In verità, su cosa poggi la sua grandezza,
è poco chiaro. Dormiva solo tre o quattro ore, era vanesio,
entusiasta, inoffensivo, perennemente occupato. Squisito ballerino,
dal minuetto all'animalito. Marsina blu, bottoni dorati, un gilè
giallo, calzoni a righe, foulard bianco, cappello nero e logoro:
il suo guardaroba era rimasto fermo ai tempi del Direttorio.

Allora era una celebrità: Difficilmente l'apparizione di un privato
riuscì a suscitare tanto scalpore. Parigi è in sospeso: la nuova classe
non si fida ancora della propria vittoria. Illusorio dopo il Terrore sboccia
un classicistico candore, prima che il ferigno ruggito del broker
riempia la Borsa di frenesia, di boom, di crash e che un aperto, svergognato,
diretto, arido sfruttamento infesti il pianeta... Un momento di chiarezza,
pulito e omogeneo. La borghesia si dà per esemplare e distaccata
come il metro campione, alla cui determinazione anche il nostro eroe
porta il suo obolo percorrendo, con i ferri del mestiere, il meridiano
Dunkerque-Barcellona. (come sempre paga i costi di propria tasca).

Poi vinse la reazione. Ritorno alla tedesca miseria. Cameriere segreto,
lettore, ossia lacché alla corte di Postdam. Si rinchiuse a Berlino,
una città piccola, spiritualmente desolata, meschina e maligna.
In questo deserto di sabbia pieno di poliziotti pensava sovente ai tropici.
Cos'avevano di sì seducente?
A che pro sopportare tanto: insetti, liane, pioggia, umidità
e gli sconfitti sguardi degli indiani? Non per via dello stagno, della juta,
del caucciù, del rame. Lui era un sano, che inconsapevole con sé trascinava
la malattia, un disinteressato ambasciatore del saccheggio, un mero corriere,
che non capiva di essere venuto ad annunciare la distruzione di tutto ciò
che egli nei suoi "Ritratti della Natura", fino all'età di novant'anni,
appasionatamente dipinse.


H.M. ENZENSBERGER - Mausoleum -

domenica 7 marzo 2010

Storie necessarie



Un fantasma si aggira per il mondo, dalla Spagna agli Stati Uniti, a Cuba. Il fantasma di un uomo ritratto su una fotografia vecchia di oltre settant'anni. Fantasmi, storie di fantasmi che chiamano altre storie, di altri fantasmi. E così avviene che nell'America di Obama, dove, alle ultime elezioni presidenziali entrambi i candidati hanno dichiarato essere "Per chi suona la campana", il loro libro preferito; avviene che si scopre che è una Storia sconosciuta ai più, quella di cui si sta parlando. Tanto sconosciuta quanto lo sono le storie di cui essa è composta, e che rimandano ad altre storie di un'altra storia.
Tremila americani, fra uomini e donne, presero le armi per andare a combattere per la repubblica spagnola. Scavalcarono un oceano per farlo. Bianchi e neri, molti erano cubani. Adesso, c'è un'opinione pubblica assolutamente sorpresa circa le motivazioni che mossero questi uomini e queste donne, ed affascinata dalla caccia all'identità del "fantasma" ritratto sulla foto. E mentre si cerca il nome, emergono altri fantasmi ed altre foto. Altre storie. Altri americani, come Oliver Law che in Spagna comandava un battaglione e che fu il primo ufficiale nero, nella storia degli Stati Uniti, a comandare dei soldati bianchi in battaglia. Più tardi, nella Seconda Guerra Mondiale avrebbe sofferto l'umiliazione del reparto segregazionista "Jim Crow"!



Altri americani. Altri cubani, come Basilio Cueria, afro-cubano, giocatore professionista di baseball che comandava un reparto di mitraglieri, tutti spagnoli. Gli uomini di Cueria erano i migliori giocatori di baseball di tutta la Spagna: Cueria aveva insegnato loro il gioco del baseball.



Cubani, come Isidro Diaz Gener, pugile professionista, e ancora Tomas Collado, Domingo Gamiz, e Cabrera. Tutti neri e tutti facenti parte, nella Brigata Lincoln, della "Centuria Antonio Guiteras".



E Antonio Guiteras è il personaggio della terza biografia narrativa scritta da Paco Taibo, dopo quelle di Che Guevara e di Pancho Villa.
Chi era Antonio Guiteras? Uno dei protagonisti della rivoluzione cubana del 1933 e che gli stalinisti del PSP avevano definito" il più grande fascista dell'America Latina"?
Credo serva conoscerle le storie, credo convenga raccontarsele, credo sia necessario cercarle!

venerdì 5 marzo 2010

cose che capitano

Wormwood

L'anticristo esiste e si chiama Danny Wormwood, e la novità è che non ha punta voglia di scatenare l'apocalisse in terra! Fa il produttore di programmi televisivi, ha una fidanzata (anche se qualche volta la tradisce ... con Giovanna d'Arco) e trascorre le serate in un pub in compagnia di Gesù Cristo, reincarnatosi in un attivista di colore, che è diventato grullo a causa di una manganellata ricevuta da un poliziotto durante una manifestazione pacifista.
Tutto sembra procedere tranquillamente, al meglio, quando un accordo fra il papa e Satana metterà in moto una serie di eventi, a fronte dei quali Danny dovrà cominciare a darsi da fare. Se vorrà sfuggire al proprio destino.

Esce in libreria, per le Edizioni BD, una delle opere più attese del creatore di "Preacher", Garth Ennis. Niente male!

Chronicles of Wormwood
Garth Ennis, Jacen Burrows

Edizioni BD, 2010

brossura, 144 pagine a colori, 13 Euro.

giovedì 4 marzo 2010

I brigatisti"spagnoli" che sconfissero Hitler in Jugoslavia

sloveni

Erano 534 gli sloveni che durante la guerra civile spagnola si arruolarono nelle Brigate Internazionali, per combattere dalla parte repubblicana contro Franco.

"Sono andato in Spagna per puro idealismo puro. Non avevo altri motivi, qui vivevo bene, mio padre era un alto funzionario e non mi mancava nulla.". A parlare è Dusan Rauter, l'ultimo superstite di quel gruppo di volontari, che ora vive quasi dimenticato in una casa di riposo vicino a Lubiana, e la cui testimonianza è stata raccolta in una video-intervista dell'Unione degli Antifascisti Sloveni (ZZBNOB) .
"I fucili che ci dettero in Spagna, erano gli antichi "vidovke" dei tempi della Russia imperiale, avevano la canna e la baionetta così lunghe che, mettendo il fucile al proprio fianco, l'arma, con la baionetta risultava essere un metro più alta di me ", ricorda l'uomo che ora ha 97 anni, nella stessa intervista.
Questa testimonianza è stata registrata durante la preparazione di un recente simposio, in collaborazione con l'Ambasciata di Spagna, che si è tenuto nella città di Capodistria, incentrato sulla brigata slovena che poi andrà a costituire l'avanguardia della resistenza contro le truppe naziste.
Nel museo comunale di quella città, in questi giorni è esposta una mostra di manifesti e fotografie della guerra civile spagnola.
Secondo Janez Stanovnik, presidente del ZZBNOB, i volontari sloveni in Spagna sono stati poi "la spina dorsale della lotta di liberazione contro il fascismo in Slovenia".
"Più della metà dei volontari sloveni morirono in terra spagnola e, con rare eccezioni, tutti gli altri vennero feriti, alcuni gravemente.", racconta Anton Bebler, professore della Facoltà di Scienze Sociali di Lubiana. Figlio di un brigatista ferito in Spagna e che poi è stato un eroe nazionale della guerra antifascista in Slovenia, Bebler sostiene che, tenendo conto della popolazione slovena del tempo, il suo paese è stato uno di quelli che ha inviato il maggior numero di volontari in Spagna.
Secondo il docente, l'esperienza accumulata durante la guerra civile, servì a questi combattenti "spagnoli" per realizzare i primi e migliori nuclei di combattimento nella rivolta contro l'occupazione nazista della Jugoslavia, di cui la Slovenia faceva parte, e che complessivamente avevano contribuito inviando circa 1.700 volontari in Spagna.
Il primo capo dei partigiani sloveni è stato Ales Bebler. Due comandanti del quartier generale dell'Esercito di Liberazione della Slovenia ed il leggendario comandante di brigata Stane Semic "Daki" erano tutti veterani spagnoli. Molte strade e piazze delle città della Slovenia portano i nomi di ex-volontari nella lotta armata spagnola, e vi sono monumenti in loro onore a Lubiana, Nova Gorica, Ankara, Idrija e altrove.
L'esperienza spagnola ha influenzato anche in altre forme la guerra antifascista dei partigiani sloveni. "Tra le canzoni popolari dei partigiani c'erano due melodie di origine spagnola, che vengono ancora cantate durante le riunioni degli ex-combattenti", ha sottolinerato Bebler.

mercoledì 3 marzo 2010

Attica! Attica! Attica!

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Dopo il celebre documentario di Cinda Firestone del 1974, e dopo il film tv - The Prison (Against the Wall, 1994) - realizzato da John Frankenheimer, la rivolta e il massacro della prigione di Attica - avvenuto nel settembre del 1971 - diventa un film da grande pubblico. Ci sta pensando Doug Liman (The Bourne Identity) insieme allo sceneggiatore Geoffrey Fletcher. C'è da dire che il padre di Liman fece parte della commissione speciale dello stato di New York chiamata ad indagare sui fatti, e che redisse il rapporto che inchiodò alle sue colpe il senatore Rockefeller e le autorità carcerarie.

martedì 2 marzo 2010

Cuba Hermosa



Sarebbe stato il regalo perfetto. La foto di un brigatista afroamericano per un presidente afroamericano che prevedeva di recarsi a Madrid al più presto. Non sarebbe stata una banale guida turistica di Barcellona, come quella che Zapatero gli aveva regalato la volta scorsa, o il prosciutto con cui lo aveva omaggiato il presidente russo.

Sarebbe stato anche più sentimentale: una foto, scattata dal fotoreporter Agustí Centelles durante la guerra civile ad un uomo nero che aveva viaggiato dall'America fino in Spagna per difendere la repbblica, con la Brigata Lincoln, la democrazia. Tutto quello che restava da fare era scoprire la sua identità. Un team di esperti provenienti da tre paesi (USA, Cuba e Guyana) ha messo a punto l'importante scoperta dopo due mesi di indagini.

"Abbiamo visto l'articolo su EL Pais di dicembre che parlava a tal proposito e ci è parsa una sfida, e da allora abbiamo condotto un'indagine quasi poliziesca," racconta Sebastiaan Faber, professore di Studi Ispanici e membro del consiglio di amministrazione dell'archivio dell' Abraham Lincoln Brigade (ALBA, la sua sigla in inglese), situato presso l'Università di New York. Faber e il suo collega James D. Fernandez si sono tuffati nel materiale d'archivio, creato nel 1979 da veterani della Brigata Lincoln e arricchito via via da una grossa mole di documentazione: dalle fotografie ai diari dei brigatisti.
Così hanno trovato un'altra foto, scattata sulla nave Champlain, a New York, in cui lo stesso uomo è ritratto con altri volontari.



La foto di Centelles è stata scattata il 17 gennaio 1937 a Barcellona. "Il sei gennaio, i volontari avevano marciato attraverso la città. La prima nave aveva lasciato New York alla fine di dicembre. Il Champlain, il sei gennaio", dice Faber. Hanno seguito le sue tracce. L'uomo nella foto aveva dormito nel castello di Figueras, arrivò a Barcellona la mattina, sfilò per le strade la sera e la notte si recò a dormire nel campo di addestramento ad Albacete.

In un'altra foto scattata il giorno stesso, sempre da Centelles, lo si vede reggere una bandiera, sulla quale, oltre che "Brigada Abraham Lincoln", si poteva leggere "Centuria Antonio Guiteras". Da lì si sono concentrati sulla persona attorno alla quale aveva il braccio, il brigatista, nella foto sulla nave: Rodolfo de Armas, il leader della compagnia, uno studente in medicina cubano che aveva avuto un ruolo importante nelle proteste contro il presidente cubano Gerardo Machado. "Morì a Jarama e divenne un eroe per i cubani".

Così si è scoperto che il brigatista nero non era americano, ma cubano. "Non abbiamo dubbi. Era un esule cubano, molto attivo negli ambienti di sinistra a New York e negli Stati Uniti, che si unì al nucleo cubano del Battaglione Lincoln". La prova definitiva è stata trovata nel libro di un altro brigatista, John Tisa, dal titolo "Tisa, Recuerdo de la buena lucha: una autobiografía de la guerra civil española", scritto nel 1985, e che includeva una foto nella quale tornava a comparire ancora una volta il brigatista nero, che l'autore chiamava "Cuba hermosa" e descriveva nel modo seguente: "di aspetto giovanile, il corpo ben proporzionato, alto, forte, meravigliosamente nero, con la bocca piena di perle e brillanti occhi neri sempre ridenti. Come altri cubani, è un rifugiato da Batista, ansioso di tornare a casa, dalla famiglia, in una Cuba libera. Prese molto male la morte di Rodolfo de Armas "

"Cuba hermosa" è il verso di una canzone politica dell'epoca, dal titolo Lamento Cubano. E' solo il soprannome, dal momento che il gruppo di ricerca non ha ancora trovato il vero nome del Brigatista di Centelles. "Nella lista di imbarco della Champlain stiamo eliminando i nomi conosciuti, ne rimangono cinque: Bienvenido Domínguez, Faustino García, Juan Godoy, Ricardo Pérez y Ronaldo Rodríguez. Uno di loro è lui". Ora si cercano nuovi indizi a Cuba per verificare se il brigatista sopravvisse alla guerra, se riuscì a tornare nel suo paese, se ha svuto figli ...

lunedì 1 marzo 2010

poche parole



Clarens, Vaud, 26 settembre 1885.

Compagni,
domandate ad un uomo di buona volontà, che non vota e che non si candida, di spiegare le sue idee sul diritto di voto.
Il tempo che mi accordate è molto breve, ma dal momento che, sul voto elettorale, ho delle convinzioni molto precise, quello che ho da dire lo posso fare in poche parole.

Votare significa abdicare; nominare uno o più padroni per un periodo più o meno lungo, significa rinunciare alla propria sovranità. Che si tratti di un monarca assoluto, di un principe costituzionale o di un semplice mandatario con una piccola quota di potere, il candidato che portate al trono o alla poltrona sarà un vostro superiore. Andate ad eleggere degli uomini che saranno al di sopra della legge, dal momento che essi sono incaricati di redigerle, le leggi, e che la loro missione è quella di farvi obbedire.

Votare significa essere ingannati; significa credere che degli uomini come voi, all'improvviso acquisiscano, al suono di un campanello, la virtù di sapere tutto, e tutto comprendere. I vostri mandatari hanno da legiferare su tutto, dai fiammiferi alle navi da guerra, dalla potatura degli alberi allo sterminio delle popolazioni. Vi dovrà sembrare che la loro intelligenza possa crescere in ragione dell'immensità del ruolo cui sono chiamati. La storia insegna che si verifica il contrario. Nelle assemblee sovrane, fatalmente prevale la mediocrità.

Votare significa evocare il tradimento. Senza dubbio, gli elettori credono nell'onestà di coloro ai quali danno il loro voto - e forse è così il primo giorno, quando i candidati sono ancora nel fervore del primo amore. Ma ogni giorno ha il suo domani. Quando l'ambiente cambia, l'uomo cambia con esso. Oggi, il candidato s'inchina davanti a voi, e persino troppo; domani si tirerà su, e persino troppo. Aveva mendicato il voto, vi darà degli ordini. L'operaio, diventato capo-squadra, può rimanere quello che era prima di ottenere il favore del capo? L'ardente democratico forse non impara ad inchinarsi quando il banchiere lo degna di un invito nel suo ufficio, quando i valletti del re gli fanno l'onore di intrattenerlo nell'anticamera? L'atmosfera di simili corpi legislativi è malsana da respirare; se si inviano i propri mandatari in un contesto di corruzione, non ci si stupisca se ne risultano poi corrotti.

Non abdicate, pertanto, e non mettete il vostro destino in mano a degli uomini forzatamente incapaci, e futuri traditori. Non votate mai! Invece di affidare i vostri interessi ad altri, difendeteli da voi soli; invece di nominare degli avvocati per proporre una linea d'azione futura, agite! Le occasioni non mancano agli uomini di buona volontà. Scaricare su altri le responsabilità derivanti dalla propria condotta, denota mancanza di coraggio.

Vi saluto dal profondo del cuore, compagni.

Élisée Reclus.

(Lettera a Jean Grave)