"Potrei parlare all'infinito". A dirlo è John Gribaudsun. Certo il nome dice ben poco, salvo per il fatto che - a ben leggere "L'ultimo dono del tempo" di Philip J. Farmer - si scopre che Gribaudsun non è altri che Tarzan. Un Tarzan divenuto immortale, grazie ad un elisir donatogli da uno stregone africano. Un Tarzan che - ricchissimo dei tesori di Opar - finanzia la bislacca ricerca di uno scienziato che pretende di realizzare una macchina del tempo. Un Tarzan che, a bordo della H.G.Wells I, lascia il 2077 diretto verso il 14.000 a.c., e lì si ferma. "Rimango qui. Preferisco questo mondo a quello che abbiamo lasciato- E' tutto." - sono le parole con cui si congeda dal resto dell'equipaggio della prima spedizione temporale. Immortale com'è, parteciperà a tutto il decorso della storia umana. Una grotta ricolma di manufatti, film e registrazioni sarà dono e testamento, come una sorta di romanzo segreto.
"Così, nel corso dei millenni, ho raccolto manufatti ed esemplari, e ho preso appunti. Qui ci sono almeno centomila fotografie, poiché a quello scopo avevo conservato alcune delle sfere. (...) Mi dispiace dire che non sono mai esistiti, in realtà, i leggendari Romolo e Remo."
Storia e memoria, a diventare una cosa sola. A dirci che le storie non finiscono mai, a dire che la storia - per finire - deve sempre ricominciare daccapo, in qualche modo, da qualche parte. Di modo che, se tutto è già stato visto e sentito, il meglio rimanga sempre lì, in attesa che qualcuno possa riconoscerlo.
"Potrei parlare all'infinito", l'ultimo nastro registrato si sofferma sulle occasioni in cui l'incanto è stato quasi afferrato.
E' una promessa, promettente.
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