mercoledì 24 marzo 2010

O Caritas

monjitas

Sarà il gesuita José A. Perez del Pulsar a scrivere, di suo pugno, il ‘Decreto Redenciòn de Penas por El Trabajo’! in pratica, la benedizione del lavoro forzato che toccherà a centinaia di migliaia di ‘rossi’, e dal quale la chiesa spagnola trarrà enormi vantaggi. I prigionieri del carcere di Alcalà de Henares costruiscono, nella falegnameria della prigione dove sono rinchiusi, quindicimila grandi crocifissi di legno che andranno poi nelle chiese e nei seminari di tutta la Spagna. In migliaia vengono mandati a ristrutturare il Collegio degli Scolopi di San Antonio di Madrid, la chiesa di Cartagena e decine di altri conventi e luoghi di culto, cattedrali
comprese, che erano stati distrutti durante i combattimenti, o incendiati dagli operai e dai contadini insorti. Si calcola che la chiesa spagnola, dal lavoro forzato, abbia avuto settecento ottanta milioni di euro di benefici. Ma non si ferma a questo, la chiesa. Si pone anche il problema della ‘riconquista spirituale’ delle anime dei tanti che ancora languono nei campi di concentramento. Ed è a tal fine che crea la patrona dei detenuti: ‘Nostra Senora de la Merced’, una delle tante madonne che campeggiano nelle chiese di tutta la Spagna.
E a chi della chiesa rifiuta i conforti spirituali, spetta una punizione esemplare. Come succede a Manuel Recaseus che si rifiuta di partecipare alla messa che ogni domenica viene celebrata nella
prigione dove è rinchiuso. Manuel, e i suoi compagni che hanno appoggiato la protesta, non vuole ‘salvar sul alma extraviada’.
Verrà fucilato assieme ad altri ventotto compagni di prigionia, uno per ogni padiglione dove sono tenuti prigionieri. Sull’atto di accusa si legge che la pena di morte è stata inflitta per ‘Insolenza alla chiesa e all’autorità’.

Nessun commento: