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domenica 4 gennaio 2009
No Control
Chissà, magari è solo un problema semantico, come affermava Alfred Korzybski, filosofo e matematico polacco, che riconduceva all'incomprensione tutte le cause dei conflitti e, ovviamente, delle ... incomprensioni. Fatto sta che, in questo nuovo anno, dove la moda "politica" prescrive che si insegni all'avversario ("nemico", in politica, non usa più) come si DEVE fare l'avversario, tale Guido Rampoldi, in un articolo su Repubblica, ha pensato bene, partendo da quello che sta continuando a succedere in Grecia, di fare le bucce a tutto l'anarchismo (o "anarchia", come la chiama lui).
Ha reperito il materiale necessario (l'albero di natale incendiato più volte ad Atene, ed una chiesa a Salonicco, e poi quella scritta ovunque: "no control") e si è lanciato in una disamina che, a partire dalla guerra civile spagnola, arriva a prescrivere un comportamento fruttifero a chi decidesse mai di essere, o diventare, "anarchico".
L'incipit è quasi devastante. Sembra di essere in un film di Stanlio e Ollio! Come a dire, vedete a cosa gli "incontrolados" hanno costretto stalinisti e sinistre francesi e inglesi?!?
Sono stati loro, bruciando chiese e uccidendo prelati, che hanno COSTRETTO la Francia e l'Inghilterra a rifiutare gli aiuti alla repubblica, e Stalin HA DOVUTO liquidare tutto il movimento anarchico spagnolo, per colpa di quella che era, OGGETTIVAMENTE, una quinta colonna del nemico!!!
Non lesina argomenti, Rampoldi, per sostenere la bontà delle sue tesi. Si lascia andare perfino a citare, come critico, l'apporto di quello che definisce "un circolo di simpatizzanti della rivolta greca", "Collective reinventions", i quali, a suo dire, sarebbero preocccupati e in apprensione per questo terribile slogan, e per il suo richiamarsi ai più radicali fra gli anarchici spagnoli. Peccato che il Rampoldi, lui così preoccupato per la presunta ignoranza dei giovani che si battono nelle strade di Atene e Salonicco e altre città della Grecia, non si sia, invece, preoccupato di leggere - non dico "la protesta" di un incontrolado de la columna de hierro - ma nemmeno il pezzo del "Collective Reinventions" cui si riferisce. Troppo assillato da quel "no control", e dai nuovi incontrolados, da Atene a Barcellona, i quali, però, a suo dire, mancherebbero della qualità dell'immaginazione, la quale - essendo "anarchica", ipse dixit - deve mancare anche all'articolista, che non riesce ad estrapolare come il "no control" da parte altrui, sottende proprio all'esigenza di controllo. Rivoluzionario.
I "consigli per gli anarchici" occupano tutto il resto del pezzo, corretti con un pizzico di "sano" moralismo, che non guasta mai.
Finisce, il Rampoldi, dopo aver mostrato l'incapacità di distinguere fra pacifismo e antimilitarismo (sarebbe troppo arduo ...), sottolineando come sia davvero faticoso "fare l'anarchico". "Svaligiare bancomat e saccheggiare negozi sarebbe più semplice, e anche più proficuo.
Non quanto scrivere articoli su repubblica, mi vien da chiosare.
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