mercoledì 7 gennaio 2009

Le carte in tavola


E' al suo secondo lavoro, James Dunn, e scopre le sue carte, e le mette in tavola. "The Long Ride Home", è un disco onesto, ben suonato, limpido. Pieno di citazioni e rimandi, nel suo procedere per ... ballate. James Dunn è del New Jersey (e questo la dice lunga), anche se è cresciuto altrove, e non stupisce affatto sapere, dalle note biografiche, che in giovane età è rimasto folgorato da "Born to Run" del Boss, e da lì ha proceduto ed è andato avanti, nel suo lungo viaggio verso casa.

Carte in tavola
da James Dunn

Ti volevo con me attraverso quelle colline nelle notti d'autunno
Da dove le luci della città non potevano cancellare l'illusione dai nostri occhi
Dimmi che non c'è altro che devo sapere su di te, dimmi che quel che dici è sempre la verità
Perché stanotte ho solo bisogno di un po' di più, solo un po' di più per attraversare quella linea
Metti le tue carte sul tavolo e io farò il mio gioco
Un amore può morire, proprio in un dato momento e in un certo posto
Ma un semplice sorriso può risvegliare quelle sensazioni che restano dentro
Dimmi che non c'è altro che devo sapere su di te, dimmi che quel che dici è sempre la verità
Perché stanotte ho solo bisogno di un po' di più, solo un po' di più per attraversare quella linea
Metti le tue carte sul tavolo e io farò il mio gioco

1 commento:

BlackBlog francosenia ha detto...

Cards on the Table
by James Dunn

I wanted you to ride with me through those hills on the autumn nights
Where those city lights can no longer disillusion our eyes
Tell me what it’s all about to you, tell me what you say is always true
‘Cause I need just a little more tonight, need just a little more to cross that line
Lay your cards on the table and I’ll play mine
A love can die, just because of your place and time
But a simple smile can reawaken those feelings inside
Tell me what it’s all about to you, tell me what you say is always true
‘Cause I need just a little more tonight, need just a little more to cross that line
Lay your cards on the table and I’ll play mine