martedì 10 giugno 2008

"Nella storia che non ama imperatori..."



Ho sempre pensato che la vita consista in un gioco di rimandi che possono servire a coprire la distanza di quei gradi di separazione che ci affliggono.
Che sia cinema, letteratura o musica è giocoforza, sempre, cercare quei riferimenti, in ciò che più ti colpisce e ti piace, che ti permettano di allargare gli orizzonti ...Leggi un libro - magari un saggio di quell'autore che adori - e cominci a sottolineare i nomi che lui fa. Come a crearti una mappa, un piano di viaggio che possa continuare a farti muovere. Così ascolti un disco e poi scopri che uno dei tre, che ha partecipato a quel disco che tanto ti è piaciuto, ha fatto qualcos'altro. Anzi, continua a farlo. Così mi è capitato di scoprire che Gianluca Bernardo, oltre ad aver preso parte, insieme a Fosca e Santese, a quel "Ballate di Fine Inverno" di cui ho parlato, è l'anima di un gruppo. I Rein. E questo gruppo ha già fatto uscire un singolo, un EP e - la notizia è di pochi giorni fa - un nuovo disco. Tutto rigorosamente copyleft.
Del gruppo, riporto la presentazione che i musicisti danno di sé stessi. Il singolo e l'Ep si possono scaricare dal sito myspace, e più sotto si può ascoltare "Est", la canzone che dà il titolo all'EP. Io dico che ne vale la pena!


"In una Babilonia di plastica e cemento, dal 1999 i Rein suonano e attraversano l'Italia in lungo e largo a bordo di una vecchia macchina diesel. Una storia lunga chilometri, fatta di autogrill sospesi nella nebbia, portapacchi strabordanti, pacchetti di sigarette accartocciati, bazar ai bordi della ss16 e binari ai lati della 106; una storia bruciata tra gli ultimi nei privè dei primi. Poche brandine e tanti sacchi a pelo che noi ci sappiamo adattare; caffè a portar via che magari poi ci viene sonno; che l'E45 è meglio dell'A1 perché non costa, mentre la Salerno-Reggio va bene comunque, tanto è l'unica. Qui, dove la periferia è anche il centro di tutto e la musica resta l'unico modo per parlare di felicità e di tristezza allo stesso tempo, i Rein, incrocio ferroviario tra Messico e Ungheria, Francia e Irlanda, prendono e partono con poche certezze, poca benzina e qualche punto fermo stampato ai cigli delle strade. Libri francesi, musica latina e risorse slave, futbol e chitarre spaccate, qualche bottiglia di birra messina, quando si trova. E se povertà e ricchezza si confondono, la multiculturalità è un dato di fatto e non un'opinione. Qualcosa resta, tra tanta storia e poca identità. Qualcosa resta. E allora questo qualcosa cerchi di farlo entrare in qualche modo nel portabagagli e di portarlo in giro, per raccontarlo. Per raccontare come avviene che da mille madri diverse nasca un solo figlio, triste come la soledad, fedele come le steppe del Connemara, feroce come il sud, poetico come l'est. Quaggiù, in provincia di Babele, qualcosa resta."

(I Rein)



EST
di Gianluca Bernardo


Nella storia che non ama imperatori
Si rimpasta il vecchio gioco del potere
E mi ricordo di altre bandiere
Altri slogan, altre facce ed altre idee

Sulle strade che entrano a Praga
C’è il trionfo della repressione
Sui carri armati dell’armata rossa
C’è una maschera di un altro colore
C’è chi maschera un altro colore

Sulla piana che solca l’Ungheria
Corre il treno di questa mia vita
Ma tu mi dici che è già finita
E non sai che dolore mi dai
Tu non sai il dolore che mi dai

Tu che mi dici: lascia stare
Sai che il tempo è un amico infedele
E come vedi, tutto cambia
E l’amore è fatto solo di poesia
E l’amore è fatto solo di poesia

Le mani sempre più tese
E gli occhi schiusi fin dentro un’ideale
E il vento sui nostri ricordi
Sulle promesse
Sulle certezze
Sulle speranze
Di questo sogno che chiamiamo libertà

Per la gloria dei moderni dittatori
Scorre il sangue di un popolo sovrano
E tu soldato americano
Con che pane questa sera mangerai
Di chi è il pane che stasera mangerai

Sui tamburi della propaganda
Il regime immola i suoi ideali
Tanto una bomba quando esplode
Fa gli uomini davvero tutti uguali
Fa gli uomini davvero tutti uguali

E in TV si accendono i roghi
Per il fiore della mia generazione
Ti ho aspettata una vita
Ma tu dov’eri sorella utopia?
Ma tu dov’eri sorella utopia?
Ma tu dov’eri sorella utopia?
Ma tu dov’eri sorella anarchia?

Le mani sempre più tese
E gli occhi schiusi fin dentro un’ideale
E il vento sui nostri ricordi
Sulle promesse
Sulle certezze
Sulle speranze
Di questo sogno che chiamiamo libertà

2 commenti:

Anonimo ha detto...

L'altro ieri stavo per commentare la tua "puntata" a "Ballate di fine inverno", che non conoscevo, poi, preso dal casino che ancora mi ritrovo per casa... Gianluca Bernardo, coi Rein, l'abbiamo sentito insieme, la prima volta, ad un tributo De André alla Strada, (c'era anche L'Eleonora) fece una bella interpretazione di Bocca di rosa e cantò Est, canzone che ho da parecchio tempo sul pc. Poi l'abbiamo risentito alla Factory, l'anno scorso.
Collabora da tempo coi Ratti della Sabina e ritrovarlo in questo disco di ballate, riconoscendone la voce prima del nome, è stata una vera sorpresa. "Settembre," "Agosto" e le tre "Storia di una rivolta" sono pezzi da cui non riesco a staccarmi.

buonavita
ezio

BlackBlog francosenia ha detto...

Ecco, spesso funziona così. Succede qualcosa, ascolti una canzone che ti piace ... poi un salto di tempo, ed ecco che i fili tornano a riannodarsi. Ed i nomi, che magari lì per lì, sui manifesti, non leggi nemmeno,cominciano ad avere un loro senso. Per la prossima volta ...

salud