venerdì 13 giugno 2008

Il partito dell'insurrezione



Nella Spagna della seconda repubblica, nei primi anni trenta del secolo scorso, la lotta armata non era certo espressione di disperazione o impotenza politica! Lo scontro tra classe operaia e stato era all'ordine del giorno e la mediazione istituzionale veniva usata e superata ogni giorno dalla lotta operaia. Ed era proprio la connotazione anti-istituzionale della lotta operaia ad alimentare l'ipotesi che potesse verificarsi, quasi senza soluzione di continuità, la trasformazione della lotta stessa in scontro rivoluzionario. Magari poteva bastare un intervento audace che servisse da detonatore.
Così, la determinazione delle scadenze insurrezionali prescindeva dalla valutazione delle condizioni politiche generali.
E le insurrezioni non venivano neppure pensate come vincenti, ma erano concepite come momenti di rottura. L'alternativa fra fascismo e rivoluzione sottolineava l'incapacità del riformismo a rispondere allo scontro sociale che avrebbe ricevuto un'accelerazione dai tentativi insurrezionali, verificando allo stesso tempo la capacità di organizzazione e di attacco.
Nella fase insurrezionale del 1932-33, gli anarchici spagnoli espressero l'originalità del loro essere "partito dell'insurrezione", creando la "mentalità" che permetterà l'insurrezione delle Asturie nel 1934 e la risposta rivoluzionaria a Francisco Franco nel 1936.
Nel dicembre del 1933, dopo una campagna astensionista organizzata dagli anarchici con un impegno eccezionale, le destre vincono le elezioni e viene così sancita la fine del grande progetto riformista. La crisi del ridormismo, e l'attualizzazione della minaccia del fascismo, creano un'impressionante e inarrestabile spinta all'unità fra le masse. L'insurrezione delle Asturie - cui gli anarchici asturiani, da sempre favorevoli a rapporti di unità coi socialisti, parteciperanno in prima linea, dando un contributo determinante - è preparata ed organizzata dal Partito socialista ed ha una partecipazione di massa. La parola d'ordine "Unios Hermanos Proletarios" campeggia dappertutto e sottolinea la coscienza di essere entrati in una fase decisiva dello scontro di classe. Con ogni probabilità, l'insurrezione delle Asturie è stata l'ultima occasione in cui il proletariato ha giocato all'attacco, e non su terreni e scadenze imposte dal nemico.
La direzione insurrezionalista della CNT-FAI viene colta di sorpresa dal cambiamento di posizione del Partito socialista e dal processo unitario, che si svolge a livello di base, nelle fabbriche e nel paese e non riesce a svolgere una funzione trainante. Non riesce a garantire, con la sua forza ed esperienza di partito della lotta di strada, l'estensione a livello nazionale della Comune asturiana e si dimostra incapace di gestire la crisi del riformismo che pure essa stessa aveva contribuito a provocare. Il dopo Asturie coinciderà, per gli anarchici, con un periodo di crisi delle posizioni insurrezionaliste che, d'altronde però, non vennero mai superate per mezzo di altre ipotesi rivoluzionarie. Nelle battaglie in strada che, poi nel 1936, sconfissero, a Barcellona e in altre città della Spagna, l'esercito franchista, furono di nuovo capaci di esprimere tutta la loro forza ma, dopo il il 1934, non riuscirono più a proporsi come polo di elaborazione e direzione politica e saranno condannati ad essere subalterni, di fatto, al Fronte Popolare.

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