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lunedì 9 giugno 2008
"Il fantasma di un angelo sulla scena del crimine"
Spesso John Hiatt ha affermato nelle sue interviste che Bob Dylan è stato il primo ad influenzare la sua musica e il suo modo di fare canzoni. Mi vien da dire, però, che non ricordo di aver mai sentito "molto" Dylan dentro le canzoni di John Hiatt. Fino ad ora, per lo meno. Fino a questo "Same Old Man", e alla sua ottava traccia. "Our Time".
La canzone è un piccolo gioiello cesellato di situazioni che costruiscono la trama dei fatti irrilevanti che costituiscono una storia d'amore, riaffioranti alla memoria senza quasi una logica. Di episodio in episodio. Saltando avanti e indietro. Prima risparmiando sui dettagli.
"Una domenica mattina a leggere i giornali in un loft a New York, e a mangiare a letto cibo cinese da asporto".
Poi riempiendo il rigo musicale di un eccesso di parole.
"Mi è tornato in mente di quando distribuivi soldi ai barboni su Bowery Street" canta in un crescendo "Non senza prima esserti lasciata convincere che i soldi servivano per un panino e non per il vino".
Le parole si distendono e vengono compresse, e vanno a fluire come un "talking-blues" che diventa una triste e sommessa ninna-nanna.
"Mi sono svegliato, madido di sudore freddo, ed ho realizzato che non avremmo più cucinato un pasto, insieme".
La voce roca di Hiatt aggiunge un'ombra di dolce nostalgia, cullata dal violino di Jim Luther Dickinson. E John Hiatt sa bene quando arriva il momento di lasciare sola la voce del violino!
Senza esagerare, una canzone che vale un disco.
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