venerdì 15 febbraio 2008

invincibili



Nella foto sopra è il secondo da sinistra, Bernward Vesper.
Sta insieme, fra l'altro, a Gudrun Esslin e ad Andreas Baader.
Gudrun Esslin è stata la madre del figlio di Vesper, oltre che la sua compagna per qualche tempo. Andreas Baader l'ho conosciuto un secolo fa, era il 1971 ed era ancora vivo, come Vesper e la Esslin. L'ho incontranto che stava seduto sul sedile posteriore di una cinquecento. Io mi sono seduto su quello davanti, accanto al guidatore, avevo diciotto anni ed ero chiamato a stabilire se fosse davvero lui, di modo che gli si potesse consegnare una piccola quantità di denaro (quella di cui disponevamo, proprio per tali situazioni), per aiutarlo.
Era lui, avevo letto talmente tanto sulla cosiddetta Baader-Meinhof e visto così tante fotografie... E poi aveva quel genere di occhi cui ancora non mi era stato dato di abituarmi; lo avrei fatto di lì a poco. Ricordo una cosa che mi disse, oltre al suo sguardo che continuo a portarmi dietro, a proposito dei marxisti-leninisti (allora erano di gran moda!), sul fatto che se qualcuno di loro li riconosceva, per strada, chiamava subito la polizia.
Niente di nuovo sotto il sole, ma questa è un'altra storia. Ed ora sono tutti morti.
Torno a Vesper, e al suo libro - che altro non ho di lui - uscito nel 1980 per i tipi della Feltrinelli. Il viaggio.
Un "romanzosaggio", dichiara il sottotitolo. Scritto da Vesper, senza mai essere stato finito ed interrotto dal suicidio compiuto nella clinica psichiatrica di Amburgo nel 1971, è uscito postumo. Nel 1977, in Germania, e nel 1980 in Italia.
Nella clinica c'era finito per aver devastato, in preda a delirio, la casa degli amici presso cui era ospite. Nella sua ultima lettera - che chiude il volume - ebbe a dichiarare che se lo avessero mai lasciato uscire, non lo avrebbero più rivisto, vivo! Terrà fede alla parola data. Non prima di aver lasciato, nel libro, il suo resoconto e le sue ragioni, che erano le ragioni di una generazione violentata dal nazismo dei padri e capace di lottare fino alla disperazione, e anche oltre.
Nel 1964 erano già persone che credevano ancora nella rivoluzione! Nel 1970, Ulrike Meinhof poteva affermare che "I poliziotti sono porci a cui si può sparare addosso".
E' stato un ... viaggio. Per l'appunto.

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