Solo un blog (qualunque cosa esso possa voler dire). Niente di più, niente di meno!
martedì 3 luglio 2007
soldati
Mi riesce difficile parlare di un disco appena uscito (anzi, quasi uscito!) e che, in realtà, ho già cominciato ad ascoltare da più di tre anni fa. Per cui, proverò a parlarne parlando d'altro. Il disco è "Soldati", l'autore è il mio amico Andrea Parodi da Cantù, e la quasi-recensione potrebbe sembrare viziata dal fatto che mi onoro di reputarmi suo amico e, soprattutto dal fatto che, fra i "ringraziati", compare anche il mio nome e cognome. Ma così non è, oppure forse sì. Ma che importa?
Dicevo che il primo master del disco mi capitò di ascoltarlo nel dicembre del 2003. Mentre andavamo alle rampe di san Niccolò per suonare all'aperto, dopo un pranzo che chiamiamo "piola". In quella situazione, ricordo, Vittorio Merlo (milanese trapiantato nel Lussemburgo) fece un tuffo fuori stagione dentro l'acqua che dal piazzale Michelangelo scende verso l'Arno. Cose che capitano. Il disco è uscito, quando oramai nessuno ci credeva quasi più. La "lifegate" sembra abbia preteso di "addolcirlo" un po'. Il colore della copertina, da rosso, è scolorito in un verde marcio. E anche la stella, sul basco di Tania la guerrigliera (che è anche il titolo di una delle sedici canzoni), è sbiancata. Credo che non sia un piccolo prezzo per avere su un supporto "ufficiale" molte canzoni che hanno fatto spesso da colonna sonora a spostamenti in macchina e a serate fra amici. Ed è stato bello che anche il disco abbia potuto viaggiare, fino ad arrivare fra le mie mani, proprio grazie ad una sorta di staffetta fra amici. Ne sono arrivati sette, da Cantù a Parma, grazie ad Alberto che - in seguito ad una telefonata ad Andrea, in vacanza in Sardegna - si è fatto consegnare il "malloppo" dalla mamma del Parodi! Così il disco è arrivato in una situazione "particolare" (proprio una di quelle "piole"), a Torrechiara, vicino Parma. Dove abbiamo avuto modo di ascoltarlo, e di commentarlo.
Il disco è bello. A parte le battute sulla "batteria campionata" e la cover di Jackie Leven, "Ragazzo Padre", che nella versione italiana richiama pericolosamente "Bandiera gialla" di Gianni Pettenati. Ma, a parte gli scherzi, le suggestioni ci sono tutte. Da "Pane arance e fortuna" che apre il disco alla cover da Bocephus King, "Scavando la mia fossa", fino alla bellezza unica di "Rosa"; senz'altro la più bella del mazzo.
Il disco era bello, a Torrechiara nella splendida ospitalità - squisita e perfetta - di Alle e Sara (in ordine alfabetico), fra amici. Quelli veri. Quelli per il cui bene si riesce anche a passar sopra a molte cose. Forse a poche. Ma, davvero, ci sei mancato Andrea.
Qui la recensione fatta dal mio amico Federico
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