martedì 25 agosto 2015

Morti in aspettativa

opel

Sovrapproduzione
- di Robert Kurz -

La crisi porta alla luce del giorno il fatto che nel capitalismo si è prodotto "troppo". La logica economica astratta non fa alcuna distinzione fra beni di utilizzo necessario, quali alimentazione, vestiario, abitazione, ecc., beni di lusso, o perfino prodotti meramente distruttivi, come le armi da guerra. Com'è noto, la posta in gioco non è il contenuto delle necessità, ma solamente il potere d'acquisto, come mezzo di valorizzazione del capitale. Secondo un preconcetto persistente fra i marxisti, la sovrapproduzione ha luogo quando il plusvalore prodotto non si "realizza" a sufficienza, per mancanza di potere d'acquisto. Da questo derivano, ad esempio, le argomentazioni sindacali, in conformità con il sistema, per cui il potere d'acquisto dev'essere rafforzato, di modo da dare impulso all'economia. Tuttavia, il potere d'acquisto risulta solamente dalla creazione di plusvalore. Quando si produce sufficiente plusvalore, si può anche realizzarlo. La mancanza di potere d'acquisto significa, in realtà, che è stato prodotto poco plusvalore. E' questa l'essenza della crisi.

Come esempio, possiamo portare il problema nel settore chiave dell'industria dell'automobile. L'aspetto qualitativo è quello per cui la mobilità è stata orientata in maniera unilaterale verso il trasporto individuale, in quanto la produzione delle automobili è stato un segmento importante della valorizzazione reale del capitale. Da questo ne è conseguito il punto centrale delle emissioni inquinanti e della distruzione del clima. I trasporti pubblici, tuttavia, sono stati ridotti perché, in quanto consumo pubblico, al contrario, gravavano sulla valorizzazione del capitale. L'aspetto quantitativo sta nel fatto che lo sviluppo delle forze produttive, nella terza rivoluzione industriale, ha razionalizzato la forza lavoro creatrice del plusvalore, su una scala senza precedenti. Per riuscire a conseguire il medesimo profitto, si dovrebbe produrre una massa materiale sempre maggiore di automobili. La stessa cosa si applica a tutto l'insieme della produzione capitalistica. Alla fine, è diminuita la massa di plusvalore nella società, il che si è tradotto nella caduta dei profitti, precisamente anche dell'industria automobilistica. Da un lato, il problema è stato rimandato, per mezzo del finanziamento a credito e del leasing, sia nella produzione che nel consumo. Dall'altro lato, i trasporti pubblici che sono rimasti sono stati privatizzati, come le conseguenze note, ad esempio, con la sottomissione alla razionalità del lucro dell'economia imprenditoriale, al fine di riuscire ad integrarli, bene o male, nella valorizzazione reale del capitale, e sollevare lo Stato da queste necessità.

Il collasso del sistema creditizio gonfiato non ha ancora finito di realizzarsi in tutta la sua estensione, che il terremoto finanziario ha già reso evidente la mancanza di contenuto del plusvalore della sovrapproduzione materiale. Ancora una volta, questo si vede con particolare chiarezza nell'industria automobilistica, dal momento che qui la mancanza di potere di acquisto reale si ripercuote più rapidamente di quanto avvenga per i beni di utilizzo immediatamente necessario per la vita. Le misure pubbliche di salvataggio, dettate dal panico, sono rivolte oltre che al settore bancario soprattutto alle grandi imprese del settore dell'automobile, considerate altresì di "importanza sistemica". Ma in questo modo non viene eliminato il problema della sovrapproduzione materiale, per quel che riguarda la capacità di valorizzazione. Secondo i criteri capitalistici, le sovraccapacità devono essere chiuse. Il fallimento delle grandi imprese del settore dell'automobile viene ritardato; la General Motors e la sua filiale Opel sono soltanto dei morti in aspettativa. Una "pulizia" in questo senso, tuttavia, non apre automaticamente un nuovo percorso di crescita; al contrario, minaccia di provocare una reazione a catena di caduta dei profitti, con una ancor maggiore riduzione del potere di acquisto e una maggior interruzione delle vendite. L'industria automobilistica diventa il settore chiave, sia della crisi ecologica che della crisi economica del capitalismo.

- Robert Kurz - Pubblicato su Neues Deutschland del 11.12.2009 -

fonte: EXIT!

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