sabato 21 marzo 2015

Debordiana

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27 marzo 1938, Mercato di San Antonio, Barcellona. Dopo il bombardamento, in una strada bombardata di Barcellona, dei miliziani vigilano su degli oggetti: in primo piano una scultura delle Vergine con in braccio il bambino (scultura prodotta in serie da "Arte Cristiano S.A.", Olot, Gerona), senza testa. Sullo sfondo un camion ed alcune persone. (Foto di Kati Horna).

Una volta abolita la religione, che cosa si sarebbe venduto, quando si fosse trattato di immagini religiose? L'opera d'arte sarebbe diventata il rifugio migliore per il permanere di valori spirituali.
Il valore di scambio si è potuto formare soltanto come agente del valore d'uso, ma nel vincere, con le proprie armi, ha creato le condizioni per il suo dominio autonomo. Mobilitando ogni uso umano, e ottenendo il monopolio di ogni sua soddisfazione, ha finito per dirigere l'uso. Il processo di scambio si è venuto ad identificare con tutti i possibili usi, e li ha ridotti alla sua mercé. Il valore di scambio è il condottiero del valore d'uso, il quale continua a fare la guerra per conto proprio.

Nessuno ha più diritto di noi, che abbiamo costruito con le nostre mani queste chiese e queste immagini, di distruggerle, di occuparle, di prenderle, di venderle e di fare con esse quello che vogliamo o che decidiamo o che ci pare.
Le nostre uniche manifestazioni, nei primi anni brevi e sparute, volevano essere assolutamente inaccettabili; dapprima soprattutto per la loro forma e dopo, approfondendole, soprattutto per il loro contenuto. Non vennero accettate. "La distruzione è stata la mia Beatrice", ha scritto Mallarmé, il quale fu, egli stesso, la guida di alcuni in esplorazioni abbastanza pericolose.

Le collettivizzazioni degli anticlericali operarono delle sostituzioni al momento di fabbricarsi immagini religiose. La Conselleria d'Economia del Consiglio Municipale di Olot raccomandava, con un occhio al mercato interno, i seguenti oggetti d'arte: Immagini di tutte le misure, figure del presepe, materiale didattico scolastico, busti di Macia e riproduzioni di opere architettoniche.
In quanto ornamento indispensabile degli oggetti prodotti ai nostri giorni, in quanto esponente generale della razionalità del sistema, ed in quanto settore economico indicatore che elabora una moltitudine sempre più crescente di immagini-oggetto, lo spettacolo è la produzione principale dell'attuale società.

Come risultato delle collettivizzazioni da parte degli anarchici e di altri gruppi anticlericali di estrema sinistra risultava evidente che si sarebbe smesso di fabbricare oggetti religiosi. Nelle Arti Decorative vennero scolpito, secondo una relazione dell'anno 1937, il busto di Durruti, e secondo Alexandre Cuéllar si ottenne di fabbricare busti di Joaquim Maurín, di Karl Marx, allegorie della Repubblica, ecc..
"Sebbene io sia un notevole esempio di ciò che quest'epoca non voleva sapere, sapere ciò che aveva voluto non mi pare forse abbastanza per stabilire la mia innocenza", dice Swift con molta verità nel primo capitolo della "Storia degli ultimi quattro anni di regno della regina Anna": "E io non voglio in alcun modo mischiare il panegirico o la satira alla Storia, non avendo altra intenzione che quella di informare la posterità e d'istruire quelli tra i miei contemporanei che versassero nell'ignoranza o fossero indotti in errore. Perché i fatti riferiti esattamente costituiscono la migliore lode ed il più durevole rimprovero". Nessuno meglio di Shakespeare ha saputo come passa la vita. Ed egli considera che "siamo fatti della stoffa di cui sono intessuti i sogni". Non altrimenti concludeva Calderòn. Sono almeno sicuro di essere riuscito, con ciò che precede, a trasmettere elementi sufficienti a far perfettamente comprendere, senza che possa sussistere alcuna sorta di mistero o d'illusione, tutto ciò che sono.

In una riunione di detenuti, convocata per analizzare la "epidemia di rapine", Durruti adottò una posizione categorica: "Non è il momento per l'esercizio di espropriazioni individuali, ma per attuare quelle collettive. Per i Nosotros oggi non c'è posto per azioni individuali, dal momento che le uniche azioni che contano solo quelle collettive, le azioni di massa".
Della cinquantina di detenuti libertari, nella maggioranza detenuti nel carcere di Segovia, ma anche in altre prigioni (
la “Modelo” di Barcelona, quelle di “Carabanchel” e di “Yeserías” di Madrid, quella di Burgos, quella di Herrera de la Mancha, quella di Soria…), molti sono innocenti, vittime delle classiche provocazioni poliziesche. Di questi si parla poco, e ci sono quelli disposti a difenderli, ma piuttosto passivamente. Invece, la maggioranza dei detenuti ha effettivamente fatto saltare linee ferroviarie, tribunali, edifici pubblici. Hanno fatto ricorso all'espropriazione a mano armata contro diverse imprese e in un buon numero di banche. Si tratta in particolare di un gruppo di operai della SEAT di Barcellona (che una volta si erano chiamati "Esercito Rivoluzionario di Aiuto ai Lavoratori"), i quali in questo modo volevano portare aiuto finanziario agli scioperanti della loro fabbrica, così come ai licenziati; e quelli dei "gruppi autonomi di Barcellona, Madrid e Valencia, che hanno agito per il tempo che hanno potuto con l'intenzione di diffondere la rivoluzione in tutto il paese. Questi compagni sono quelli che si pongono sulle posizioni teoriche più avanzate. E mentre il pubblico ministero chiede pene individuali fra i trenta ed i quarant'anni per ciascuno di loro, è proprio su di loro che si fa il silenzio più assoluto e molti deliberatamente li dimenticano!

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