lunedì 10 giugno 2013

la Bohème

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"(...) Con il formarsi di cospirazioni proletarie, si sentì l'esigenza di suddividere il lavoro; i membri si divisero in cospiratori occasionali - cioè operai che facevano cospirazione pur continuando a svolgere il loro lavoro abituale, frequentavano solo le riunioni e si tenevano pronti a comparire nei luoghi in cui queste si tenevano quando i capi lo comandavano - e cospiratori di professione, che dedicavano ogni loro attività alla cospirazione, da cui ricavavano i mezzi per vivere ... La posizione di questa classe ne determina a priori le caratteristiche. La cospirazione proletaria offre loro, naturalmente, solo mezzi di sussistenza alquanto limitati e incerti. Sono perciò costretti a mettere continuamente mano alle casse della cospirazione. Alcuni entrano anche in conflitto diretto con la società, soprattutto borghese, e compaiono con maggiore o minore scandalo davanti ai tribunali della polizia correzionale. L'esistenza incerta, dipendente più dal caso che dalla loro attività, la vita sregolata, che ha come unico punto fisso le bettole - luogo di incontro dei cospiratori - il contatto inevitabile con ogni sorta di gente ambigua, colloca questi individui in quell'ambiente che a Parigi è detto bohème. Questi bohémiens democratici di origine proletaria ... sono dunque operai che, avendo smesso di lavorare, si sono dati ad una vita dissoluta, oppure soggetti provenienti dal sottoproletariato e che nella nuova esistenza hanno conservato le abitudini di sregolatezza di quella classe. La vita di questi congiurati di professione ha un carattere di bohème molto accentuato. Come sottoufficiali reclutatori della cospirazione, passano da un'osteria all'altra, tastano il polso degli operai, cercano gente, la inducono per via di lusinghe alla cospirazione e fanno pagare l'inevitabile consumo di litri di vino alle casse della società o al nuovo amico. Il loro vero padrone di casa è l'oste. Il cospiratore alloggia di solito presso di lui, e qui fissa anche i suoi appuntamenti con i colleghi, con gli uomini della sua sezione, con le possibili reclute; qui infine hanno luogo gli incontri segreti delle sezioni (gruppi) e dei capi sezione. Il cospiratore, di carattere allegro, come del resto tutti i proletari parigini, in questa continua atmosfera di bettola non tarda a trasformarsi nel più perfetto crapulone. Il cupo cospiratore, che nelle riunioni segrete fa sfoggio di spartana virtù, si dissolve tutto ad un tratto per trasformarsi in un frequentatore di osterie, conosciuto da tutti, grande intenditore di vino e di donne. Quest'umore da taverna viene poi accentuato dai continui pericoli cui il cospiratore è esposto; ad ogni istante può essere chiamato per andare sulle barricate e lasciarvi la pelle, ad ogni passo la polizia gli tende trappole che possono portarlo in prigione o addirittura nelle galere. Al tempo stesso l'abitudine al pericolo lo rende oltremodo indifferente alla vita e alla libertà. In prigione è a casa propria come all'osteria. Giorno per giorno aspetta il segnale dell'insurrezione. La temerarietà disperata che affiora in ogni insurrezione parigina nasce proprio da questi vecchi cospiratori di professione, gli uomini del colpo di mano. Sono loro che innalzano le prime barricate e ne prendono il comando, che organizzano la resistenza, dirigono il saccheggio dei depositi d'armi ed il sequestro di armi e munizioni nelle case e che, nel bel mezzo della rivolta, organizzano quei temerari colpi di mano che tanto spesso sconcertano il partito al governo. Sono, in una parola, gli ufficiali dell'insurrezione. Si capisce che questi cospiratori non si limitano ad organizzare il proletariato rivoluzionario. Il loro compito consiste proprio nell'anticipare lo sviluppo del processo rivoluzionario, nel portarlo artificiosamente ad una crisi, nell'improvvisare la rivoluzione senza che ne esistano le condizioni. Per loro, l'unica condizione per una rivoluzione è che la loro congiura sia sufficientemente organizzata. Sono gli alchimisti della rivoluzione e con gli antichi alchimisti hanno in comune solo il dissesto mentale e l'ottusità delle idee fisse. Si buttano su trovate che dovrebbero compiere miracoli rivoluzionari: bombe incendiarie, macchine di distruzione dall'effetto magico, rivolte che dovrebbero avere un esito tanto più miracoloso e sorprendente quanto meno hanno una base razionale. Tutti presi nell'elaborazione di questi piani, non hanno altro scopo che quello, immediato, di far crollare il regime esistente, e nutrono un profondo disprezzo per l'educazione, più teorica, degli operai sui loro interessi di classe. Da qui il loro risentimento, non proletario, ma plebeo, verso gli habits noirs, le persone più o meno colte che rappresentano questo altro aspetto del movimento, ma dalle quali, come dai rappresentanti ufficiali del partito, essi non possono rendersi del tutto indipendenti. Gli habits noirs debbono servire loro, di tanto in tanto, anche come risorsa finanziaria. Si capisce, del resto, che i cospiratori sono costretti a seguire, lo vogliano o no, lo sviluppo del partito rivoluzionario. La caratteristica principale della vita dei cospiratori è la lotta che essi conducono con la polizia, con cui hanno lo stesso rapporto che i ladri e le prostitute. (...)"

- da : Marx ed Engels - "Recensione a Les Conspirateurs par A. Chenu"; in Neue Rheinische Zeitung Politisch-ökonomische Revue No. 4, April, 1850. -

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