giovedì 13 giugno 2013

figli

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Intorno alla metà del diciannovesimo secolo la borghesia smette di occuparsi del futuro delle forze produttive da lei liberate. (Nascono in questo momento i pendants alle grandi utopie di un Moro o di un Campanella - che avevano salutato l'ascesa di questa classe nella quale risaltava l'identità dei suoi interessi con le istanze di libertà e giustizia - vale a dire le utopie di un Bellamy o di un Moilin, il cui tema principale sono i ritocchi da apportare ai consumi e alle loro attrattive). Per potersi occupare più a lungo di questo futuro delle forze produttive che essa aveva messo in opera, la borghesia avrebbe dovuto rinunciare innanzitutto all'idea della rendita. Che "l'atmosfera intima" come habitus tipico del gusto borghese intorno alla metà del secolo sia strettamente connesso a questo afflosciamento della fantasia della classe borghese; che esso faccia tutt'uno col piacere "di non dover mai venire a sapere in quale direzione le forze produttive dovessero necessariamente svilupparsi fra le sue mani" - tutto ciò non lascia adito a dubbi. Il sogno di avere dei figli è uno stimolante assai misero laddove esso non sia pervaso dal sogno di una nuova natura delle cose nella quale questi figli un giorno vivranno o per la quale essi dovranno combattere. Anche il sogno di una "umanità migliore" in cui i nostri figli possano "star meglio" è solo una fantasticheria sentimentale alla Spitzweg, se non è addirittura identico al sogno della natura migliore in cui essi dovranno vivere. (In ciò è riposto il diritto inalienabile dell'utopia fourierista che Marx seppe riconoscere, e che la Russia aveva incominciato a far valere). Questo secondo sogno è la viva sorgente della forza biologica dell'umanità; il primo non è invece che il torbido stagno da cui la cicogna tira fuori i bambini.

- Walter Benjamin -

Das Floetenkonzert nach Spitzweg_CarSpitzweg-spi008

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