giovedì 19 aprile 2018

Salari

jheu wages

Il lavoratore non viene pagato per il suo lavoro. Egli viene pagato per la sua merce, la forza lavoro, il cui valore non viene influenzato da un eventuale cambiamento nell'orario di lavoro: se prima che venisse ridotto il suo orario di lavoro, il valore della forza lavoro equivaleva a due ore lavorative, anche dopo la riduzione dell'orario di lavoro il valore della forza lavoro continuerà sempre a rimanere di due ore. Fino a quando l'orario lavorativo non scenderà al di sotto delle due ore giornaliere, qualsiasi riduzione dell'orario di lavoro non avrà alcun impatto sui salari.
A fronte di tutto questo, i salari dovrebbero tendere ad andare a zero.
Quando i salari vanno a zero, il capitalismo collassa, ed è così che otteniamo il comunismo.
Mi rendo conto che tutto questo può sembrare quanto meno bizzarro, ma dovremmo comunque volere quello che anche il capitalismo vuole: la fine di tutto il lavoro pagato (salariato)!
Il capitalista vuole la fine di ogni lavoro retribuito, perché pensa che questo possa servire ad ingrassare il suo profitto in maniera fantastica. Mentre noi invece vogliamo la fine di ogni lavoro retribuito (salariato), dal momento che questo significa che così posiamo arrivare ad ottenere il comunismo.

Molti comunisti sono terrorizzati dall'idea che i salari, in seguito alla riduzione dell'orario lavorativo, possano crollare, eppure continuano ad insistere sul fatto che secondo loro il comunismo dovrebbe essere un sistema fondato sul principio secondo il quale ciascuno riceve secondo i suoi bisogni. Ma questo principio significa, innanzi tutto, che nessuno viene pagato per lavorare e che, in secondo luogo, nessuno deve pagare per ottenere i mezzi per poter vivere. Niente salari, né prezzi, né denaro!

Quando gli veniva chiesto cosa volesse il lavoro, Samuel Gompers rispondeva «di più».
«Vogliamo di più, e quando ci verrà dato di più, noi ne vorremo ancora di più. E non smetteremo mai di chiederne di più, finché non otterremo il risultato del nostro lavoro.»
Ma, in realtà, per quanto possa sembrare strano, i comunisti devono volere di meno, e non di più! E questo è uno dei motivi per cui non vinceremo mai un'elezione - almeno fino a quando continueremo a restare onesti. "Meno" è una proposta che risulta difficile da vendere alla classe operaia!
La classe operaia vive del proprio lavoro, attraverso il salario, e quindi desidera sempre più salario in cambio del proprio lavoro.
Tuttavia, a far tempo dal 1971, quando i salari hanno cominciato a crescere, la classe operaia ha cominciato ad avere sempre meno per poter vivere.
I salari sono diventati carta straccia. Le banconote non hanno alcun valore e l'inflazione si mangia il loro potere d'acquisto assai più velocemente di quanto impieghino i lavoratori a guadagnarne i salari.
Eppure, ciò nonostante, ogni lavoratore pensa di poter lottare con successo contro l'inflazione, lavorando di più, più duramente e per più tempo.

Per quanto difficile possa ora sembrare, i comunisti saranno costretti ad abbozzare, e comunicare alla classe operaia le cattive notizie: i salari non danno loro i mezzi per poter vivere; al contrario, i salari sono progettati al fine di poter limitare il loro consumo.
Questo, non lo vorrà sentire nessuno. Verrai chiamato pazzo. Ti mostreranno i prezzi al supermercato come prova del fatto che servono loro i soldi.
Si aggrapperanno ostinatamente all'illusione monetaria fino a quando non succederà quello che deve succedere, ed il capitalismo sarà finito.
Nel frattempo, non dovremmo fare niente per alimentare quest'illusione secondo la quale i salari servono a qualcosa che non sia approfondire la povertà della classe operaia.
Incoraggiare l'illusione che la classe operaia avrebbe bisogno di salari più alti, vuol dire tradirla e consegnarla ai suoi nemici.

fonte: The Real Movement

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