Contro la favola della cooperazione fra polizia e comunità
- di Stuart Schrader -
"Community policing"[cooperazione fra polizia e comunità] è un termine che crea confusione. In quanto unisce due delle più ambigue parole della lingua inglese. Nonostante tale ambiguità, il suo potere risiede non in quello che pretende di significare - una collaborazione fra le agenzie di polizia e le persone che queste proteggono, grazie ad un fluido scambio di intelligence che procede dalle persone alla polizia - ma in ciò che rivela circa gli scopi ed i meccanismi della fabbricazione poliziesca di un ordine sociale. Seguono qui alcuni pensieri a proposito del perché dovremmo prestare attenzione non solo alla "community policing", ma anche alla stessa comunità.
La polizia è la forma della governance, l'esercizio del potere coercitivo e l'autorità, definita dalla sua indefinibilità. Il potere della polizia attiene ad una serie infinita e sempre crescente di oggetti in quanto essa assume come compito l'attenta identificazione di minacce alla sicurezza pubblica prima che si verifichino.
Nel quotidiano, la comunità viene considerata come un'inerte, o magari calda e sicura, collezione di persone legate insieme secondo una qualche forma di vicinanza spaziale, etno-razziale, o di altro genere. In contrasto con questo, definirei la comunità come una tecnologia di intervento sociale e di manipolazione. Il modo in cui la comunità crea adesione fra le persone viene nascosto per mezzo degli assunti impliciti di limitatezza, coesione, ed armonia nel tipico modo in cui vengono usati. È il modo reale in cui lavora la tecnologia stessa che rimuove la politica, rimuove le vaste ineguaglianze nell'accesso al potere e alle risorse che strutturano e segnano questa confraternita accomunante chiamata comunità.
Sebbene ci sia da dire molto più sull'argomento, un significato chiave di questa comunanza è il potere della polizia. L'attività di polizia sfrutta le ineguaglianze sociale per potenziare ulteriormente la capacità dei leader di manipolare l'apparente consenso rappresentato dalla comunità. Il dissenso viene raffigurato come un crimine. L'attività di polizia collega la governance del passato con la governance del futuro. catturare i criminali per impedire loro di nuocere nuovamente. La comunità è lo scenario, l'ambito, e il risultato di quest'azione. Svolgere attività di polizia significa definire i confini della comunità per mezzo dell'esclusione e della punizione, e realizzare gli interessi economici capitalistici all'interno di tali confini [*1].
Nella copertura mediatica infinita dell'attività di polizia odierna, il community policing continua ad essere considerata come un antidoto all'ingiustizia, alla violenza, ed al razzismo sia delle istituzioni dell'attività di polizia degli Stati Uniti che della presunta piaga del crimine. Certo, i critici abbondano. Ma sono assai più popolari i veri credenti, le voci che ci raccontano che se solo la polizia imparasse a conoscere la comunità, allora il crimine diminuirebbe e il razzismo della polizia scemerebbe.
In risposta a questo, la mia tesi è semplice: la comunità è il terreno di intervento per la polizia, modellato dalla polizia. Non preesiste alla polizia e non rappresenta un baluardo contro il potere della polizia. Non può arrivare a quella che è la sua apparente coesione senza il potere della polizia. Non può essere connesso alla polizia al fine di moderare gli effetti negativi dell'attività di polizia. Può essere connesso alla polizia solo al fine di stimolare la repressione del crimine che i membri della comunità sarebbero altrimenti incapace di ottenere senza accrescere il potere della polizia. Commettere un crimine è la prova che si è ineleggibili per quel che riguarda l'adesione all comunità. È questa la sua logica intrinseca. Comunità e polizia si riferiscono continuamente l'una all'altra nell'attuale ordine sociale, al fine di mantenere e riprodurre l'attuale ordine sociale. In questo senso, il termine di "community policing" è ridondante.
Un nuovo rapporto del Dipartimento di Giustizia sul Dipartimento di Polizia di Baltimora contiene quelle che per alcuni sono state delle scioccanti rivelazioni (scioccanti solo se uno vive in una caverna). Il Dipartimento di Giustizia, convinto sostenitore della "community policing" ha scoperto: «Alla fine, le politiche e la formazione del Dipartimento di Polizia di Baltimora non abbracciano in maniera consistente i principi della community policing. La strategia del Dipartimento prevede una scarsa formazione sulla community policing e sulla comunicazione. Noi abbiamo partecipato ad uno di questi corsi di formazione-in-servizio, focalizzati sulla community policing e sul pattugliamento a piedi. Il segmento che riguarda il ruolo degli agenti in quanto "guerrieri contro guardiani" è focalizzato soprattutto sui vantaggi di essere un guerriero. Infatti, sembra che i principi della community policing ed il ruolo dell'agente di polizia come "guardiano" non sia stato ancora ben compreso dagli istruttori, che enfatizzano gli svantaggi di tale approccio, rendendo improbabile che gli agenti capiscano come abbracciare nella loro interazione questi principi».
Lo shock sta nel fatto che la formazione nella community policing enfatizza l'agire come guerrieri. Il Dipartimento di Giustizia ritiene che ci sia un altro modo più appropriato per formare la polizia.
The “Warrior Training” [la formazione "Guerriero"] è una forma sempre più comune di formazione al servizio di polizia [*2]. È stata progettata per far sì che i poliziotti possano uccidere prontamente le persone. È una miscela di psicologia pop, machismo, e razzismo. Dietro non c'è nient'altro se non la dimostrazione che sentirsi coraggioso e determinato esalta l'auto-referenzialità. Un ottimo nuovo documentario dal titolo "Do Not Resist"( http://www.donotresistfilm.com/ ) descrive alcune cose di questo training condotto da David Grossman, poliziotto, guru e ciarlatano, il quale prova a convincere gli agenti che loro sono l'unica barriera contro il caos totale, magnificando il piacere sadico ed erotico proveniente dalla violenza. Questo modo di svolgere attività di polizia appare essere molto differente dalla concezione relativamente benevola di community policing.
Tuttavia, le affinità sono maggiori di quanto possa sembrare. Entrambe le forme usano la comunità nello stesso modo. Una delle idee che si trova alla base della formazione del guerriero è il principio dello "sheepdog" [cane da pastore], come enunciato da Grossman ed altri. In sostanza, il principio stabilisce che i poliziotti dovrebbero agire come cani da pastore, radunando, dirigendo e controllando le masse come se fossero un gregge, nel mentre che tengono lontani i predatori. Implicita a questa ultra-semplicistica metafora, si trova il concetto per cui la vasta maggioranza delle persone in qualche modo non è leale nei confronti della polizia e delle forze dell'ordine; una piccola percentuale di persone è sempre leale, ed un ulteriore percentuale ugualmente piccola di persone è sempre sleale, criminale, e così via [*3]. La polizia, come i cani da pastore, deve eliminare il piccolo gruppo che è sempre refrattario e nele mentre deve convincere la vasta maggioranza ad obbedire, ad evitare coinvolgimenti criminali, ecc.. Nello svolgere questo compito, può ottenere lealtà e rispetto della legge, e forse anche convincere alcuni di coloro che sono neutrali ad unirsi. se non alle coorti dei fedeli e degli affidabili, quanto meno a quelli moderatamente e malvolentieri leali. Convertire il neutrale in leale, contro lo sleale, è l'obiettivo della cosiddetta community policing.
Questo principio del cane pastore è la teoria anti-guerriglia 101. Negli anni 1960, uno dei suoi sostenitori più importanti è stato David Galula, un ufficiale francese e un teorico quasi leggendario che ha influenzato generazioni di controrivoluzionari americani (vale la pena ricordare che la componente più importante delle sue forze era costituita da gendarmi-poliziotti). Nell'Algeria o nel Vietnam del Sud di Galula, l'assioma è stato applicato nello stesso esatto modo: una certa percentuale (20%) dei cittadini era fedele al governo ed una certa percentuale (20%) non era leale, il che significa che erano rivoluzionari. La maggioranza della popolazione (60%) era neutrale. A questo gruppo non importava necessariamente chi governasse, ed avrebbe potuto facilmente passare dalla parte dei rivoluzionari. Era coinvolta in questa stima della componente neutrale della popolazione, tutta una serie di concezioni razziste a proposito dell'intelligenza, della capacità di auto-governo, della pigrizia, dell'astuzia, e così via. La neutralità era intrinsecamente sospetta. Il lavoro della controguerriglia era quello di aiutare ad assicurare al governo la lealtà dei neutrali e di garantire che la maggioranza rimanesse fedele e dimostrasse continuamente la sua lealtà. Certo, la coercizione era uno dei modi per essere sicuri che la lealtà fosse costantemente visibile: nei villaggi sicuri del Vietnam del Sud, i contadini dovevano essere costretti a radunarsi, alzare la bandiera, salutarla, ed esprimere il loro sostegno e la loro gratitudine. Se non lo facevano, li attendeva tutta una serie di sanzioni, dalla ritenuta salariale, al taglio delle razioni, fino all'incarcerazione e la condanna a morte.
Con un simile dispotismo discrezione della polizia che pattuglia le strade, cosa porta a così tante uccisioni, se non la percezione che alcuni rifiutano di riconoscere, rispettare ed affermare l'autorità della polizia?
Nell'epoca delle guerre statunitensi in Iraq e in Afghanistan, queste idee su come modellare una comunità erano scritte nei manuali di controguerriglia. Oggi, anche dopo che una gran parte del catechismo "galulano" sulla controguerriglia centrata sulla popolazione è stato ripudiato, questa brutta copia della sociologia continua a vivere, e la sua più perniciosa sopravvivenza è quella che vediamo nelle strade degli Stati Uniti.
Dividere la popolazione in maniera sicura in gruppi identificabili ha degli effetti rilevanti per la polizia. In primo luogo, considera la lealtà o l'aderenza al potere in carica (cioè, lo Stato) come valore preminente. Anche se le persone sono "neutrali" per un milione di buone ragioni, questa neutralità è motivo di sospetto in quanto si può facilmente trasformare in slealtà. In secondo luogo, trae delle conclusioni sul comportamento a partire dalla percezione della lealtà. Terzo, confonde causa ed effetto, trattando la lealtà come qualcosa che dovrebbe essere ricompensato, piuttosto che come il risultato dell'interessamento a servire l'attività di polizia. Nel protegge e sancire il capitale, la polizia percepisce un interessamento riguardo la realizzazione del capitale sotto forma di lealtà e legittimazione del suo lavoro. Quarto, ciò dà alla polizia una giustificazione senza fine ad esistere: svolgere attività di polizia vuol dire ordinare e classificare in base a questo sistema, un compito che rimane perpetuamente incompiuto. L'attività di polizia di mantenimento dell'ordine - il termine che preferisco è quello di polizia che rompe le finestre - è questo.
Nelle ultime settimane, i critici della polizia, inclusi molti sedicenti abolizionisti, hanno messo su alcune delle più brillanti e belle proteste ( https://policy.m4bl.org/platform/ ) mai viste. Molti si rendono conto della follia della community policing come obbiettivo della riforma. Eppure sono ancora molti coloro che rimangono legati alla valutazione positiva della comunità. Invece, dobbiamo criticarla, senza pietà. La comunità nel suo essere costituita sotto la supremazia bianca, il patriarcato, ed il capitalismo non è il primo posto in cui andare a cercare delle alternative a queste cose.
Dal momento che gli abolizionisti chiedono il re-orientamento dei budget della polizia in direzione di obiettivi sociali più positivi e più costruttivi, mi preoccupo quando la struttura della richiesta è quella di dare i soldi alla comunità, anziché ai poliziotti. SI torna alla pratica della controguerriglia, che spesso è poco più che una maniera elaborata per indirizzare le risorse verso "la comunità" per comprare la lealtà. Cos'è la comunità? È l'oggetto dell'intervento sociale. Chi è che nella comunità viene individuato come il giusto canale per tale sostegno? Coloro che dimostrano la loro lealtà e la loro affidabilità. Come ci riescono? Operando in modo da impedire che la popolazione diventi refrattaria all'autorità... e così via, come ho scritto. Nella parole di Galula, «Toccherà a questa minoranza, selezionata, testata, organizzata da noi, aiutarci a chiamare a raccolta la maggioranza, che è neutrale, ed eliminare quella minoranza che è ostile, e quindi attuare la formula politica prescelta».
Piuttosto che di comunità, che blocca le disuguaglianze, si dovrebbe parlare in termini di solidarietà e in termini di posizionarsi in maniera specifica rispetto all'economia dominante e alle strutture politiche.
Quando parliamo della cosiddetta militarizzazione dell'attività di polizia, credo che dovremmo parlare meno delle armi portate dalla polizia e più delle nostre critiche all'attività di polizia. Se non siamo in grado di uscire dal quadro che rende antiguerriglia l'attività di polizia, perché non riusciamo a fare a meno della tecnologia della comunità, allora vuol dire che siamo stati del tutto integrati dentro una situazione di guerra perpetua.
- Stuart Schrader - 8 agosto 2016 - fonte: Blog StuartSchrader
Note:
[*1] - Il mio pensiero sulla comunità è stato influenzato dal libro di Miranda Joseph, "Against the Romance of Community". Il mio pensiero sulla polizia come fabbrica di ordine sociale è stato influenzato da Mark Neocleous, ed il mio pensiero su molti altri aspetti del potere della polizia che ho qui menzionato è influenzato da Markus Dirk Dubber, Mariana Valverde, e Bryan Wagner.
[*2] - Il "warrior training" è stato posto sempre più sotto controllo, in particolar modo dopo che ha portato ad omicidi di alto profilo da parte della polizia.
[*3] - Una recente critica dell'attività di polizia da parte di un nero ex-poliziotto applicava il principio del cane pastore anche agli stessi poliziotti, dicendo che il 15% sono intrinsecamente cattivi/razzisti, il 15% intrinsecamente buoni, ed il 70% sono disponibili a compiere la scelta più facile.
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