Nel suo libro "L'incubo residenziale", pubblicato per le edizioni L’échappée, Jean Luc Debry, già autore di "Tutti proprietari", decifra le questioni economiche, sociali e politiche che a partire dal 19° secolo hanno motivato la promozione di un habitat individuale e della proprietà di tale habitat. Così, le lottizzazioni che invadono in maniera inesorabile i dintorni delle città e delle cittadine, secondo un modello amministrativo ed economico che, incurante dei luoghi, si riproduce in maniera dovunque identica ed incarna un modello di vita ed un idea fondati sull'alienazione desiderata. Una servitù volontaria che si traduce nell'ossessione per la pulizia e per la sicurezza, dove il culto della merce e della proprietà privata si sono sostituiti alla solidarietà e alla cultura di resistenza delle classe popolari. L'esperienza del rapporto con gli altri si riduce al desiderio mimetico di possedere gli stessi simboli di successo individuale. Quest'universo, perfettamente strutturato, rinchiude l'immaginario in uno spazio angusto, accentua il ripiegamento su di sé ed impoverisce la vita sociale. Lo spazio, squadrato, ritagliato secondo gli schemi del traffico, si basa su una logica del flusso. Il concetto di "città" - e quindi di "campagna" - si dissolve. Ridotte oramai al loro centro storico, le città sono circondate da zone specializzate: industriali, commerciali, residenziali, verdi, per il tempo libero... Da sempre, i problemi del potere si traducono nell'organizzazione dello spazio sociale. Ogni sistema politico può essere analizzato per mezzo della sua architettura. Questo libro permette di comprendere quello in cui viviamo. Con uno stile vivace, a volte poetico, e soprattutto ricco di umorismo - feroce, all'occasione - l'autore ci dimostra come il piacere di scrivere non tolga niente al rigore dell'analisi.
fonte: Pensée radicale
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