martedì 29 settembre 2015

Bagliori profetici

portbou

A Portbou, ed al suo destino, c'era arrivato da Banyuls, insieme ad altri otto fuggiaschi, dopo una camminata di quattro ore, con le scarpe da città ed il cappotto sfilacciato. L'ultimo "contrattempo" capitatogli, che avrebbe gelato il sorriso sul volto di Kafka, finì, con ogni probabilità, di spezzare il suo spirito: sui suoi documenti si poteva leggere che aveva il permesso per entrare in Spagna, ma non quello per lasciare la Francia. Un paradosso amministrativo, temporaneo, una parentesi burocratica, una trappola in cui era rimasto impigliato.
Era il 26 settembre del 1940, e quella stessa sera, verso le dieci, dopo aver cenato, Walter Benjamin si tolse la vita.

La fattura dell'Hotel de Francia certifica che la cena, l'ultima, gli costò 12 pesetas, mentre occupare la stanza - vivo o morto - facevano 5 pesetas al giorno. Prima di morire fece 5 telefonate, delle quali non si conoscono i destinatari, e ordinò 5 gazzose con limone, al prezzo di 1 peseta a bottiglia. Poi, da morto, prosegue la fattura, addizionando implacabilmente, c'è la vestizione del defunto, c'è da disinfettare la stanza, da lavare il materasso e candeggiare lenzuola e cuscino. Il tutto per un totale di 75 pesetas.

Il funerale si sarebbe svolto quattro giorni dopo, quei quattro giorni trascorsi a Portbou - uno come persona e tre come cadavere - in cui appare registrato alla stanza n°4 dell'Hotel de Francia. Qualcuno, al momento di seppellirlo nella zona cattolica del cimitero di Girona, decise che il nome sulla sua lapide dovesse essere "Benjamín Walter"; scritto così, invertendo il nome ed il cognome, e con il nome virato al castigliano, con l'accento sulla "i".
Una sorta di scherzo, da umorismo nero, che tuttavia non inficiava il fatto che anche la sua morte fosse avvenuta "con quell'autorità che anche il più povero disgraziato possiede, per i vivi che lo circondano".
Le aveva scritte lui stesso, queste parole, come aveva scritto, prima e altrove, nel 1924, per un programma radiofonico, una satira dell'università tedesca, dove inventava seminari di studio quali la "Introduzione alla Teoria della Deportazione", o gli "Studi Pratici di Sterminio".
Bagliori profetici.
Così come, meno profetico ma più consapevole, aveva scritto che "è più difficile onorare la memoria degli esseri umani anonimi, rispetto a quella delle persone celebri"; parole che si possono leggere incise sul brutto monumento commemorativo che gli è stato eretto ai piedi di quel cimitero dove, dal 1940 al 1945, per cinque anni, i suoi resti rimasero, sotto la lapide col nome invertito, per poi, causa mancato pagamento, essere gettati in una fossa comune.

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