Società idraulica
(Recensione di “Oriental Despotism, A Comparative Study of Total Power.” di Karl A. Wittfogel)
di Paul Mattick
Come gli storici prima di lui, Marx sosteneva che “In genere, da tempi immemorabili non esistevano in Asia che tre dipartimenti governativi: quello della finanza o del saccheggio interno, quello della guerra o del saccheggio estero e infine quello dei lavori pubblici”. Le ragioni di tutto questo, egli scrisse, erano il clima e le condizioni del suolo che hanno reso “l’irrigazione artificiale, mediante canali ed acquedotti, base dell'agricoltura e del dispotismo Orientale”. La “primaria necessità di un uso comune ed economico dell’acqua, che in Occidente spinse l’impresa privata all'associazione volontaria, in Oriente rese necessario ... l’intervento del potere centralizzato del Governo”.
Il libro di Wittfogel fa riferimento alla stessa questione, ma in maniera più dettagliata. La conseguenza più importante che emerge da questo sforzo sta nella sostituzione di termini come “Civiltà Idraulica” con “Società Orientale”. Egli ritiene che “la nuova nomenclatura, che mette al primo posto le istituzioni piuttosto che la geografia, faciliterebbe il confronto tra “società industriale” e “società feudale” ... e sottolineando il ruolo preminente del Governo, il termine “idraulica” sposta l’attenzione verso il carattere agro-manageriale ed agro-burocratico di queste civilizzazioni”. Secondo Wittfogel, sia la carenza che l’abbondanza di acqua non porta necessariamente ad un controllo centralizzato delle acque ed al dispotismo del governo. Egli afferma che un'economia non deve essere troppo primitiva né troppo avanzata, per istituire, in un panorama in cui l’acqua è carente, un “particolare sistema di vita idraulico”, e tale sistema - riferisce successivamente - ha un suo tipo di divisione del lavoro e necessita della cooperazione su vasta scala. L’irrigazione ed il controllo delle piene, così come le strade, i sistemi di difesa, i palazzi e le tombe, sono imprese governative che richiedono lavoro reclutato con la forza. Il lavoro forzato, o la corvée, non è lavoro schiavistico ma è meno libero del lavoro salariato. Il potere degli Stati idraulici, come la Cina o l’antico Messico e l’Egitto, è molto più grande del potere espresso dai governi nelle società in cui vige la libera impresa, e si estende all’intero corpo sociale, limitando i diritti di proprietà attraverso la tassazione, la confisca e tutta una serie di misure manageriali atte “a prevenire la cristallizzazione in corpi indipendenti delle forze non governative della società che siano
tanto forti da controbilanciare e controllare la macchina politica”. Spesso, pur essendo benevolo nella forma, il dispotismo idraulico è oppressivo nei contenuti ed il suo “potere assoluto dà luogo alla corruzione assoluta, al terrore assoluto, alla totale sottomissione ed al totale isolamento”. Poiché l’uomo “non è una formica” e “nemmeno una pietra”, la sua spinta verso l’indipendenza e la sua coscienza possono portarlo alla ribellione, e questa, di conseguenza, al terrorismo. “Come una tigre” - afferma Wittfogel - “il tecnico del potere deve avere i mezzi materiali per schiacciare le sue vittime, così anche il despota agro-manageriale deve
possedere tali mezzi. Egli esercita un controllo illimitato sull’esercito, sulla polizia, sui servizi segreti, e dispone di carcerieri, torturatori, carnefici e di tutta una serie di strumenti necessari ad acciuffare, rendere innocua e distruggere ogni persona sospetta”. Naturalmente il significato di “tigre” non è estraneo alle società “non idrauliche” ma in esse, secondo Wittfogel, “i governi costituzionali moderni limitano sempre di più la violenza privata, e differiscono dagli Stati con apparati agrari ed industriali in quanto le dimensioni, la qualità e l’uso della coercizione sono determinate dalle forze non governative della società”. Nel capitalismo occidentale, “le forze molteplici, pur tuttavia inclini alla monopolizzazione, si controbilanciano a vicenda , così da precludere la leadership esclusiva di una di esse”. La differenza tra le società “non idrauliche” e quelle “idrauliche” consiste allora in Stati più o meno dispotici, tra Stati con un potere monopolizzato più o meno concentrato; e scegliendo il male minore Wittfogel preferisce questi ultimi. Persistono tuttavia una serie di problemi. Marx, per esempio, parla della Russia come di un "Dispotismo Orientale", anche se riconosce che l’agricoltura del paese non era “idraulica”. Wittfogel conosce sicuramente tutto questo, ma risolve l’apparente contraddizione dividendo il mondo dispotico nel “cuore, i margini ed i sottomargini della società idraulica”. Il dispotismo idraulico marginale “compare nella periferia geografica di una zona idraulica”. e benché la Russia non abbia avuto confini idraulici ben definiti, secondo la visione di Wittfogel, i Mongoli “hanno iniziato ad introdurre in Oriente metodi di governo orientale di tipo dispotico”, e benché questi casi, come la Russia, siano piuttosto un'eccezione che la regola, “essi servono per dimostrare che il dispotismo agrario marginale può sorgere a grande distanza dai maggiori centri di vita idraulica più vicini”. Anche l’Europa Occidentale, sotto l’influenza dei Romani, divenne “parte di una sorta di società idraulica orientale, senza, tuttavia, adottare l’agricoltura idraulica, ed alla fine ritornò ad una posizione idraulica sub-marginale, o del tutto non idraulica”. A prima vista l’enfasi esagerata di Wittfogel sull’irrigazione appare piuttosto come un'idiosincrasia inoffensiva. Nessuno, meno di tutti un marxista, nega che l’irrigazione deve aver giocato un ruolo importante, ed in certe circostanze sia stato il fattore fondamentale nel determinare il modo di produzione e la natura del controllo politico; ma lo Stato dispotico, e tutto ciò che ne consegue, non è esclusivamente una prerogativa delle “civiltà idrauliche”: esso è emerso, e può emergere, in condizioni “non idrauliche” totalmente diverse. E neppure il dispotismo degli Stati “non idraulici” è una mera estensione di quello presenti nelle “zone idrauliche”. Esso può esistere in ogni società di classe, sia “idraulica”, “feudale” o “industriale”. Anche in Cina, come ha sottolineato Wu Ta-K’un, lo Stato dispotico ha preceduto l’agricoltura idraulica: “Le antiche scritture su ossa” - scrive - “sono piene di riferimenti alla pioggia ed all’acqua, ma non esistono termini che indichino canali o dighe che siano stati costruiti per la prima volta, in maniera significativa, nel periodo dei Regni Combattenti (481-256 A.C.), quando la Cina era già entrata nell’Età del Ferro, molto tempo dopo che venisse stabilito lo Stato dispotico”.
Il riferimento importante di Wittfogel, al dispotismo come politica sociale delle “civiltà idrauliche”, costituisce tuttavia assai più che un nuovo punto di vista in grado di esprimere le differenze tra feudalesimo e “società idraulica”; ma quando si richiama alle estensioni marginali e sub-marginali del Dispotismo Orientale su larga parte dell’Asia e nel cuore dell’Europa, da parte dei totalitarismi Cinese e Russo, egli si ritrova di fronte l’intera civiltà “industriale” dell’Occidente, ed anche il futuro in pericolo dello stesso genere umano. La paura del “Pericolo Giallo” alla fine del secolo, che è servita per le aspirazioni imperialiste del capitalismo occidentale, viene oggi riesumata da Wittfogel, ma con delle modificazioni. Non è più un particolare colore della pelle, ma una specifica istituzione asiatica, e quindi è il modo di vivere contrastante che mette in pericolo la civiltà Occidentale. Le rivoluzioni asiatiche non sono quindi delle vere rivoluzioni finché esse perpetuano semplicemente il dispotismo asiatico, così come si è sviluppato fuori dall’economia “idraulica” controllata dallo Stato, ed anche se l'industrializzazione ha causato innegabili alterazioni economiche, la forma sociale di controllo di tipo terroristico resta la stessa e tende ad opprimere il mondo intero. Questo è il pericolo che si presenta realmente, e l’Occidente deve imparare - afferma Wittfogel - “a strappare una vittoria da una sconfitta attraverso una prontezza al sacrificio e alla disponibilità ad assumersi un rischio calcolato alleandosi contro il nemico totalitario”, ma, prima di tutto, e qui egli cita Erodoto, “combattendo non solo con la lancia ma con la azza." [L’azza è un’arma formata da un’asse di legno alla cui estremità vi è una punta ed un martello metallico. Tale struttura permette al fante di utilizzare l’arma sia come lancia che come martello per sfondare le armature del nemico.(NdT)]
- Paul Mattick -
- Testo apparso sulla rivista "American Socialist, vol. 5, Aprile 1958, No. 4" -
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