Doping Economico – di Robert Kurz
Le crisi passano, ma il capitalismo rimane. Tale almeno è il credo incrollabile dei teorici, non importa che siano liberali o di sinistra. Come si supera una grave crisi economica? Con la svalutazione del capitale in eccesso, in tutte le sue forme (mezzi di produzione, forza lavoro, merci, fondi di capitale). Dopo di che, sempre in linea di principio, tutto può ricominciare. I professori di economia di tendenza liberale, lo chiamano "un aggiustamento"; la sinistra accademica, una "purga". Dall'autunno 2009, sono tutti d'accordo su un punto: l'ultimo episodio di crisi economica globale sarebbe già finito. Però non si è vista per nulla questa forte svalutazione, o purga. Invece, i dirigenti hanno lottato per "salvare" il sistema, costi quel che costi. Se seguiamo l'analisi dei teorici dell'economia, sia a destra che di sinistra, bisogna concludere che il vero impatto della svalutazione deve ancora venire.
E se non fossero i teorici, ma i pragmatici, ad aver ragione, ritenendo che dopo la grande correzione dei mercati globali, il paesaggio economico assomiglierà ad una terra bruciata? Certamente, le loro misure di salvataggio non fanno che rimandare il problema fondamentale facendogli assumere delle proporzioni sempre più smisurate. Da oltre venti anni, l'economia globale vive prevalentemente grazie ad una sorta di doping finanziario. Questa funzione - che, concretamente, crea un potere d'acquisto privo di qualsiasi base reale - è stata assicurata, a lungo, da bolle finanziarie; e poi, a partire dalla fine del secolo scorso, le banche centrali ed i bilanci nazionali hanno preso il sopravvento. Per quanto riguarda la mobilità della forza lavoro in Cina, India ed Europa, è da un bel po' di tempo che si basa su delle logiche deficitarie e a senso unico. In ultima analisi, i processi di produzione supportati in questo modo si condannano alla svalutazione di tutti i loro componenti. Quindi, anche se i teorici avessero visto giusto, non vi sono nuove prospettive.
In questa fase, possiamo senz'altro parlare di una paralisi, sia della teoria che della prassi, in materia di politica economica e monetaria. Lo testimoniano, anche, le violente controversie che agitano sia l'ambiente degli economisti sia le cerchie governative. I neoliberisti duri e puri, come Jürgen Stark che ha appena rassegnato le dimissioni dalla carica di economista della BCE, non avrebbero niente contro un'uscita brutale dalla crisi, poiché hanno più fiducia nel loro modello ideologico che nella realtà. I pragmatici, da parte loro, vogliono continuare a dopare l'economia attraverso l'ampliamento dei disavanzi di bilancio, anche se si tratta di aumentare costantemente le scorte di dinamite che esploderà insieme alla svalutazione inevitabile. Ovunque, laddove i programmi pubblici di rilancio si stanno esaurendo per mancanza di soldi, vediamo oggi crollare i tassi di crescita - proprio come un atleta dopato che si sgonfia, quando è privato della la sua droga. La prossima recessione globale è imminente. Negli Stati Uniti, il presidente Obama parla già di mettere all'opera un mega-piano di rilancio, ma dove prenderà il denaro per finanziare il progetto?
Si potrebbe riformulare diversamente il dilemma insolubile del capitalismo. Fintanto che le incessanti iniezioni di denaro sostengono artificialmente un sistema finanziario arrivato alla frutta,la crisi rimane in sospeso. Invece, non appena la massa monetaria senza sostanza dovrà soddisfare dei bisogni reali, si innescherà una svalutazione del denaro che, finora, solo la natura transitoria del crack del 2009 ha limitato.
Questa inflazione galoppante, che i paesi emergenti no riescono più a frenare, bussa ora anche alle porte d'Europa, soprattutto a quelle del Regno Unito, dove ha già raggiunto circa il 4,5%. La BCE e il governo Sarkozy e la Merkel sembrano rassegnati, come hanno fatto gli inglesi, ad accettare l'inflazione come il male minore. Questo porta, sia in politica che in economia, a scelte difficili. In realtà, si tratta di un problema che dovrebbe mettere in discussione il capitalismo stesso in quanto sistema sociale, ma nessuno lo vuole ammettere.
- Robert Kurz -
Originale: http://www.neues-deutschland.de/artikel/207082.oekonomisches-doping.html
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