"- Hey Joe, dove vai con codesta pistola in mano?
Ti sto chiedendo dove vai con quella pistola in mano.
- Vado ad ammazzare la mia donna. L'ho trovata con un altro.
- Hey Joe, ho sentito che hai ammazzato la tua donna.
- Hey Joe, dove te ne andrai ora? Dio mio, dove andrai ora?
- Me ne vado a sud, in Messico, dove potrò essere libero.
Nessuno mi troverà laggiù. Nessun boia mi metterà la corda al collo.
Potete crederci.
- Hey Joe, sarà meglio che tu scappi-
- Me ne vado al sud. Addio a tutti."
Poche canzoni, prima di avere successo e di diventare un "classico", hanno avuto una storia così tanto contorta quanto "Hey Joe". "Coverata" innumerevoli volte; qualsiasi chitarrista in tutto il mondo ne riconosce all'istante la sua inconfondibile sequenza di accordi. Jimi Hendrix ha ottenuto un tale successo, con questa canzone, che oramai rimane indissolubilmente legata al suo nome, e viene usata per omaggiarlo. Eppure, non l'ha scritta lui, né tantomeno è stato il primo a interpretarla, per quanto molta gente pensa, sbagliando, che sia lui, l'autore della canzone.
Quando la incise - fu il suo primo singolo, nel 1966 - la canzone aveva avuto, negli Stati Uniti, assai più di un interprete, dal momento che molti musicisti avevano capito che "Hey Joe" era un diamante grezzo che avrebbe potuto trasformarsi in un successo, se non addirittura in un vero e proprio classico.
La storia di questa "murder ballad" è talmente curiosa e contorta da conferirle un'aura di leggenda. Può perfino sembrare che non esista affatto un vero e proprio autore e che la canzone sia sbucata fuori dal nulla. Anche se, legalmente, esiste un autore riconosciuto: Billy Roberts. Cui, però, la canzone non ha mai portato nessuna fama.
Il testo è assolutamente semplice, e si svolge in forma di dialogo. Un dialogo fra il narratore e Joe, un uomo che ha assassinato la sua donna e si prepara a fuggire in Messico. Quasi un western scuro. Il tema della canzone, e l'impianto musicale tipicamente folk, hanno fatto pensare a molti che si trattasse di una canzone tradizionale. Si è portati a pensare che, come "Amazing Grace", sia cresciuta e si sia arricchita, passando di bocca in bocca, nel corso degli anni, magari di un secolo. Qualcuna delle sue versioni include anche l'utilizzo di un revolver "Colt 44". Non c'è da stupirsi che molti hanno sostenuto, al momento, ed alcuni sostengono ancora oggi che "Hey Joe", potrebbe essere una canzone contemporanea alla storia che mette in musica - ambientata a fine Ottocento. Una ballata che racconta un crimine e che è passata di chitarra in chitarra, o di violino in violino, per i villaggi sperduti dei Monti Appalachi.
E invece no. La più antica prova tangibile dell'esistenza di questa canzone risale all'anno 1962. Solo quattro anni prima che venisse incisa da Hendrix. Ma ne possono succedere di cose, in quattro anni.
Un cantante folk del sud degli Stati Uniti, anche se residente in California, chiamato Billy Roberts, che, per inciso, è ancora vivo, è registrato come unico autore della canzone. Si tratta della prima indicazione affidabile della comparsa della canzone in versione completa con il titolo di "Hey Joe".
Billy Roberts la eseguiva dal vivo nel 1962, ma non l'ha mai incisa su vinile. Un produttore, vecchio amico di Roberts, sostiene che esiste una registrazione dal vivo del cantante che suona "Hey Joe", in un bar, nel 1961, ma nessun altro ha sentito questa registrazione, o ha mai avuto notizia della sua esistenza. A quanto pare, il nastro, o non esiste, o è stato perso irrimediabilmente. Risulta però innegabile l'iscrizione nel registro di proprietà intellettuale. "Ah, bene, allora la paternità del brano è chiara", si potrebbe dire.
E invece no, non è chiara per niente. Anche se dal punto di vista legale Roberts è l'autore, la storia della canzone è molto più complicata.
All'inizio dei '60, Roberts è un cantante molto poco noto (in realtà, continuerà ad esserlo, nonostante "Hey Joe") che si esibisce nei bar e nei piccoli locali della California. Uno dei tanti musicisti che saliva sul palco in cambio di pochi dollari oppure, quando gli andava bene, apriva i concerti di qualche band conosciuta. Nella scena musicale californiana, niente distingueva Roberts da tanti altri musicisti sconosciuti. Però lui aveva una canzone, e quella canzone era qualcosa!
Durante una delle tante esibizioni di Roberts, davanti ad un pugno di persone, un tale, di nome David Crosby, ascoltò per la prima volta "Hey Joe". E ne rimase affascinato. Allora Crosby non era una rock star, ancora non faceva parte dei Byrds, né, tantomeno, si era accompagnato a Stills, Young e Nash. Ma Crosby fu il primo a pensare che "Hey Joe" fosse un successo in potenza.
Ne era ossessionato e, quando nel 1964 entrò a far parte dei Byrds, come chitarrista, disse a Roger McGuinn che dovevano incidere "Hey Joe" quanto prima. Ma McGuinn e gli altri membri della band erano scettici. Non ci trovavano niente di speciale nella melodia, e rifiutarono di metterla in un disco. Però, visto che Crosby insisteva, decisero di inserirla nel loro repertorio dal vivo, facendola cantare a Crosby stesso.
Così, i Byrds - la cui popolarità in quegli anni cresceva - cominciarono ad eseguire la canzone davanti ad un pubblico formato da quella che sarebbe stata l'emergente scena hippie di Los Angeles. La canzone cominciò ad essere conosciuta. Però, rimaneva commercialmente vergine, in quanto nessuno l'aveva ancora incisa. Né nella versione lenta e malinconica di Roberts, né in quella più veloce, pop-rock, dei Byrds.
L'anno successivo, 1965, i membri di uno dei tanti gruppi locali - The Leaves - assistettero ad un concerto dei Byrds e scoprirono "Hey Joe". Come era successo a Crosby, si innamorarono della canzone e si convinsero che in essa c'era un grosso potenziale commerciale. Senza pensarci troppo sopra, fecero quello che sia Roberts sia i Byrds non avevano fatto. La incisero in studio e la pubblicarono come singolo. Il disco non ebbe successo (forse per una cattiva promozione), però innescò una serie di carambole a proposito della paternità della canzone. Sul disco singolo, la canzone veniva attribuita a tale Dino Valenti. Dino Valenti era un altro musicista della scena losangelina, che in futuro avrebbe fatto parte dei Quicksilver Messenger Service, ed aveva già interpretato "Hey Joe" nei suoi concerti. Quando The Leaves si apprestarono ad inciderla su disco, Valenti dichiarò che la canzone era sua, e quelli gli credettero. Billy Roberts, preoccupato, consultò un avvocato e prima che il tribunale gli desse ragione si consumò un periodo di confusione in cui la canzone arrivò ad essere accreditata al nome di Jeff Beck (allora, uno dei membri dei The Leaves).
Tuttavia, la sentenza che assegnava a Roberts la paternità della canzone non fece giustizia della confusione. Già da prima, circolava la voce che Roberts e Valenti fossero stati amici. Valenti era solito avere problemi con la giustizia, per cui - si raccontava - Roberts gli aveva ceduto, in parola, i diritti della canzone, di modo che potesse usufruire delle "royalties" mentre era in prigione.
Intanto, The Leaves, che non avevano ottenuto alcun successo col singolo, decisero di non darsi per vinti. Sapevano che molti musicisti di Los Angeles avevano notato che la canzone aveva qualcosa di speciale, e molti l'avevano aggiunta al loro repertorio. Così, decisero di riprovarci. Tornarono in studio e ne fecero una nuova versione. E, per la seconda volta, fu un fiasco. Forse c'era una maledizione su "Hey Joe"!
Nel frattempo, altre band della città si interessarono alla canzone. The Surfaris (un "combo" di musica surf che aveva avuto un buon successo con un pezzo strumentale, "wipe out") la incisero come lato B di un singolo, cambiandole il titolo in "Hey Joe, where are you going?". A qusto punto, molti credevano - e alcuni hanno continuato a credere - che The Surfaris fossero stati i primi ad inciderla. Ma The Leaves non si arresero e tornarono in studio per la terza volta, a metà del 1966. Ammirevoli! E questa volta vennero ricompensati, perché finalmente "Hey Joe" divenne un successo nazionale, negli Stati Uniti. Eravamo nell'estate del 1966.
Quando David Crosby, che aveva inutilmente cercato di fare incidere ai Byrds quella che lui riteneva "la sua canzone", si accorse del successo dei The Leaves, si infuriò con i compagni del suo gruppo. E fu così che The Byrds acconsentirono ad inciderne una versione intitolata "Hey Joe (Where you gonna go)", la quale, però, non ebbe il successo sperato. Cosa che fece aumentare la rabbia di Crosby che continuava a pensare che avrebbero potuto essere i primi.
Intanto, la canzone cominciò ad essere la più interpretata del 1966. Si trasformò in un autentico "standard", quasi fosse un pezzo dei Beatles o dei Kinks. Apparvero nuove versioni, da parte di diversi artisti. The Music Machine ne fecero una versione lenta, cantata con voce lacrimosa e sottesa da un suono pieno di riverberi; The Love fecero la loro versione, considerato che il loro chitarrista, Bryan MacLean, aveva lavorato con i Byrds per un paio d'anni ed era stato proprio lui a consigliare la canzone ai The Leaves.
Come se non ci fosse già abbastanza casino, circa la paternità della canzone, a questo punto apparve dal nulla un musicista di folk britannico, Len Partridge, a raccontare che lui, quella canzone, l'aveva cantata insieme a Billy Roberts in diversi pub scozzesi. Anzi, aveva aiutato lui, lo stesso Roberts, a scrivere la canzone! La cosa, naturalmente, cadde lì.Più surreale, però, fu il caso di Tim Rose.
Tim Rose aveva inciso la sua versione della canzone. Un arrangiamento folk, cantata con tono drammatico, che, evidentemente, poi avrebbe ispirato in modo diretto la versione di Hendrix. Era decisamente buona, come versione, ma questo finì in secondo piano quando Rose dichiarò che la canzone non era di Billy Roberts, ma si trattava, bensì, di una ballata tradizionale che aveva ascoltato nella sua infanzia. A suo dire, l'aveva sentita cantata da uno sconosciuto durante una festa campagnola ed, essendo un bambino, era rimasto impressionato dalla forza delle parole. Pertanto, non intendeva pagare alcun diritto a Roberts, dal momento che si trattava di una canzone di pubblico dominio. Ovviamente, la faccenda tornò in tribunale. Tim Rose non poté dimostrare il suo assunto: non esisteva alcun nastro anteriore al 1962.
Negli Stati Uniti, esistono degli organismi ufficiali che si preoccupano di salvaguardare la ricca tradizione musicale popolare del paese, la maggior parte delle cui canzoni non sono mai state registrate e corrono il rischio di perdersi. La Biblioteca del Congresso è una di queste istituzioni, e la Biblioteca del Congresso non aveva alcuna notizia di quella canzone, né di qualcosa che ne potesse essere considerata una versione primitiva, nel repertorio popolare. Così, Tim Rose dovette pagare i diritti d'autore a Roberts, continuando però ad affermare la sua versione dei fatti; fino al punto che, negli anni '90, torno ad inciderla con il titolo di "Blue Steel 44", continuando a sostenere la sua tesi.
Ma intanto, in quello stesso 1966, incurante delle diatribe in tribunale, "Hey Joe" si preparava a salpare per l'Europa. Chas Chandler, ex-bassista del gruppo inglese "The Animals", era in viaggio per gli Stati Uniti, precisamente a New York. Dopo essersi separato dal gruppo, aveva pensato di riciclarsi come produttore ed era in cerca di qualche artista sconosciuto e promettente di cui farsi carico. La canzone, "Hey Joe", gli capitò di ascoltarla durante un concerto al "Cafe Wha" e, come altri prima di lui, ne rimase colpito. Ne comprese le enormi potenzialità e pensò che avrebbe potuto utilizzarla in Inghilterra, dove non era conosciuta. L'unica cosa che gli mancava, era un artista adatto per utilizzare quel biglietto da visita.
Non dovette attendere troppo. Pochi giorni dopo, nello stesso Cafe Wha, Chas Chandler entrò in stato di shock, ad assistere all'esibizione di un chitarrista assolutamente sconosciuto, un tale Jimi Hendrix. Ed Hendrix, come per incanto, cominciò a suonare la sua versione di "Hey Joe". Chandler non perse tempo: convinse Hendrix ad accompagnarlo in Inghilterra, dove gli presentò due musicisti inglesi per formare il trio "The Jimi Hendrix Experience" (la concorrenza erano i Cream di Eric Clapton!) e gli fece incidere "Hey Joe", come primo singolo. Fu un successo enorme in tutta Europa.
Quando Hendrix tornò in patria, al Festival di Monterrey, nel 1967, "Hey Joe" era parte fondante del suo repertorio, e la sua interpretazione cacciò immediatamente nell'oblio tutte le versioni precedenti. La sua versione non era molto diversa da quella di Tim Rose, certo, ma il fraseggio blues iniziale della chitarra durava per metà della canzone, ed il contrattempo della batteria di Mitch Mitchell, fece sì che tutto questo si trasformasse in un classico. E fu, e rimase, un classico di Jimi Hendrix!
Certo, Roberts si è goduto i diritti d'autore per tutto questo tempo, ma senza mai raggiungere il "successo": la sua versione rimane lì, da qualche parte, del tutto non considerata. E anche il discorso sulla paternità e sull'originalità della canzone passò in secondo piano, dopo Hendrix.
Però, negli anni, c'è stato chi ha continuato a scavare circa la possibilità che qualcosa o qualcuno potrebbe avere ispirato Roberts. Per esempio, si sa che esiste un successo country degli anni '50 che si intitola "Hey Joe", e sì, è strutturato in forma di dialogo, ma la tematica e la melodia non c'entrano chiaramente niente. Qualcuno ha comparato la canzone di Roberts, a "Cocaine Blues", resa famosa da Johnny Cash, e che non è altro che la revisione di "Little Sadie" con un altro titolo; questa sì una canzone tradizionale che parlava di un uomo che ammazzava la moglie dopo aver scoperto la sua infedeltà. Ma, di nuovo, la melodia non c'incastra niente con "Hey Joe".
Però, investigando ...si scopre che c'era una fidanzata!
Billy Roberts, all'inizio degli anni '60, aveva una fidanzata. Niente di strano in questo, per carità. Però, questa fidanzata - si chiamava Nieva Miller - era una cantante folk. Una cosa alla Joan Baez, per intendersi. No, certo, Niela non ha mai scritto una canzone su un uomo che ammazza la sua donna, però ...
...Ovviamente, la canzone non è identica, ma la frase melodica di "Baby don’t go downtown" ...
Vabbé, d'accordo, Billy Roberts non ammazzò la sua ragazza, come Joe, si limitò semplicemente ad aprire il fuoco sulla sua canzone. Un plagio, non troppo romantico! E qui sembra finire tutta la storia.
Restano le domande finali. Su Joe. Riuscì ad arrivare in Messico? Oppure, venne catturato prima che arrivasse a passare la frontiera? finì appeso a una corda? Aprì una taverna in un villaggio in mezzo al deserto e tutte le sere annegava nell'alcol il suo rimorso? Magari, si unì alla rivoluzione messicana. Oppure, ancora, i fratelli della ragazza uccisa lo ritrovarono, abbattendolo a revolverate in un vicolo polveroso... Chissà. Non lo sapremo mai.
A meno che un giorno non venga fuori un vecchio bluesman cieco, di centodieci anni, uno di quelli che ha trascorso la sua vita caricando carbone sulle chiatte del Mississippi, e dica "quella Niela Miller ha rubato la mia canzone".
Perché no!?
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fonte: http://www.jotdown.es/
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