"30 anni di oscurità"! Un documentario che mescola e fonde l'utilizzo dell'animazione al ricorso ai documenti storici, alle testimonianze. In un gioco di parole, "30 anni di oscurità" riporta alla luce la storia e una storia del dopoguerra. La storia è quella di Manuel Cortes, "el topo" di Mijas.
Una storia sconosciuta che racconta come, in Spagna, molta gente abbia vissuto in clandestinità - a volte ai limiti della follia - pur di sfuggire alla repressione franchista. Il termine "topo", usato in riferimento a queste persone, è preso pari pari dal lavoro di due giornalisti, Manuel Leguineche e Jesús Torbado. Un libro pubblicato nel 1977 che racconta la storia di 24 persone.
"La storia di Manuel Cortes" - ha dichiarato il regista Manuel H. Martin - "è davvero incredibile, stupefacente, umana ed universale. E' una storia unica, ma riflette la storia di molti. La segregazione di Cortes non è solo un racconto singolare a proposito di un prigioniero politico che si nasconde nella sua propria casa, ma è anche una storia di paura che parla della capacità di sopravvivenza umana".
Inoltre, la storia di "30 anni di oscurità" "va oltre quella dei cosiddetti topi, e si incontra con le storie di padri che soffrono nel vedere i propri figli, con le storie di donne in grado di fare di tutto per portare avanti la propria famiglia e con le storie di bambini che devono celare segreti più grandi di loro per evitare che i loro genitori vengano uccisi. Al di là di guerra e del dopoguerra, al di là dei vincitori e dei vinti, questa storia parla di paura, parla di libertà e, soprattutto, parla del buio e di come questo condizioni le menti ed i cuori delle persone".
"30 anni di oscurità" non è un documentario sulla guerra civile spagnola, dal momento che parla degli anni successivi alla guerra. La cosa peggiore delle guerre non risiede solo nel numero delle vittime che causa, ma nelle conseguenze che provoca. Come altri paesi, la Spagna visse un periodo di dittatura che calpestò i diritti umani. E, mentre, in faccia al mondo mostrava di vivere un processo di modernizzazione, all'interno del case dei "topos" si viveva il dramma autentico della perdita della libertà.
Solo un blog (qualunque cosa esso possa voler dire). Niente di più, niente di meno!
martedì 25 ottobre 2011
clandestino
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2 commenti:
ma dove le "schiavi", si dice in calabrese, queste storie fantastiche!??
Hai presente il vecchio "eco della stampa"? ;-)
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