Servizi d'ordine. Si chiamavano così, una volta. E forse bisognerebbe scriverla, una storia dei servizi d'ordine. Ma anche raccontarle, le storie dei servizi d'ordine. Magari, ciascuno la propria; il proprio "affaire" coi servizi d'ordine.
"Il servizio d'ordine aveva il compito di far rispettare ai cortei i limiti di percorso imposti dalla Questura o dalla Prefettura e di sorvegliare lo svolgersi delle manifestazioni, bloccando sul nascere eventuali azioni violente di qualche esagitato o difendendo i partecipanti ai cortei da aggressioni esterne", così c'è scritto su wikipedia, a proposito del servizio d'ordine del movimento studentesco della "statale" di Milano. E così, ai tempi, venne scritto, a colpi di spranga, sulla pelle, e sulle teste, dei tanti compagni che con le imposizioni non andavano troppo d'accordo. Cicatrici, da servizio d'ordine. E ciascuno aveva il proprio. Cordoni, li chiamavano, ed erano proprio una sorta di cordone sanitario. C'erano quelli con la fascia stretta al braccio, ognuno di loro condivideva con un altro un bastone, e tutti i bastoni avvolgevano i loro pezzi di corteo. Qualcuno, sempre ai tempi, ritenendo che anche gli "esagitati" meritavano qualcosa di più, pensò bene che, anziché simili strutture poliziesche, forse era meglio che il "servizio d'ordine" si muovesse senza fascette al braccio e pronto a non farsi sprangare dai solerti protettori dei cortei. Questo era il clima, più o meno. Stranamente, nessuno mise mai in discussione la denominazione. In qualche modo ce la tenemmo, ché forse era un modo per giocare, l'uno contro l'altro. Il servizio d'ordine della Galileo, che poi in pratica era il servizio d'ordine sindacale della cgil, ci aveva "spiegato" come stavano le cose, secondo loro. Non eravamo d'accordo, e rimanemmo della nostra idea. Così, poi ci provò il servizio d'ordine del pci: una delegazione ci venne a trovare alla mensa universitaria, in pompa magna, guidata nientedimeno che da quel "bambino" che poi sarebbe diventato guardia del corpo di Enrico Berlinguer; solo che quella volta gli andò male, cadde e si ruppe un braccio, “bambino”. Cose che capitano, si vince e si perde! Ricordo che alla fine (di lc), fu il servizio d'ordine di lotta continua, proprio durante un corteo, ad aprire un contenzioso in quanto disturbati da una richiesta di libertà per Renato Curcio. La gazzarra fu indecorosa, ma necessaria al fine della comprensione. Almeno, credo.
Per tutti questi motivi, pensavo ed ero convinto che oggi a nessuno sarebbe venuto in mente di rimettere in campo un vecchio arnese come quello del servizio d'ordine, poliziesco e repressivo, in grado di imporre una presunta strategia, a tutti, e "per il loro bene". E invece, la storia torna a ripetersi. Mentre dalle colonne del Corriere, un vecchio collega di Capanna, di Gino Strada e di Cofferati, propone agli studenti il modello "gruppo Stalin", dall'altra parte, i responsabili della scelta politica che ha portato al ferimento di un quindicenne che non si lasciava irreggimentare fanno di tutto ed il contrario di tutto. Quelli di “esc”, tumultuosamente, prima negano, poi provano a liquidare il "colpevole" (singolarmente difeso da Tommaso Mancini, avvocato di Toni Negri) dicendo che era solo un cane sciolto che si limitava a partecipare alle feste e ai cortei ( e cos'altro avrebbe dovuto fare??). Poi, vanno in delegazione al liceo frequentato dal ragazzo ferito per fornire giustificazioni, più che spiegazioni, politiche, alla dinamica dei fatti. Tragedia che scolora in farsa, e mette in scena l'assenza di qualsiasi senso del ridicolo.
Sì, è proprio una brutta faccenda, con l'aggravante di una pessima regia da parte di chi si gloria di essere esperto di tecniche mediali.
Vorrebbero riscrivere la storia - dicono - ma hanno ri-scritto solo una sporca vecchia brutta storia, di servizi d'ordine!
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