martedì 7 dicembre 2010

fra sindacati e ora legale

occupazione

L'anno 1920 cominciò con gli scioperi degli operai statali delle poste e telegrafi e delle ferrovie; i dirigenti della C.G.I.L. dovettero fare opera di convincimento presso molti dei sindacati aderenti perché non scendessero in sciopero di solidarietà con i ferrovieri. A febbraio scioperarono i tessili, i metalmeccanici e gli operai dello zolfo. A marzo vi fu uno sciopero generale di protesta a Milano per l'uccisione di un tramviere. A Torino, in aprile, ci fu uno sciopero generale provocato dal conflitto sull'ora legale. Nell'agosto del '20 le richieste salariali del sindacato metalmeccanico vennero respinte. I sindacati non avevano fondi e non erano disposti a rischiare uno sciopero protratto, per cui proclamarono in pratica un rallentamento della produzione. Gli imprenditori cominciarono a rispondere con le serrate, e il sindacato chiamò all'occupazione preventiva delle fabbriche. Il 5 settembre, la C.G.I.L. indicò le tre strade percorribili: a) circoscrivere il movimento ai soli metalmeccanici, b) estenderlo a tutta Italia, c) trasformare in rivoluzione l'occupazione delle fabbriche. I sindacati si opposero alla rivoluzione immediata. Il Partito Socialista si offrì di assumere la responsabilità del movimento, ma invece di scegliere una delle tre strade indicate richiese semplicemente la convocazione del parlamento, che in quel momento non era al lavoro. A questo puntò, l'iniziativa operai cessò ed il primo ministro, che conosceva troppo bene i socialisti per temere una rivoluzione ad opera loro, attese fino a che il movimento perdette forza e poi negoziò un accordo basato su aumenti salariali, festività e liquidazioni. Le occupazioni cessarono fra il 25 e il 30 settembre.

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