Jordi Soler scrive di un soldato repubblicano catalano che ha lasciato la Spagna, per il Messico, in seguito alla vittoria di Franco. Ed è una scrittura, la sua, che va ben oltre la fiction, nella misura in cui lo scrittore di Veracruz è il nipote di quel soldato.
Nato a Portuguesa, un luogo sperduto nella giungla, da qualche parte vicino alla città di Veracruz, Soler è "tornato" a vivere a Barcellona, inseguendo il sangue catalano che porta nei suoi geni, nella sua letteratura e nella squadra di calcio per cui sospira ogni fine-settimana.
In quanto catalano, Jordi Soler sa bene che il derby Barcellona - Real Madrid va molto al di là dall'essere solo una partita di calcio, anche se preferisce che la cosa non esca fuori dallo stadio.
Si dice che i catalani in esilio abbiano due simboli che li uniscono: Joan Manuel Serrat e la squadra del Barcellona. E tale è anche il caso di Soler, sebbene egli stesso riferisca di aver allungato questi simboli con una fila di "Giovanni": Joan Manuel Serrat, Johan Cruyff e Juan Marsé
Nei suoi ultimi tre romanzi ((Los rojos de ultramar, La última hora del último día, La fiesta del oso) le storie raccontate accarezzano i ricordi della guerra civile spagnola.
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