Solo un blog (qualunque cosa esso possa voler dire). Niente di più, niente di meno!
venerdì 29 gennaio 2010
Minimo ...
Ci ha pensato,il regista spagnolo Rodrigo Cortés, prima di mettersi a girare il suo primo lungometraggio. Ci ha pensato e, soprattutto, ha pensato a quale potesse essere il genere di film più economico e, quindi, con il minor numero di attori possibili ed una sola "location". Quindi si è rivolto a Chris Sparling, per la sceneggiatura ed ha interessato Ryan Reynolds a farsi mettere per novantaquattro minuti dentro una bara. Sepolto da qualche parte, nel deserto dell'Iraq, senza alcuna memoria di come abbia fatto ad essere messo lì dentro. Ovviamente, urla per i primi cinque minuti. Poi le sue mani cominciano a trovare un accendino, un telefono cellulare ....
Sembra davvero poco, per fare un film. Eppure al festival di Sundance, dove è stato proiettato in questi giorni, si è gridato al capolavoro.
Sul finale, che costituirebbe il trionfo della pellicola, nessuno osa aprire bocca. Massimo rispetto perfino sulla Rete, dove gli spoiler si sprecano sempre.
Soffro di claustrofobia, eppure non vedo l'ora di poterlo vedere!
giovedì 28 gennaio 2010
Howard Zinn, 24/8/1922 - 27/1/2010.
"I prigionieri del sistema continueranno a ribellarsi, come prima, in modi che non possono essere previsti, con tempi che non possono essere predetti."
Howard Zinn - Storia del Popolo Americano -
mercoledì 27 gennaio 2010
Non di solo pane ...
O.E. (1755 - 1819)
I
Molini vengono chiamate quelle macchine le quali si servono di un rotismo azionato da una qualche forza agente dall'esterno al fine di frantumare una determinata sostanza. Qualora si utilizzi il termine molino senza ulteriore aggiunta, in tal caso ci si riferisce senz'altro a molini per cereali ... I molini sono un'invenzione antichissima.
II
Una luminosa mattina di luglio ai primi del secolo scorso si offrì ai cittadini di Filadelfia, bucolico insediamento lungo il fiume Delaware, il seguente spettacolo. Un veicolo grande dodici volte trenta piedi comparve in Center Square; esso trasportava una caldaia di ferro protetta da un rivestimento in mattoni, un serbatio d'acqua e un fumaiolo; una macchina con stantuffi, alberi a gomito, valvole, una puleggia e un bilanciere; inoltre una pompa, una gigantesca ruota a pale e un interminabile nastro attrezzato di secchielli; e codesto veicolo, pesante quindici tonnellate, girò, senza cavalli da tiro, ansimante, parecchi giorni intorno all'aiulo con la fontana. Quindi, tra il giubilo degli astanti, si diresse cigolando, con le proprie forze, fino in fondo alla via del mercato per una distanza di un miglio e mezzo e, giunto all'attracco delle navi, depose le ruote, immerse le pale e vaporando giù per il fiume scomparve infine alla vista.
III
Il costruttore, un uomo tarchiato dal volto paonazzo, stava in piedi sulla riva e rideva. Oltre al fatto che fosse una persona collerica sappiamo ben poca cosa di lui. Tutte le sue opere sono marcite e arrugginite e le sue carte, i suoi disegni e i suoi progetti li ha in gran parte bruciati. Nella storia del pane egli ha un ruolo importante.
IV
Molte delle parole che adoperava (era carrozziere qualificato) sono estinte: boccole, pianale, pioli e cinghioni. Cos'è un cielo ben teso egli avrebbe saputo spiegarcelo.
V
... una specie che dirige sistematicamente il proprio sviluppo attraverso una serie di interventi funzionali sulle proprie condizioni di vita e sul proprio programma genetico. Questo processo è detto Autoevoluzione. (Esempio: il carrozziere che scompare come carrozziere in quanto inventa una macchina a vapore. Anche il mugnaio non si estingue da solo). Lo scopo ultimo perseguito da questa funzionalità rimane sconosciuto.
VI
Il grano è versato nella tramoggia, scende per la scarpa o coppo nell'occhio e si intramette alle mole; tra la macchina dormiente e la girante viene triturato, indi respinto alla periferia a mezzo della corritoja e dalla finestrella del corbello, tra rosta e scorbazzo, passa al frullone ove viene stacciato dal buratello e le parti più sottili attraversando le stamigne di cui è tappezzato in giro il buratello, cadono nel cassone e le più grossolane finiscono nella madia posta appiedi del frullone. Il molino pullula di mugnai grondanti di sudore; di mastri mugnai, aiutomugnai, aspiranti mugnai; incessantamente muovono il farricello, le ceneri, il tritello, la polvere, la crusca, la farina abburattata, la farina a glutine forte, la farina a impasto sabbioso, il fior di farina, sollevano e trasportano, spalano e spostano da un lato all'altro. Poi appare l'inventore e costruisce un mulino dal quale i mugnai sono scomparsi. Nell'edificio deserto si muovono soltanto le norie, i montacarichi, gli alimentatori a catena, le tramogge: apparecchi grazie ai quali il prodotto viene convogliato talora verticalmente talora orizzontalmente da un congegno all'altro, fino a traversare da parte a parte la macchina evitando sporcizia e mestieri manuali.
VII
Diagrammi di flusso, elaboratori; produzione a catena, metodologia tecnica. Un endogeno rotismo di antichissime invenzioni azionato da una qualche forza agente dall'intenro. Un molino, ma niente più mugnai.
H.M. Enzensberger - Mausoleum -
martedì 26 gennaio 2010
uomini
Già, sul set di Queimada, Marlon Brando aveva chiamato il leader del Bpp Eldridge Cleaver. Voleva imparare meglio la parte dell'avventuriero colonialista William Walker, ed essere perfetto quando chiede a José Dolores (il rivoluzionario, interpretato nel film di Gillo Pontecorvo da un autentico leader dei lavoratori della canna da zucchero, Evaristo Marquez):
«Perché sacrificarsi per una lotta che può costarti la vita?»
Il 4 aprile 1968, quando venne assassinato ad Atlanta Martin Luther King, Brando mandò dei suoi rappresentanti ai funerali.Ma due giorni dopo, il 6 aprile, quando la vittima di anni ne aveva solo 17, capì che non poteva restare a casa.
E capì perché sacrificare la vita.
Lo si vede in questa foto, mentre osserva con pudore, e rabbia, a lato del corteo all black che rende omaggio al co-fondatore del Partito della Pantere Nere, Bobby Hutton, che Brando aveva conosciuto ed apprezzato, e che era stato assassinato dalla polizia di Oakland (il municipio a sudest di San Francisco dove l'organizzazione rivoluzionaria era stata creata con Newton e Bobby Seale nell'ottobre '66).
Gli spararono a bruciapelo mentre usciva da una casa, disarmato e con le mani in alto, dopo un'aggressione armata durante la quale era stato gravemente ferito Eldridge Cleaver.
Marlon Brando in quell'occasione parlò ai militanti afro-americani come neanche Marc'Antonio sul cadavere di Cesare. E lo avrebbe fatto ancora, durante una manifestazione per la liberazione del leader delle Black Panthers, Huey P. Newton, partecipando al corteo di 2000 militanti che arrivò fin sotto i cancelli della prigione.
Chiese conto, ai suoi connazionali, del colpevole silenzio di fronte a 400 anni di oppressione, schiavismo, sfruttamento e razzismo.
Intanto l'Fbi perfezionava un piano di soluzione finale («Cointelpro») per mezzo di provocazioni, diffamazioni, infiltrazioni, sicari ed eliminazione fisica dei leader pericolosi:
Fred Hampton, Mark Clark, George Jackson e tanti, troppi altri.
Hendrix, legato al Bpp, fu ucciso dall'Fbi che inventò la storia della overdose d'eroina.
Avrebbe fatto scuola!
lunedì 25 gennaio 2010
Pericolo
"E' pericoloso sfidare un sistema, se non sei sicuro che quando sarà crollato non ti mancherà!"
- "Little Murders" (Piccoli Omicidi) di Alan Arkin -
venerdì 22 gennaio 2010
1975
"Io, attendo, in posizione sempre cocciuta e settaria che, come ho sempre preveduto, entro il 1975 giunga nel mondo la nostra rivoluzione, plurinazionale, monopartitica e monoclassista, ossia soprattutto senza la peggiore muffa interclassista: quella della gioventù così detta studente. Dal canto nostro quando avevamo quei verdi anni abbiamo fatto il meglio che si doveva. Io non torno in quella fetida metropoli di Napoli perché spero di arrivare alla guarigione in questo clima migliore ed avere, da vivo, ancora il tempo di ribadire quanto ho nel passato difeso. Vado infatti migliorando con sicurezza e conto che il mio cervello, non certo elettronico, avrà ancora da servire a qualche cosa"
(dalla lettera di Amedeo Bordiga a Umberto Terracini, 4 marzo 1969)
giovedì 21 gennaio 2010
Frammenti
"Il capitalismo come religione è il titolo di uno dei più penetranti frammenti postumi di Benjamin. Secondo Benjamin, il capitalismo non rappresenta soltanto, come in Weber, una secolarizzazione della fede protestante, ma è esso stesso essenzialmente un fenomeno religioso, che si sviluppa in modo parassitario a partire dal Cristianesimo. Come tale, come religione della modernità, esso è definito da tre caratteri:
1. E’ una religione cultuale, forse la più estrema e assoluta che sia mai esistita. Tutto in essa ha significato solo in riferimento al compimento di un culto, non rispetto a un dogma o a un’idea.
2. Questo culto è permanente, è “la celebrazione di un culto sans trêve et sans merci”. Non è possibile distinguere, qui, tra giorni di festa e giorni lavorativi, ma vi è un unico, ininterrotto giorno di festa, in cui il lavoro coincide con la celebrazione del culto.
3. Il culto capitalista non è diretto alla redenzione o all’espiazione di una colpa, ma alla colpa stessa. “il capitalismo è forse l’unico caso di un culto non espiante, ma colpevolizzante…Una mostruosa coscienza colpevole che non conosce redenzione si trasforma in culto, non per espiare in questo la sua colpa, ma per renderla universale…e per catturare alla fine Dio stesso nella
colpa…Dio non è morto, ma è stato incorporato nel destino dell’uomo.”. Proprio perché tende con tutte le sue forze non alla redenzione, ma alla colpa, non alla speranza, ma alla disperazione, il capitalismo come religione non mira alla trasformazione del mondo, ma alla sua distruzione."
G. Agamben
mercoledì 20 gennaio 2010
Libri non tradotti
Jordi Soler scrive di un soldato repubblicano catalano che ha lasciato la Spagna, per il Messico, in seguito alla vittoria di Franco. Ed è una scrittura, la sua, che va ben oltre la fiction, nella misura in cui lo scrittore di Veracruz è il nipote di quel soldato.
Nato a Portuguesa, un luogo sperduto nella giungla, da qualche parte vicino alla città di Veracruz, Soler è "tornato" a vivere a Barcellona, inseguendo il sangue catalano che porta nei suoi geni, nella sua letteratura e nella squadra di calcio per cui sospira ogni fine-settimana.
In quanto catalano, Jordi Soler sa bene che il derby Barcellona - Real Madrid va molto al di là dall'essere solo una partita di calcio, anche se preferisce che la cosa non esca fuori dallo stadio.
Si dice che i catalani in esilio abbiano due simboli che li uniscono: Joan Manuel Serrat e la squadra del Barcellona. E tale è anche il caso di Soler, sebbene egli stesso riferisca di aver allungato questi simboli con una fila di "Giovanni": Joan Manuel Serrat, Johan Cruyff e Juan Marsé
Nei suoi ultimi tre romanzi ((Los rojos de ultramar, La última hora del último día, La fiesta del oso) le storie raccontate accarezzano i ricordi della guerra civile spagnola.
martedì 19 gennaio 2010
Più grande e più bella che pria!
«Finalmente siamo riusciti a ripulire il sistema della case popolari a New Orleans. Noi non sapevamo come fare, ma Dio l'ha fatto per noi», queste parole, dette al tempo di Katrina da un deputato della Louisiana, con ogni probabilità, si possono adattare anche ad Haiti, oggi!
Se poi, oltre e dopo il terremoto, arrivano in aiuto epidemie (lasciando i cadaveri a marcire) ed esecuzioni seduta stante (compiute dalle ingenti forze militari mandate in "aiuto") di tutti quelli che cercano di sopravvivere, bé allora il gioco è fatto.
E qui non ci sono nemmeno gli attori e i musicisti, a rompere i coglioni!
lunedì 18 gennaio 2010
Film mai girati
A proposito di Oliver Law, una volta Paul Robeson ebbe a dire: "Mi piacerebbe fare un film sulla vita di uno dei comandanti neri del Battaglione Lincoln morto in Spagna, ma verrebbe rifiutato dalle compagnie cinematografiche americane".
Oliver Law è passato alla storia per essere stato il primo afro-americano a comandare un reparto "integrato" di una forza militare formata da cittadini statunitensi. Venne ferito mortalmente nel corso dell'attacco a Mosquito Ridge, durante la Battaglia di Brunete, in Spagna, dove era accorso insieme a molti altri afro-americani e statunitensi che formarono la Brigata Lincoln nella lotta contro il Generale Franco.
Era nato in Texas e aveva servito nell'esercito "segregato" americano. Seguendo la sua carriera militare, era arrivato a Chicago ed era diventato un organizzatore, arrestato per aver preso la parola in una manifestazione antifascista contro l'invasione dell'Etiopia da parte dell'Italia di Mussolini.
venerdì 15 gennaio 2010
Haiti
" (...) Ed è qui che il mondo gira attorno alla centralità di Haiti. Ricordiamoci: la Francia era allora padrona della ricca e fertile valle del Mississippi, da New Orleans (Orléans, appunto) al confine canadese (attraverso luoghi chiamati Saint Louis, Louisville, D'etroits, Sault Sainte Marie, Des Moines...) e non si era ancora rassegnata alla recente perdita del Canada. Il recupero di Santo Domingo è allora la pietra angolare di un disegno imperiale francese dai Caraibi al circolo polare artico, attraverso la valle del Mississippi e il Canada riconquistato nella guerra contro gli inglesi. Sono gli schiavi neri di Haiti a far saltare questa visione: senza la preziosa Santo Domingo, non ne vale più la pena. Guardate: nel 1802, Haiti è indipendente; nel 1803, Napoleone svende tutta la valle del Mississippi ai neonati Stati Uniti, per quattro centesimi l'acro. Sconfitta dai suoi schiavi, la Francia abbandona il Nord America. Il resto - la frontiera, l'espansione, l'egemonia degli Stati Uniti - è la storia dell'Occidente fino a noi. Ma attorno ad Haiti ruota una storia controfattuale che sarebbe piaciuta a Philip K. Dick: e se Haiti avesse perso, sarebbe il francese oggi la lingua egemone?Gli schiavi fuggiaschi della Georgia, gli schiavi rivoluzionari di Santo Domingo non hanno scritto episodi marginali, magari entusiasmanti, della nostra storia. L'hanno fatta loro."
(Alessandro Portelli)
giovedì 14 gennaio 2010
Il nipote di Virginia
La guerra civile spagnola lasciò un segno profondo sulla scrittrice Virginia Woolf. La maggior parte dei compagni del suo gruppo di Bloomsbury decise di appoggiare la Repubblica. La Woolf considerava il nipote Julian come il suo erede letterario, una sorta di figlioccio, il più amato e favorito. Nel 1936, Julian è in Cina, in qualità di insegnante di inglese. Scrive Juan Antonio Diaz: "era una consuetudine quella di inviare i giovani inquieti in qualche paese straniero, come per fornire loro una sorta di esperienza atta a sviluppare la loro vocazione". Quando scoppiò la guerra civile, il nipote della scrittrice aveva una relazione con la moglie del capo del dipartimento. Quella vicenda amorosa lo costrinse a cercare una via d'uscita dalla Cina
"e questo, quando i suoi amici in Inghilterra gli scrivevano per dirgli di andare in Spagna, dal momento che era scoppiata la guerra civile, e chi non fosse stato in Spagna non sarebbe stato niente in futuro".
A quel tempo, l'intellighenzia britannica viveva una autentico fermento politico, con il supporto per la causa repubblicana, come Auden.
E' in quest'atmosfera che Julian si reca in Spagna. Non riesce ad entrare nelle famosa brigate internazionali, ma grazie ai contatti di Virginia Woolf trova un lavoro come autista di ambulanze. Un mese e mezzo più tardi, Julian viene ucciso durante un attacco aereo dell'aviazione franchista al convoglio sanitario in cui si trovava.
La morte di Julian fu un vero colpo emotivo sia per Virginia Woolf che tutta la famiglia. La scrittrice riempirà i suoi diari con riflessioni sulla guerra civile e con i suoi ricordi di quel giovane che voleva essere qualcuno nel futuro dell'intellighenzia di sinistra in Gran Bretagna.
mercoledì 13 gennaio 2010
Debiti
Ogni tanto può succedere che un escursionista che se ne va in giro per le gole ed i dirupi delle sierre del sud della Spagna s'imbatta in schegge di ossa umane sbiancate dal sole. Solo questi frammenti dimenticati, e poco altro, sono tutto ciò che rimane di una guerra spietata che ancora molti spagnoli ricordano e di cui non si ha tuttora quasi alcuna conoscenza nel mondo al di là dei Pirenei.
A qualche turista può ancora capitare di sentire gli anziani che ricordano i tempi duri del 1940 e "la gente della sierra". Parlano del periodo in cui parti della Spagna rurale erano in stato di guerra a causa del movimento guerrigliero anti-franchista. Molti storici hanno indagato quegli anni terribili, e adesso, per la prima volta, un libro in inglese è stato pubblicato sul tema.
Dal titolo, "Between Two Fires – Guerrilla war in the sierras of Spain”, è stato scritto dal giornalista David Baird ed ha ricevuto gli apprezzamenti dello storico Paul Preston e da parte del biografo di Garcia Lorca, Ian Gibson.
Baird mette a fuoco nel suo libro il villaggio di Frigiliana, nella provincia di Malaga. Lo vede come un microcosmo di quel che avvenne in molte parti del resto del paese, ma di cui allora non veniva riportato da nessuna parte. Da una comunità di poco più di 2.000 abitanti, 21 uomini erano fuggiti sulle montagne e si erano uniti al gruppo guidato da Roberto, il nome di battaglia di un capo leggendario della guerriglia.
Anche se, ufficialmente, la guerra civile spagnola si era conclusa il 1° Aprile 1939, la resistenza armata contro Franco e il suo regime non era affatto finita. Nel 1940, gruppi di guerriglieri emersero dai loro nascondigli sulla Sierra per attaccare la dittatura e per cercare di creare un clima di ribellione che si estendesse a tutta la penisola. Le autorità li consideravano "banditi", ma a Frigiliana, dove praticamente ogni famiglia aveva una qualche connessione con la guerriglia, ci si riferiva a loro semplicemente come "la gente della Sierra".
Ci sono stati atti di coraggio e di codardia, di egoismo e di altruismo, di tragedia e di tradimento. E coloro che hanno maggiormente sofferto per le colpe degli altri sono stati, come sempre, gli innocenti.
L'autore ha passato più di cinque anni a rintracciare e ad intervistare i superstiti e a spulciare i documenti ufficiali, da Madrid a Washington. Ha tyrovato importanti e nuove prove del coinvolgimento dei servizi segreti americani con la guerriglia a proposito dell'assassinio di tre giovani abitanti di un villaggio. La maggior parte dei protagonisti sono morti e i testimoni stanno scomparendo.
"In un certo senso ho scritto il libro per pagare un debito", dice David. "Mi sentivo in debito con questa comunità e ne dovevo registrare la sua storia recente prima che coloro che l'hanno vissuta fossero del tutto scomparsi."
Su Googlebooks!
martedì 12 gennaio 2010
Giù la testa!
il più bel monumento che si possa erigere su una piazza
la più sorprendente di tutte le statue
la colonna più audace e più sottile
l’arco che rivaleggia col prisma della pioggia
non valgono l’ammasso splendido e caotico
provare per credere
che si produce facilmente con una chiesa e un po’ di dinamite
- Luis Buñuel -
lunedì 11 gennaio 2010
Stanley ... " suppongo"
H.M.S. (1841-1904)
Cartolina (1)
La falsa coscienza in casco coloniale.
Eroismo, colorato a mano.
Giungle, deserti, praterie: tutti orpelli.
Ogni gestopreconfezionato, la storia
un pretesto per i reportages.
A puntate.
Grafomane, idealista, mercenario,
sfruttatore del rimborso spese, arrivista, agente.
Turista del massacro,
parassita del genocidio:
repressione di Kiowa, dei Comanci e dei Sioux (1867),
spedizione contro l'Abissinia (1868),
massacro in Costa d'Oro (1873):
sempre presente con quel suo fare magnanimo.
Inventario di una spedizione (1)
Una guida, un primo aiutante, un secondo aiutante, un portatore,
un interprete, un sergente maggiore, tre sergenti, una guardia di
23 uomini, 157 facchini, un cuoco, un falegname, un sarto, un
maggiordomo, due cavalli, 27 asini, un cane, alcune capre;
71 casse contenenti munizioni, candele, sapone caffè, tè, zucchero,
farina, riso, sardine, pemmikan, estratto di carne Liebig, padelle,
pentole, tre tende, due imbarcazioni pieghevoli, una vasca da bagno.
Cartolina (2)
Un'alta missione: i decaduti membri della famiglia umana
al nostro livello innalzare (Livingstone).
Bambini, screanzati, trogloditi,
infernale marmaglia: ladra, confidente,
superstiziosa, feroce, bonaria, ottusa,
malfida, vigliacca, sanguinaria, pigra.
Kalulu, mio principe, mio re, mio schiavo:
il boy adorato e flagellato.
Le piaghe su quel minuto, odiato,
incantevole, irraggiungibile culetto nero.
Casta, immacolata natura.
Il Continente Nero:
scoperta, accessiomne, penetrazione.
Castighi per il mio essere cattivo:
Insetti, liane, boscaglia,
melma, monsoni, vipere,
nebbie gelide, pantani, sete, febbri,
ulcere, sole torrido, fame,
strane malattie, trappole,
freccie avvelenate, tetano,
pensieri suicidi, follia.
Inventario di una spedizione (2)
Quindici chilometri di calicò americano, non candeggiato; sette
chilometri di cretonne indiana blu, leggera; cinque chilometri di
mussola rossa e di alpaca scarlatta;
Perline: 36 500 collane per un ammontare complessivo di un
milione di perline di undici colori e tipi diversi; di vetro,
porcellana e corallo; dalla grandezza 5 (biglia) a quella 0
(perla-seme); color nero giaietto, rosso mattone, grigio piccione,
blu smalto e verde palma;
350 libbre di filo di puro rame n.5 e n.6 in rotoli uso commerciale.
Cartolina (3)
Un solo privato cittadino ha incorporato
oltre cinque milioni di km.2 nel mondo civilizzato:
Comité d'Etudes du Haut-Congo.
Tronchi ferroviari, istallazioni portuali,
legni pregiati, gomma e avorio:
Lasciate che i pargoli vengano a me!
Il salone della Borsa di Bruxelles,
adorno di lance africane,
al centro un trofeo di fiori tropicali
da cui campillano quattrocento zanne d'elefante.
Per i capi tribù il rosso chepì,
le livree smesse dei lacchè.
Luce raggiante del Cristianesimo.
Inventario di una spedizione (3)
Due fucili da sedici colpi (un Winchester, un Henry); tre
carabine a retrocarica (due Start e un Jocelyn); una carabina
di grosso calibro; una doppietta a canna liscia; due revolver;
24 moschetti con otturatore a silice, sei pistole, un'azza, due
spade, due pugnali persiani, una lancia da cinghiale, 26 scuri e
24 coltelli da macellaio.
Cartolina (4)
Timido, piagnucoloso, sempre afflitto:
Non sono nato in codesto mondo per essere felice.
Grossi i piedi, rosso il viso. 25 anni di malaria:
tremiti, brividi. Il letto vibra,
i bicchieri sul comodino tintinnano tutta la notte.
Senilità. Si comnpra un podere nel Surrey.
Il giardino un'Africa Lilliput, un kraal versione meccano.
Rastrella viottoli nella giungla d'Arumini,
un'aiuola d'uva spina; la passerella sul fiume Congo:
non-ti-scordar-di-me. E i miei pensieri
risuonavano solenni come il possente organo
nel palazzo di cristallo.
Invio
Imbalsamato di propria mano,
una mummia in cartapesta.
Un leggero olezzo di canfora
circonda i trofei nel museo tropicale.
L'afrore dei cadaveri
che egli ci legò
quasi non si sente più.
H.M. ENZENSBERGER - Mausoleum -
domenica 10 gennaio 2010
Caramba Y Carambita
Un "concept album", a quanto ne so, è, o dovrebbe essere, un disco (oggi un cd) costruito di modo da raccontare una storia. Può essere costituito da un pugno di canzoni che la storia la svolgono, da un inizio dato fino ad un epilogo (è il caso di "Storia di un impiegato" di De André, o di "Domino Joe" dei Dusty Chaps), oppure può essere formato da tutte le canzoni che raccontano vari aspetti di una storia più o meno conosciuta, o anche inedita (oltre Nebraska di Springsteen, mi vengono in mente qui i diversi concept basati su Spoon River, da "Non all'amore né al denaro né al cielo" del solito De André e da quello di Richard Buckner, "Spoon River Anthology"; ma anche colonne sonore come "Pat Garrett & Billy the Kid" di Dylan e "The Long Riders", di Ry Cooder).
Fatta questa doverosa premessa, ammetto che non ricordo nemmeno più a quando risalga l'ultimo nuovo concept album che mi è stato dato di ascoltare! E adesso, quasi per caso, mi capita fra le mani e le orecchie questo improbabile lavoro di Graziano Romani, "Zagor King of Darkwood", con distribuzione in edicola ( e dove altro!!??) oltre che in libreria.
Già, proprio Zagor, lo spirito con la scure, il personaggio dei fumetti che - ricordo -aspettai con ansia che uscisse in edicola (credo fosse il luglio del 1961) e di cui comprai per ben due volte lo stesso primo numero (la prima copia mi era malauguratamente caduta in mare). Uno dei tanti tasselli, anche se non il primo, a costruire quell'immaginario che poi uno si porta dietro per tutta la vita. Il bosco di Darkwood e la capanna in mezzo alla palude (che si chiamava bayou, l'avrei saputo solo qualche tempo dopo) si aggiungevano ad altre immagini di un'iconografia che in qualche modo è ancora disponibile a crescere. Ma a Darkwood continua a spettare un posto d'onore!
Ed è proprio "Darkwwod" che apre il disco e che viene proposta in tre versioni diverse. Poi saranno i vari personaggi della saga a prendere la parola e ad animarsi, ciascuno regalando la propria angolatura, la propria prospettiva. Dal padre adottivo, allo stesso Zagor, a "Guitar Jim" (una sorta di suonatore Jones con in più una pistola nella cassa della propria chitarra), fino allo stupendo pezzo mariachi "Cico Felipe Cayetano Lopez y Martinez y Gonzales", a mio avviso il pezzo meglio riuscito, in cui Romani riesce a sganciarsi dal ( a volte) troppo pesante influsso dello Springsteen "nebraskiano". Completano il disco quattro ballate tradizionali, fra cui una splendida Molly Malone, duettata con Andy White, e "On Top of Old Smokey", con Matthew Ryan. E' tutto, Caramba y Carambita!!!
"Zagor King of Darkwood", testi e musiche di Graziano Romani, prodotto da Graziano Romani, (c) 2009 Coniglio Editore, Graziano Romani/Freedom Rain productions, Sergio Bonelli Editore
venerdì 8 gennaio 2010
L'uomo che salvò George Orwell
Sopra: Foto di gruppo della milizia del POUM, con George Orwell. La moglie di Orwell, in visita al fronte al momento, è nella foto. Harry Milton è proprio dietro la canna della mitragliatrice, un fucile in mano.
Una foto un po' sfuocata, quasi ... nebbiosa.
Un gruppo di uomini ed una donna posano per la fotografia, dietro di loro un muro di sacchetti di sabbia. Le armi a portata di mano, non hanno l'aspetto di soldati regolari, non indossano uniformi.
Uno di loro sta letteralmente, la testa e le spalle, al di sopra di tutti gli altri. E' George Orwell o, com'era conosciuto allora, Eric Blair (che poi era il suo vero nome).
La scena è la guerra civile spagnola, e la fotografia ritrae anche, fra gli altri, "l'americano" che andò in aiuto di Orwell quando gli spararono: Harry Milton.
Un piccolo ma interessante fascicolo nell'Archivio Hoover registra l'esperienza spagnola di Milton, anche il suo incontro con il futuro autore di 1984. Il fascicolo Milton getta luce sullo sviluppo politico di Orwell avvenuto nel crogiolo della Spagna e sottolinea il ruolo svolto dai volontari americani in Spagna, che non erano membri di partiti comunisti filo-sovietici e che scelsero di prestare servizio in formazioni che non erano quelle Brigate Internazionali reclutate in gran parte dal Comintern, e le quali hanno ricevuto molta più attenzione storica.
La vivida descrizione, fatta da Orwell, del suo ferimento in prima linea nei pressi di Huesca si trova verso la fine del suo libro di memorie della guerra civile spagnola: Omaggio alla Catalogna.
Molti anni dopo, Harry Milton, descrivendo l'incidente ad un reporter in California, lo attribuì alla sfortuna di Orwell, alla sua altezza e alla sua abitudine di guardare dalla cima della posizione fortificata dellaloro unità, sporgendosi un po' troppo spericolatamente:
"Ho sentito il vento di un proiettile a velocità elevata shot e pi ho visto Orwell rovesciarsi e schiantare a terra sulla schiena."
Milton racconta di avergli prestato un primo soccorso, mentre Orwell era in attesa di essere portato all'ospedale. In un altro articolo sullo sparo, Milton si accredita solo un ruolo assai modesto: "Ho semplicemente fermato l'emorragia". Tuttavia, Milton - sostengono alcuni - si vantava di un credito maggiore per la sua influenza sulla coscienza politica di Orwell, così come si formò durante la sua permanenza in Spagna.
L'esperienza spagnola di Orwell formerà la sua successiva visione del mondo in molti modi. Socialista democratico impegnato, Orwell era arrivato in Spagna per combattere contro le forze fasciste di Franco. Al suo arrivo in Catalogna, si trovò nel bel mezzo di una rivoluzione sociale per la quale sentì una simpatia immediata. Nelle prime pagine del suo libro di memorie di Spagna, descrive la sua impressione di Barcellona:
"E' stata la prima volta che mi trovavo in una città dove la classe operaia stava in sella.... C'era molto in tutto questo che non capivo, in qualche modo non mi piaceva, perfini, ma ho riconosciuto subito che era uno stato di cose per cui valeva la pena lottare. "
La rivoluzione che Orwell incontrò a Barcellona era unica nella storia europea. Era cominciata, in risposta al colpo di stato fascista, grazie al grande movimento anarchico spagnolo, con il sostegno di upartito marxista indipendente e anti-stalinista, il POUM (Partido Obrero de unificación Marxista), nella cui milizia si erano arruolati sia Orwell che Milton.
Era una rivoluzione organizzata dal basso, con collettivi operai e contadini che assumevano il controllo diretto dell'economia catalana.
Era anche un processo indipendente dal Partito comunista spagnolo, che avveniva senza direzione o sostegno da Mosca. Una rivoluzione in netto contrasto con il modello sovietico, ottenne l'inimicizia profonda di Stalin che, del resto, a quel tempo perseguiva obiettivi di politica estera in cui non c'era alcuno posto per un evento simile.
In Spagna, quindi, Orwell e Milton si ritrovarono nel fuoco della battaglia ma anche nel mezzo di una una lotta politica a sinistra.
Dietro le linee repubblicane era in atto una sorta di guerra civile all'interno della guerra civile, ed opponeva anarchici e marxisti rivoluzionari agli elementi stalinisti- compresi gli agenti del Comintern e della polizia sovietica - che cercavano di soffocare proprio quelle forze della sinistra spagnola che non erano controllati da Mosca.
Stalin era determinato a limitare il potere degli anarchici e a distruggere il POUM, che era stato bollato come "trotzkista". In questo, egli aveva trovato un alleato nel governo repubblicano spagnolo, i cui poteri erano stati contestati dal movimento rivoluzionario scatenato nel luglio del 1936.
Nel mese di maggio 1937, le forze pro-Mosca erano uscite rafforzate dallo scontro armato a Barcellona , costringendo coloro che sostenevano la rivoluzione sociale ad abbandonare le loro barricate. Anarchici e militanti del POUM erano stati arrestati e, in alcuni casi, assassinati. È questa repressione che Orwell descrive alla fine di Omaggio alla Catalogna, e che si solidificherà nell'anti-stalinismo che andrà ad informare le sue opere successive, come La Fattoria degli Animali e 1984.
Harry Milton era già stato attivo per un certo numero di anni nel movimento trotskista americano, al momento in cui arrivò in Spagna. La sua esperienza politica era quindi considerevolmente maggiore di quella di Orwell, e Milton dichiarò in seguito che aveva aiutato Orwell a capire meglio la natura dello stalinismo. Il fascicolo Milton nell'Archivio Hoover contiene anche la corrispondenza con Trotsky e con eminenti trotzkisti americani, tra cui Martin Abern. Queste lettere forniscono squarci delle scene drammatiche avvenute a Barcellona sulla scia degli avvenimenti di maggio, con Milton che descrive la repressione sovietica organizzata contro glii anarchici e il POUM, compresi i loro aderenti non-spagnoli. Scrive ad Abern il 19 maggio 1937: "Ogni straniero che non è uno stalinista è sospetto e decine e decine sono stati arrestati".
Milton, che era riuscito a sfuggire alle retate della GPU (servizi segreti sovietici) e a lasciare la Spagna, continuò a servire nell'esercito americano durante la seconda guerra mondiale e rimase attivo nel movimento trotskista. Molto tempo dopo il suo periodo di militanza, Harry Milton continuò ad essere profondamente interessato ad Orwell e gli eventi della guerra civile spagnola. Esiste una corrispondenza con il biografo di Orwell, Peter Stansky, e questa corrispondenza, insieme ad altro materiale relativo alla biografia di Orwell, si può trovare nel fascicolo Stansky nell'Archivio Hoover.
giovedì 7 gennaio 2010
Programma minimo
Vi chiediamo con insistenza di darci più frequenti e precise informazioni su quanto segue.
Quali misure avete preso al fine di poter combattere i carnefici borghesi? Sono stati creati i consigli dei lavoratori e dei dipendenti nei diversi quartieri della città? I lavoratori sono stati armati? Sono stati disarmati i borghesi? E' stato fatto uso degli stock di abbigliamento e di altri articoli per un aiuto immediato e capillare ai lavoratori, e soprattutto agli operai agricoli e ai piccoli contadini?
Sono stati confiscati fabbriche e beni, ai capitalisti a Monaco di Baviera, e le aziende agricole nei suoi dintorni? Sono stati cancellati ai piccoli contadini i debiti per mutui e affitti? Sono stati raddoppiati o, meglio, triplicati i salari dei braccianti e dei manovali? Sono stati confiscati tutti gli stock di carta e tutte le macchine da stampa in modo da consentire volantini e giornali popolari da stampare per le masse?
Sono state introdotte le sei ore giornaliere di lavoro, di cui due o tre ore da dedicare all'istruzione dell'amministrazione statale? Sono state confiscate alla borghesia di Monaco di Baviera le case in eccesso, di modo che i lavoratori possano essere immediatamente trasferiti in appartamenti confortevoli? Ci si è impossessati di tutte le banche? Sono stati presi degli ostaggi fra i ranghi della borghesia? Sono state introdotte razioni più elevate per i lavoratori che per la borghesia? Sono stati mobilitati tutti i lavoratori, per la difesa e per la propaganda ideologica nei villaggi vicini?
L'attuazione più ampia e immediata di queste e di altre simili misure, insieme con l'iniziativa dei consigli degli operai, dei braccianti agricoli e dei piccoli contadini, dovrebbe rafforzare la vostra posizione. Dev'essere riscossa una tassa di emergenza dalla borghesia, al fine di attuare un miglioramento effettivo delle condizioni degli operai, dei braccianti e dei piccoli contadini. In una sola volta ed a tutti i costi.
Con i migliori saluti e sinceri auguri di successo.
Lettera da Vladimir Lenin ai leader della Repubblica sovietica di Baviera, 27 aprile 1919
mercoledì 6 gennaio 2010
Radio Barcellona
"Non credo che vi sia altra soluzione che non sia quella dell'eliminazione del partito comunista. La CNT deve prendere il controllo di tutto. Ed avrebbe dovuto farlo fin dall'inizio."
Così parlava, dalla radio anarchica di Barcellona, nel maggio del 1937, Ethel Macdonald.
Una giovane donna scozzese vedeva chiaramente quello che andava fatto, solo dopo pochi mesi che era in Spagna. Più tardi, la sua analisi sarebbe stata condivisa da Jaime Balius - degli Amici di Durruti - che sosteneva la formazione di una giunta rivoluzionaria e l'eliminazione dei comunisti. Ma oramai era troppo tardi. A Barcellona nel luglio 1936 gli anarchici avevano il controllo completo. Solo nove mesi dopo, il non aver eliminato i comunisti aveva già reso la loro sconfitta inevitabile.
"Avremmo potuto strappare questa ortiche senza urlare troppo? Le rivoluzioni sono un'affare sporco, compagni ... ... ..."
Tutto questo è ora un film, che può essere visionato tutto su youtube (in 8 parti).
Ethel MacDonald arriva in Spagna su proposta di Andre Prudhommeaux, un anarchico francese che ha richiesto un giornalista di lingua inglese per informare il mondo sulla rivoluzione in atto in Catalogna. Con la sua scrittura e le competenze di propaganda, Ethel è stata la scelta più ovvia.
Gli anarchici di Glasgow raccolgono i fondi sufficienti per mandare Ethel e il suo compagno, Patrick Jenny, a Parigi. Ethel ricorda "Da Parigi, la generosità dei simpatizzanti'riuscì a farci arrivare fino a Perpignan. Da lì poi abbiamo camminato, fatto l'autostop, e siamo quasi morti di fame prima di arrivare a Barcellona".
A Barcellona, Ethel scrive su tutto. I progressi del fronte, le tensioni tra le fazioni, il lavoro svolto nei villaggi collettivizzati e nelle fabbriche. Vivere in una città come posta sul limite, in attesa di essere attaccati in qualsiasi momento, è ricca fonte di materiale.
Le competenze giornalistiche di Ethel vengono notate, e viene riconosciuta come la voce giusta per la stazione radio degli anarchici di Barcellona. La radio era un mezzo nuovo e convincente, allora, e stava diventando rapidamente uno strumento importante nella battaglia ideologica che aveva luogo in Spagna.
In tutto il mondo, la radio dava in diretta notizie degli epocali avvenimenti spagnoli. Le trasmissioni riuscivano a raggiungere luoghi lontani come gli Stati Uniti.
Man mano che l'insurrezione fascista guadagnava forza, crescevano anche le tensioni tra coloro che difendono la repubblica.
Le appassionate trasmissioni di Ethel chiamavano i volontari all'azione e svergognavano i governi britannico e francese, accusandoli di aiutare i fascisti di Portogallo, Italia e Germania con le loro politiche non-interventista.
La relativa pace che aveva consentito l'esperimento catalana, e che Ethel aveva trovato così affascinante, si stava avvicinando alla fine. L'attacco, nel maggio 1937, alla roccaforte l'anarchico, la centrale telefonico, non arrivò dai fascisti, ma dal governo appoggiato dai comunisti.
Nel mezzo dei combattimenti di strada, Ethel riuscì a trasmettere un ultimo dispaccio da Barcellona.
Per quattro giorni si combatté, alla fine dei quali i rivoluzionari, i più radicali, i combattenti più determinati contro il fascismo vennero arrestati dai loro alleati di un tempo. Vennero incarcerati, torturati, e in alcuni casi uccisi.
Ethel viene arrestata e, dopo alcuni giorni in carcere, le vengono imputati tre casi d'accusa:
1. E' stata trovata in possesso di denaro estero.
2. Essere una fascista, perché trovata in possesso di archivi già formalmente appartenuti ad un fascista.
3. Di associazione con i prigionieri e di aver cospirato con loro in una lingua straniera.
Una volta che era stata formalmente incriminata, Fenner Brockway, un membro di spicco del partito laburista inglese, riuscì a far cadere tutte le accuse contro di lei.
Ethel però non lasciò il paese subito dopo il suo rilascio. Sapeva che c'era ancora molto lavoro da fare, per lei, a Barcellona, aiutando i compagni anarchici a fuggire. La giornalista repubblicano si ritrovò a lavorare contro l'oppressione della Repubblica!
Nel febbraio 1939, la Gran Bretagna e la Francia riconoscono il regime di Franco, ancor prima della vittoria finale. A marzo, Hitler e Mussolini gettano le basi per il loro infame patto d'acciaio. Ed il 1° aprile, i fascisti proclamano la vittoria.
Ethel finalmente abbandona il paese dopo che la Gran Bretagna era riuscita ad organizzare una zona neutra a sud del porto.
martedì 5 gennaio 2010
La Mazurka di Marx
L'Associazione Internazionale dei Lavoratori (più tardi conosciuta come la Prima Internazionale) venne fondata nel 1864, a partire dalla sua celebre dichiarazione per cui 'l'emancipazione delle classi lavoratrici deve essere opera delle stesse classi lavoratrici, che la lotta per l'emancipazione delle classi lavoratrici non è una lotta per privilegi e monopoli di classe, ma per ottenere uguali diritti e doveri, e l'abolizione di tutte le classi'.
L'anno successivo, l'Associazione Internazionale dei Lavoratori promosse una conferenza a Londra, nel quadro della quale, il 28 settembre 1865, si tenne una serata presso il Padiglione St Martin's a Long Acre.
Secondo il programma, lo scopo era quello di 'Celebrare la fondazione dell'Associazione; accogliere i delegati continentali; e congratularsi con il popolo americano per l'abolizione della schiavitù e il trionfo della Repubblica'. Si prometteva 'Tè alle sette e mezzo. Durante il tè si esibirà la banda della Società Operaia Italiana'. Ci sarebbero stati discorsi in inglese, francese e tedesco, e canti dal coro tedesco.'
Poi ci sarebbe stato il tempo per ballare, con un ambizioso programma internazionale di stili di danza:
1. - Palermo Polka - Canti
2. - Quadrille
3. - Schottische
4. - Valse - Godfrey
5. - Lancers- Albert
6. - Mazurka
7. - Caledonians - Cootes
8. - Varsovienne - Tonatta
9. - Polka Italia - Martini
Un intervallo di 20 minuti per il rinfresco e poi
PARTE II
1. - Parisian Quadrille
2. - Schottische
3. - Lancers - Albert
4. - Valse - Godfrey
5. - Polka La Bella - Gigogine Giorgi
6. - Caledonians - Cootes
7. - Mazurka
8. - Quadrille
9. - Varsovienne e Gallop
'La sala era adeguatamente decorata con le bandiere dei vari paesi, il posto d'onore era stato assegnato alla bandiera stelle e strisce americana. La serata doveva servire ad un triplice scopo - in primo luogo, celebrare l'anniversario dell'Associazione, in secondo luogo, dare il benvenuto ai delegati continentali e, in terzo luogo, adottare un indirizzo al popolo americano, congratulandosi per l'abolizione della schiavitù.
I discorsi vennero intervallati da musica e canti dalla Banda garibaldina e Coro operaio tedesco, che regalarono la Marsigliese ed altri pezzi, con un grande effetto.
La sala venne poi liberata per la danza, cosa che diede luogo a svago e divertimento per alcune ore. Alle due, il comitato e i delegati si riunirono nella sala commissione, dove Citizen Cremer venne ringraziato da tutti i delegati per lo splendido successo della serata'.
Karl Marx era certamente presente alla conferenza.
Non so se abbia ballato per quattro ore!
lunedì 4 gennaio 2010
La valigia messicana
La "valigia messicana" consiste di tre piccole scatole di cartone. Malamente danneggiata, è arrivata presso il Centro Internazionale di Fotografia a New York, da Città del Messico, alla fine del mese di dicembre 2007. Conteneva i negativi delle foto che Robert Capa aveva scattato durante la guerra civile spagnola e che si ritenevano oramai perdute, dopo la loro scomparsa dal suo studio di Parigi, all'inizio della Seconda Guerra Mondiale.
A maggio del 2009, il Centro Internazionale di Fotografia ha annunciato il completamento della digitalizzazione dei negativi perduti, e le fotografie sono ora disponibili online.
La valigia conteneva 126 rotoli di pellicola, per un totale di 4.300 fotogrammi scattati tra maggio 1936 e marzo 1939. Circa un terzo dei rotoli sono stati attribuiti a Capa, ma 46 rotoli sono stati attribuiti a David Seymour e 32 si ritiene siano state scattate da Gerda Taro.
Ciò porta alla luce la piena copertura, da parte di Capa e Gerda Taro, degli episodi importanti come la Battaglia di Teruel, dalla fine di dicembre 1937 ai primi di gennaio 1938, e le fotografie di Capa dei campi di internamento per i rifugiati spagnoli nel sud della Francia, scattate nel marzo 1939. I rotoli attribuiti a Gerda Taro comprendono le foto fatte nei suoi ultimi giorni di riprese in Spagna, prima che venisse uccisa durante la battaglia di Brunete, nel luglio 1937. Molte delle foto di Seymour sono assolutamente inedite, ed includono immagini di vita quotidiana e sfilate nella Spagna repubblicana, così come ritratti di figure importanti, come il Presidente Manuel Azana e Federico Garcia Lorca. Rivelano anche la copertura della zona basca, che venne visitata dal fotografo nel mese di gennaio 1937.
Capa, Seymour e Taro erano immigrati ebrei, rispettivamente dall'Ungheria, dalla Polonia e dalla Germania, e lavoravano tutt'e tre a Parigi nel 1930. Nel mese di ottobre 1939, tuttavia, man mano che le forze tedesche avanzavano verso Parigi, Capa fuggì a New York. Si credette che avesse lasciato tutti i suoi negativi nello studio di Parigi. La storia dei rullini e del loro viaggio dalla Francia fino in Messico, e poi a New York, è straordinaria.
Imre "Csiki" Weiss (1911–2006), assistente di Capa a Parigi, era anche lui un emigrante ebreo ungherese. Non riuscì a fuggire da Parigi, però, e fu internato in Marocco. Venne liberato da Robert Capa, e da suo fratello Cornell Capa (il fondatore della ICP), nel 1941 e, successivamente arrivò in Messico. Nel luglio del 1975, Weiss scrisse una lettera a Cornell Capa, in cui rccontava quello che aveva fatto con i negativi, al momento dell'invasione tedesca nel 1939:
"Nel 1939, quando i tedeschi si avvicinavano a Parigi, ho messo tutti i negativi di Bob in uno zaino e sono partito in bicicletta diretto a Bordeaux per cercare di imbarcare i negativi su una nave diretta in Messico. Per la strada, ho incontrato un cileno e gli ho chiesto di portare in custodia il pacco di pellicole al suo consolato. Lui ha acconsentito."
Si sa che poi la valigia è stata data l'ambasciatore messicano per il governo di Vichy, il generale Francisco Aguilar González, nel 1941-42. Come questo si sia svolto rimane un mistero, però. Dove sono stati i negativi tra il 1939 e il 1941 e chi li ha consegnati all'ambasciatore messicano? González ha mai saputo chi era il destinatario dei negativi? E se lo era, era a conoscenza anche del loro significato?
González è morto nel 1971.
I negativi risbucano fuori solo alla fine del 1995, quando vengono trovati dal produttore cinematografico messicano Benjamin Traver. La zia di Traver era un'amica intima del generale Francisco Aguilar González e, in seguito alla morte di sua zia, Traver eredita i negativi. Nel 1995, aveva contattato il professor Jerald R. Green del Queens College di New York per chiedere consigli su come catalogare i negativi e metterli a disposizione del pubblico. Green era un amico di Cornell Capa e lo informa della lettera. Nel 2003, in preparazione delle due mostre su Capa e Taro, in programma per il 2007, il curatore capo Brian Wallis contatta Traver e gli chiede di restituire i negativi. Senza successo. E così, all'inizio del 2007, assume un curatore indipendente e regista, Trisha Ziff, che vive a Città del Messico per aiutarlo a convincere Traver. Ziff incontra Traver la prima volta nel maggio 2007. Il 19 dicembre del 2007, Ziff arriva all'International Center of Photography di New York con la valigia.
sabato 2 gennaio 2010
Affari di famiglia
Questa foto di Leon Trotsky, Diego Rivera, ed André Breton è stata scattata da Fritz Bach nel 1938. Diego Rivera aiutò Trotsky, e così entrò in conflitto con la principale corrente comunista in Messico; chiese al presidente messicano Cardenas di concedere l'asilo politico a Trotsky. Il russo e la moglie Natalia vissero con Rivera e la moglie di questi, Frida Kahlo, per due anni.
Breton, membro del Partito Comunista Francese dal 1927 al 1935, aveva già lavorato con Trotsky per creare la Federazione internazionale di Arte Rivoluzionaria e Indipendente, si trovava in Messico in visita da Parigi. Questo è il famoso viaggio in cui Frida Kahlo venne 'scoperta' da Breton.
Su invito di Breton, Kahlo sarebbe andata in Francia l'anno successivo ed avrebbe tenuto una mostra dei suoi quadri a Parigi (Il Louvre acquisterà uno dei suoi dipinti, "La Cornice", la prima opera di un artista messicano del XX secolo ad essere acquistata da un museo internazionale). Tuttavia, Breton non si cura molto di Kahlo e non si prende nemmeno la briga di accogliere Frida, che non parla una parola di francese, alla dogana; ma lo fa sua moglie, Jacqueline Lamba. Lamba e Kahlo erano amiche intime e si dice che avessero avuto una relazione.
Simpatizzanti comunisti attivi, Kahlo e Rivera si legano di amicizia con Leon Trotsky, mentre questi cerca rifugio politico e protezione da Joseph Stalin. Inizialmente, Trotsky vive con Rivera e poi a casa Kahlo, dove ha una breve relazione con la Kahlo stessa. "Piccola capra", lei lo chiama e gli dedica un suo auto-ritratto ( "Tra le tende") come un regalo di compleanno. Tuttavia, Kahlo presto si stanca di lui (da allora in poi, lei lo avrebbe chiamato "Il vecchio") e della moglie sospettosa di Trotsky, Natalia. Trotsky e Natalia si trasferiscono in un'altra casa di Coyoacán. Dopo l'assassinio di Trotsky nel 1940 per mano di un agente stalinista, Kahlo viene interrogata dalla polizia per il suo presunto coinvolgimento nell'omicidio. Aveva conosciuto l'assassino, Ramon Mercader, a Parigi e lo aveva invitato nel rifugio di Trotsky a Coyoacán.
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