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giovedì 18 giugno 2009
tragedia e calunnie
Nel Protagora, l'unico dialogo di Platone direttamente rivolto contro i sofisti, nessun tema del pensiero sofistico viene affrontato, in nessun momento del dialogo. In ciò, Platone è un calunniatore di genio! Ha trasferito sui pensatori che voleva eliminare ( e che in larga misura è riuscito ad eliminare materialmente, poiché quasi nessun testo dei sofisti è sopravvissuto ai suoi attacchi) il vizio proprio della sua filosofia: la "sofistica".
Platone non soltanto inventa la nozione peggiorativa di sofista, ma crea anche, con la sua filosofia, il vizio "sofistico" che attribuirà ai suoi nemici. Resta il fatto che Platone, dei sofisti, teme la concezione tragica della natura dell'uomo e dell'esercizio del pensiero.
In tal senso, ciò che rimprovera ai sofisti assomiglia alquanto a ciò che, in altri tempi, Rosseau rimprovererà ai grandi classici del diciassettesimo secolo francese: scrittori poco raccomandabili (Moliére, La Fontaine, ecc.), che si fanno beffe della "verità", indifferenti alle disgrazie altrui, senza moralità, mossi nell'esercizio del loro mestiere da due soli impulsi: il denaro e i piaceri.
Nell'attacco c'è la medesima dissimulazione: invece di dichiarare il vero disaccordo, si preferisce dire, ingegnosamente, qualsiasi altra cosa.
Platone rimprovera ai sofisti non di essere scettici, atei, materialisti, ma di essere cupidi e vanitosi: nello stesso modo per cui Rousseau rimprovera a Moliére e a La Fontaine, non la visione tragica, bensì "l'immoralità".
- Clément Rosset -
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