martedì 20 maggio 2008

Storie del Signor Keuner / 2



Ricordo come, da bambino, ogni qual volta mia madre mi raccontava un qualche episodio a lei accaduto, ambientato durante gli anni della seconda guerra mondiale, non mancasse di ribadire un concetto che era a me ormai noto, come conseguenza di quella sua esperienza.
"Io, i tedeschi li odio!"
Mi è tornato in mente, quando rileggendo le "Storie del signor Keuner" di Bertolt Brecht, sono incappato nella seguente "storia".

Amor patrio, l'odio per la patria altrui

Il signor Keuner non riteneva necessario vivere in un paese determinato. E diceva: - Posso patire la fame dovunque -. Un giorno che girava per una città occupata dal nemico del paese in cui viveva, gli venne però incontro un ufficiale nemico e lo costrinse a scendere dal marciapiede. Scendendo, il signor Keuner s'accorse di essere indignato non solo contro quell'uomo, ma particolarmente contro il paese al quale quell'uomo apparteneva, al punto da desiderare che fosse cancellato dalla faccia della terra. - Come mai, - domandò il signor Keuner, - in quel minuto sono diventato nazionalista? Proprio perché ho incontrato un nazionalista. Ed è per questo che bisogna estirpare l'imbecillità, giacché essa rende imbecille chi la incontra.
L'amor patrio, disse il signor Keuner, è, come ogni amore, un fardello volontario ed è quindi tutt'al più un fastidio per l'oggetto amato. Diversamente stanno le cose per l'amor patrio che si presenta come odio nei confronti di altre patrie. Esso è un fastidio per tutti.

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