mercoledì 30 maggio 2007

Raccontare Storie



Raccontare storie.
E' il titolo di una bella "graphic novel" di Warren Ellis, protagonista quel John Costantine dai cui fumetti è stato tratto anche un film. "Costantine", per l'appunto.
Raccontare storie. Ho sempre ritenuto che tutte le fortune, e tutte le sfortune, della razza umana abbiano avuto origine dal desiderio e dal piacere di raccontare storie. E di sentirle raccontare.
E' cominciata così. Erano bei tempi.Intorno al fuoco,dopo la caccia, e qualcuno cominciava a raccontare una storia. Vera o presunta. Tempo per confezionarne ce n'era, e di molto. Sembra che, per far girare l'economia, all'epoca, bastasse cacciare solo un paio di giorni la settimana. Così c'era tempo. Tempo per inventare, costruire e mettere a punto quel linguaggio che doveva servire a poter raccontare storie. Tempo per poterle imparare a memoria, in modo da poterle ri-raccontare. E far circolare, così, il linguaggio. E le storie!
Nient'altro. Di editori, e diritti d'autore nemmeno l'ombra, ai tempi. E neppure case discografiche. Del resto, anche di canzoni, libri e film non se ne parlava. E tantomeno c'era Internet! Ma sono convinto che le storie venissero raccontate arricchendole di una sorta di colonna sonora ed effetti audio, al fine di sottolinearne i passaggi salienti.
Ne abbiamo fatto tanta di strada, da allora. Forse. Adesso abbiamo cinema, letteratura e "canzone d'autore" per soddisfare la nostra bramosia di storie. E anche Internet, certo.
Non nascondo affatto che il mio interesse principale è rivolto alle storie. Scritte, cantate, proiettate. Consulto riviste e siti internet, al fine di poter scegliere quelle storie che ritengo possano interessarmi. E, ogni tanto, quando capita, mi punge vaghezza anche di raccontarla, una storia. Quando ritengo, a torto o a ragione, che ne possa valere la pena. Per me, piùcchealtro. Non per chi, eventualmente, legge!
Questa è una storia che, temporalmente, si colloca nell'agosto del 2005. Ma che importa!


Non è il mese peggiore agosto, per passare in ufficio poco più di sette ore al giorno, cinque giorni la settimana. L'ho scoperto da qualche anno a questa parte. Il tempo scorre veloce nello stabile di cui sono ospite da ventisette anni, quando la più parte dei rompicoglioni è altrove. Ferie. Nel mare oleoso della Versilia o da qualche parte in montagna. Pochi problemi alla rete locale, pochi computer accesi. E anche oggi, venerdì 5 agosto, la giornata è quasi finita. Sono le 13 e 15 quando il custode mi fa squillare il telefono per invitarmi ad un piatto di spaghetti. La moglie ungherese è a Budapest e in compagnia si mangia meglio. Il tempo di fare quattro chiacchere, raccontarsi qualche storia ed è già ora di timbrare il cartellino. La cronaca parla del cosiddetto atto di vandalismo ai danni del biancone. Quell'orrore scolpito dall'Ammannati, allievo di Michelangelo, il quale vista l'opera si rivolse al discepolo con le seguenti parole: " o ammannato, ammannato, che bel pezzo di marmo t'ha rovinato!!". Ma sui giornali la statua è assurta alla dignità di capolavoro, mentre è stata messa in atto una campagna volta ad ottenere una condanna ad "almeno" tre anni di galera per il povero cuoco empolese che ha messo inopinatamente il piede sul polso del nettuno in piazza Signoria. Campagne estive, fra opere d'arte e blocchi dei traghetti per il campionato di calcio! Chiacchere estive. Poi, quando ci alziamo per il caffè, si è quasi fatta l'ora, per me, di uscire all'aria aperta. Ma notiamo uno strano capannello fuori dalle porte, sulla strada. Non è il solito rito del fumo (alla faccia del ex-ministro Sirchia!). Sembra, invece, che ci sia il solito scocciatore che vuole fare il codice fiscale quando l'ufficio è chiuso. Qualcuno brontola, rientrando, a proposito del fatto che c'è uno che parlerebbe solo tedesco e non capisce un cazzo. Faccio per dirigermi verso il distributore di caffé, quando qualcuno mi chiama dicendo "tu lo parli l'inglese, vero?". Il mio inglese parlato è, usando di un eufemismo, terribile. Ma è senz'altro migliore di quello di Gino che sta in qualche modo interloquendo con una persona sui settant'anni dall'aria evidentemente confusa. Non è tedesco, è americano. E uno strano senso di sgomento mi assale quando mi rendo conto che le parole che mormora, ripetendole, dicono "i'm lost". Mi sono perduto. La fantasia galoppa, in certi casi. Qualcuno del "pubblico" si butta a pesce sul caso dello smemorato. Un americano che ha perso la memoria e che si aggira per Firenze, fra Hitchcock e Wollrich? Niente di tutto questo! L'uomo è in evidente stato confusionale ma qualcosa comincia a trapelare. Com'è arrivato qui? Ship. Una nave? A Firenze? No. By bus. E l'autobus riparte alle cinque. Sì, ma per dove? Hai amici, famiglia. No, è solo. D'accordo, stai calmo ora. Calmati che tutto s'aggiusta. Lo invito a entrare e lo faccio mettere a sedere. Vuoi bere qualcosa. Una fanta!!??!! D'accordo, bevi la fanta e parliamo con calma. Si chiama Redmond Largay, di Phoenix, Arizona. E' in crociera sulla "Crystal Serenity" che viaggia da Barcellona a Senezia, passando per Santorini e dalla Croazia. Pure! La nave è arrivata stamattina a Livorno, e lui, insieme ad altri trenta passeggeri, ha preso un autobus per fare un giro a Firenze. Ha visto Michelangelo (suppongo il davide, al museo dell'accademia), poi ha perso il gruppo. Il bus riparte alle cinque per Livorno, insieme al gruppo che ha perso. E la nave riparte stanotte, alle 11, per Civitavecchia! Ha girato, ha ri-girato e, disperato, è finito in un ufficio dell'agenzia delle entrate. Dimmi tu! A questo punto ci sono due possibilità, dopo aver messo in moto la "squadra di salvataggio": o metterlo su un treno per livorno, o ritrovare autobus e gruppo e farlo venire a prendere. Intanto si è tranquillizzato ed ha cominciato ad uscire dal suo stato confusionale. 112 e 113 glissano. Ci invitano a telefonare al 118. Inutile fare loro notare che la persona sta bene e deve solo ritrovare il suo gruppo. Niente da fare. Tremo al pensiero che sono le stesse persone che, alla stazione di Firenze, hanno fatto brillare una valigia che era stata rubata, senza nemmeno curarsi di sentire i loro colleghi se avessero ricevuto una denuncia per furto. Meglio fare da soli. Marcella è un ottima "telefonista", estroversa e spigliata al punto giusto. E' lei che cura i collegamenti. Prima telefona alla capitaneria del porto di livorno per sincerarsi dell'esistenza e sull'orario della partenza della "crystal serenity" (cazzo! sembra il nome di un'agenzia di pompe funebri!!!) e si fa dare un numero di telefono per risalire all'accompagnatore del tour. Il numero è romano ed è dell'agenzia che cura in italia crociere e tour per la compagnia di navigazione sulla cui nave viaggia il nostro amico Red che nel frattempo si è rilassato. Gino non sa una parola di inglese ma è un pazzo scatenato, amico di infanzia di Alessandro Benvenuti, a Pontassieve, ed avere a che fare con lui è come stare in un film con Alberto Sordi. Per un'ora, un'ora e mezzo si può sopravvivere! La signora dell'agenzia è abbastanza efficiente, e dopo dieci minuti ci ritelefona dicendo che è riuscita ad identificare il tour e ci comunica che di lì a poco verremo contattati da certo De Paolis, l'accompagnatore. "Five minutes, Red. Just five minutes. Ok?" Red sorride e da quasi l'impressione che ci rimarrebbe anche volentieri in questo posto. Chissà! Alla fine, De Paolis telefona. Chiede dove deve venire. Arriva con un taxi. Ci ringrazia e viene a portar via Red. Qualcuno gli dice che lo abbiamo fatto volentieri, per Red. E' dolce. E' anziano, Lui ci dice che forse è il più giovane ed io riconsidero quel nome. Crystal Serenity. Che pezzi di merda!!! Il nostro amico americano va via. Ci saluta, gli occhi traboccanti di gratitudine, fino a lasciarsi scappare qualche lacrima. Marcella non si risparmia una considerazione su Bush, mentre lo saluta. Io gli stringo la mano e gli auguro "good luck". Ecco. Questa è la storia. L'ho raccontata. E così ho potuto scrivere il suo nome. Redmond Largay di Phoenix, Arizona. Buona fortuna. Non ci rivredemo mai più. Ma, insieme, abbiamo imparato che non servono poliziotti né carabinieri, come non servono carceri. Servono solo esseri umani. Sperduti e ritrovati. Un'ora di utopia. Brechtiana. Dove nessuno ci rimette. Tutti ci guadagnano. Buona fortuna a tutti noi.

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