sabato 25 giugno 2016

Ieri in Inghilterra, domani in Spagna

podemos elezioni

Il modello politico di Podemos

Il fenomeno della "Nuit Debout", con le sue occupazioni di piazze, rilancia l'idea di un Podemos alla francese. Grazie al successo avuto alle elezioni municipali e legislative, nel 2015 in Spagna, è diventata la forza politica in ascesa. Podemos emerge il 17 gennaio 2014 per iniziativa di un gruppo di universitari di estrema sinistra, i quali si appoggiano al movimento del 15M, esploso nel 2011, e pretendono di "trasformare l'indignazione in cambiamento politico". Podemos smette di essere soltanto un gruppuscolo della sinistra radicale per diventare la terza forza elettorale in Spagna.

Nel suo libro "Podemos, dall'indignazione alle elezioni", la sociologa Héloise Nez propone la sua analisi. Questo fenomeno politico rimanda alla specificità del contesto spagnolo ed alle conseguenze della crisi economica e della corruzione della classe politica. Allo stesso tempo, Podemos si inscrive nella continuità di un movimento sociale. Ma, come avviene in tutti i partiti, sorgono dei problemi: strutturazione interna, leadership, comunicazione, finanziamento. Podemos pretende di rispondere in maniera differente a tali problemi ed intende proporre un'alternativa alle politiche di austerità in Europa. Abbandona il folklore, il vocabolario e i simboli tradizionali della sinistra. Il suo discorso non si basa sulla distinzione fra sinistra e destra, ma sull'opposizione fra "quello che stanno in alto" e "quelli in basso". Questo partito non si rivolge unicamente alle classi popolari ma vuole essere un fattore di unificazione. Allo stesso tempo, Podemos porta alla luce del sole anche i problemi che attraversano le lotte sociali come quelli espressi dalla burocratizzazione del 15M.
"In particolare, mi sono interessata alle tensioni che hanno attraversato il movimento e che riguardano il rapporto con la politica, la tensione fra una volontà di inscriversi nel sistema esistente ed il rifiuto a farsi coinvolgere nella politica istituzionale", analizza Héloise Nez.

Le origini di Podemos
Se Podemos presenta una base sociale diversificata, il suo gruppo dirigenziale rivela un profilo molto omogeneo. Sono tutti degli intellettuali che hanno fatto esperienza politica con l'estrema sinistra. Il loro manifesto "Mover Ficha" (Muovere le Pedine) viene pubblicato il 14 gennaio 2014. Le elezioni europee del maggio 2014 gli permettono una prima vittoria elettorale ed una rapida ascesa. All'origine di Podemos ci sono due gruppi. Dei professori in scienza politiche dell'Università Complutense di Madrid si associano con dei militanti del gruppuscolo "Sinistra anticapitalista". Questi universitari fanno parte della piccola borghesia intellettuale, ma rimangono precari e marginalizzati in seno all'Università. Soprattutto, questi intellettuali sono dei militanti che partecipano ai movimenti sociali. Sono anche passati per dei partiti e dei sindacati, e se ne sono allontanati delusi. L'ondata antiglobalizzazione ed i movimenti studenteschi hanno forgiato la loro socializzazione politica. Però non partecipano attivamente al movimento 15M, bensì lo vivono come ispiratori o come spettatori coinvolti.
Questi universitari condividono alcuni riferimenti politici comuni, come Machiavelli e Gramsci, e perfezionano la loro capacità comunicativa per mezzo de "la Tuerka", un canale televisivo che trasmette attraverso Internet. Imparano a fare un discorso chiaro e sintetico.
L'atro gruppo fondatore di Podemos comprende i militanti di Sinistra anticapitalista, un partito che appare vicino al Nuovo Partito Anticapitalista (NPA) in Francia. Questi militanti partecipano al movimento del 15M e si associano con gli universitari per creare un nuovo partito, ma sono evidentemente gli intellettuali che monopolizzano tutte le posizioni di potere.

I dirigenti di Podemos fanno riferimento ai governi di sinistra in America Latina, come quelli del Venezuela o della Bolivia. Quel continente ha conosciuto una crisi economica negli anni 1990 e 2000, ed i piani di austerità imposti dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale hanno portato alcuni Stati alla rovina. Il contesto sembra quindi simile a quello che è attualmente prevalente in Europa. Soprattutto in alcuni paesi, dei leader della sinistra hanno vinto le elezioni ed hanno dato inizio ad una "rivoluzione bolivariana", con aiuti sociali clientelisti e con la personalizzazione del potere. Ponendosi contro le tesi anti-globalizzazione spacciate da John Holloway, il quale vuole "cambiare il mondo senza prendere il potere", i dirigenti di Podemos insistono sulla presa del potere statale.

In Spagna, la crisi economica appare particolarmente violenta. La bolla immobiliare è esplosa, il settore delle costruzioni è crollato, gli sfratti si moltiplicano e la disoccupazione continua ad aumentare, andando a toccare, in particolare, i giovani laureati. Il movimento del 15M appare come una rivolta contro questa situazione. Le manifestazioni si trasformano nell'occupazione di luoghi pubblici. Gradualmente, in tutti i quartieri si diffondono le assemblee e lo spazio deliberativo si impone sul microcosmo della militanza. "Le assemblee riuniscono in questo modo una grande varietà di individui che non hanno necessariamente una precedente esperienza di mobilitazione, ma che prendono coscienza della loro capacità di azione collettiva attraverso la condivisione dei loro problemi e frustrazioni della vita quotidiana", osserva Héloise Nez. L'orizzontalità ed il consenso devono impedire la concentrazione del potere. Podemos si presenta come la traduzione elettorale di questo movimento sociale.

Podemos

Da movimento sociale a partito politico
Il 15M si oppone alla classe politica ed al sistema democratico. La rappresentazione e la monopolizzazione del potere vengono fortemente attaccate. Tuttavia, Podemos si appoggia a quest'esperienza per creare un partito con un capo carismatico. Ma il movimento del 15M si divide in due correnti: una parte vuole riformare il sistema elettorale e le istituzioni, ma una corrente piuttosto libertaria si appoggia alle lotte sociali, soprattutto quelle contro gli sfratti, alimentando il movimento degli squat e dei centri sociali.
"L'obiettivo è quello di rivendicare il diritto all'alloggio, ma anche quello di forgiare una contro-cultura, iscrivendosi in una tradizione politica autonoma", precisa Héloise Nez.
Al contrario, Podemos insiste sulla necessità del cambiamento istituzionale e riesce ad attirare numerosi militanti e simpatizzanti del 15M. La lotta collettiva e le assemblee accelerano la politicizzazione. Degli anonimi si esprimono davanti ad una considerevole popolazione, degli sconosciuti si incontrano e decidono collettivamente. I problemi non vengono più percepiti come individuali, ma come conseguenze di un sistema politico e sociale. Un'emancipazione individuale e collettivo pone la questione della trasformazione della società nel suo insieme.

Il discorso di Podemos riprende quello del 15M, ma la strategia politica è differente. Il movimento del 15M attacca la delega di potere, mentre Podemos valorizza la struttura partitica con un leader forte. In seguito, il cambiamento non passa più per le lotte sociali, ma attraverso le istituzioni. Ma Podemos si appoggia all'esperienza delle assemblee, si organizzano dei circoli su base territoriale o per settore professionale, in maniera spontanea senza la pianificazione del partito. Di converso, le riunioni sono sempre più regolamentate, il processo decisionale non si basa più sul consenso, ma sul voto; cosa che favorisce acquisizioni e manipolazioni.

A Parla (Madrid), i circoli Podemos appaiono essere più "anziani" e più "maschili" delle assemblee del 15M. Inoltre, i militanti si caratterizzano per mezzo di una significativa diversità sociale. I giovani disoccupati sono presenti, ma si trovano fianco a fianco con delle persone che hanno un impiego qualificato (architetti, informatici, psicologhi). Ci sono persone che militano da tempo, mentre altri si sono impegnati solo a partire dal 15M. Ma alcuni scoprono la politica con Podemos. La maggior parte dei militanti ritiene che le manifestazioni non servano a niente. Per loro, soltanto un passaggio attraverso le istituzioni può permettere un cambiamento politico.
"E poi c'è un numero ancora più piccolo, una minoranza di cui faccio parte, che ritiene che il successo del 15M non consiste nel divenire un partito politico, bensì nel contestare la logica della rappresentanza politica", dichiara Fernando.
Questa minoranza libertaria privilegia le lotte sociali ed i cambiamenti concreti, anziché le elezioni ed i posti di potere.

Un rinnovamento politico relativo
Podemos propone un nuovo discorso, il divario non è più fra la destra e la sinistra, ma fra l'alto ed il basso. Il 99% si oppone all'1% che costituisce le élite. Questa formula appare riduttiva, essa occulta le ineguaglianze, soprattutto quelle che attengono alle classi sociali, ma il rifiuto dell'etichetta di sinistra permette di rispolverare il vecchio militantismo. Per uscire dal microcosmo minoritario, vengono abbandonati il folklore ed i simboli della sinistra. Pablo Iglesias cerca di prendere le distanze dal "tipico militante di sinistra, triste, noioso, amaro".

Podemos vuole arrivare a vincere le elezioni per conquistare tutto il potere. Per questo, rifiuta il linguaggio sinistro e negativo della sconfitta e veicola un messaggio di speranza a partire da un discorso semplice: democrazia, sovranità e diritti sociali vengono martellati come concetti chiave. Ma il programma di Podemos appare simile a quello della socialdemocrazia tradizionale: lo Stato deve regolare l'economia capitalista per mezzo dei diritti sociali. Nondimeno, Podemos vuole ascoltare anche le proposte dei movimenti e delle associazioni, anche se i dirigenti del partito, in cerca di credibilità, si sottomettono alla classica logica del governo. Il programma viene elaborato dagli esperti, e non proviene più dalle discussioni e dalle delibere dei cittadini.

Podemos si basa sulla leadership e sulla personalizzazione politica. Il viso di Pablo Iglesias è stampato anche sulla scheda elettorale. Questo giovane intellettuale dal look banale, che fa discorsi semplici e che ama Games of Thrones incarna il suo partito. Soprattutto, in seguito alle sue frequenti apparizioni televisive, è diventato una figura mediatica. In seguito a questo, Podemos ha perfezionato la sua comunicazione attraverso un significativo utilizzo dei nuovi media.

Podemos è assai simile ad un partito classico, i suoi dirigenti impongono un'organizzazione gerarchizzata per vincere le elezioni, a detrimento di una presenza territoriale che possa permettere di costruire una forza politica a lungo termine. Il consiglio cittadino, una struttura rigida e verticale, si impone sui circoli. La partecipazione dei militanti di base continua ad essere sempre più affossata.
"Si assiste così ad una delega del potere, da parte dei militanti, agli eletti del consiglio cittadino, che corrisponde ad un classico processo di concentrazione di potere in seno ad un'organizzazione politica", analizza Héloise Nez.

Podemos viene spesso presentata come un partito di non-professionisti, che consente a chiunque di fare politica, però i suoi dirigenti insistono su una dimensione elitaria che distribuisce posti di potere secondo le competenze universitarie e militanti. Podemos si rinchiude nel quadro della democrazia rappresentativa, la quale si basa sull'elezione di una classe dirigente.

podemos syriza

Il vicolo cieco Podemos
Héloise Nez propone un'analisi pertinente del fenomeno Podemos. Il suo libro la fa finita col racconto dei dirigenti di partito che rifiutano la minima critica. Soprattutto, Héloise Nez conosce bene la situazione spagnola e spinge la sua ricerca fino alle radici del 15M. Podemos viene ben descritta in quanto emanazione di un movimento sociale.
Tuttavia, la novità di Podemos va ridimensionata. I suoi dirigenti non fanno altro che scaldare la vecchia minestra marxista-leninista, separano il sociale dal politico. La lotta concreta viene confinata nei limiti di una mera contestazione che ha bisogno perciò di uno sbocco politico sotto forma elettorale ed istituzionale. Peggio ancora, i dirigenti di Podemos fanno dell'ironia intorno alle manifestazioni che non servono a niente.
La loro strategia politica è soltanto quella di una socialdemocrazia decomposta e camuffata per mezzo di un marketing digitale. In realtà, Podemos non propone alcuna nuova idea, quel che cambia è soltanto la comunicazione. Si tratta sempre dell'eterno programma della sinistra del capitale che si trascina almeno dagli anni 1980; un semplice ritorno ai gloriosi Trenta senza alcuna reale trasformazione della vita quotidiana. Un'amministrazione dello sfruttamento capitalista al fine di cercare di renderlo un po' più umano. Podemos, come Syriza in Grecia, una volta arrivata al potere, può solo accontentarsi di gestire una politica di austerità. E' il triste destino storico della socialdemocrazia.
Inoltre, Podemos mostra la deriva dei movimenti sociale verso una burocratizzazione. Mentre le assemblee sociali del 15M permettevano a chiunque di prendere la parola e partecipare al processo decisionale, Podemos invece permette la confisca del potere da parte di un pugno di burocrati. Anche senza cravatta, la maschera di Podemos riesce a malapena a camuffare il viso odioso della vecchia classe politica, arrivista e disposta a tutto pur di prendere il potere.

Podemos non è affatto una nuova speranza, ma è diventato il becchino delle lotte sociali. Il ribollire contestatario del 15M rivela alcuni limiti, la lotta sembra essersi ben stabilita nei quartieri e per quanto riguarda il problema della casa, invece la rivolta non investe in alcun modo le imprese, il luogo di lavoro, per attaccare la precarietà e lo sfruttamento. Quel che manca al 15M non è uno sbocco elettorale, ma una generalizzazione della rivolta.
Ma quel che soprattutto rivela il successo di Podemos sono le contraddizioni del 15M, che finiscono per essere le stesse contraddizioni di tutti i movimenti sociali. Una tendenza riformista ritiene che le lotte debbano servire da pungolo per il potere, per riformare le istituzioni e cambiare le leggi. Un'altra corrente ritiene invece che i cambiamenti concreti della vita quotidiana rimangono essenziali, ma la lotta sociale deve diventare di per sé politica. Le assemblee non devono accontentarsi di fare delle proposte al potere, ma devono spazzar via la classe dirigente
Questa divisione politica rimanda ad una divisione di classe: Podemos si divide fra una piccola borghesia intellettuale divorata dall'ambizione e delle classi popolari che devono lottare per sopravvivere.
La piccola borghesia ambisce a rimpiazzare la borghesia alla testa dello Stato, mentre le classi popolari devono difendere i loro interessi nella prospettiva di un'abolizione della società di classe.

fonte: Zones subversives Chroniques critiques

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